Luigi Di Maio annuncia il primo provvedimento che adotterà da ministro del lavoro allo scopo di restituire dignità ai cittadini italiani. Vediamo cos'è e in cosa consiste il decreto dignità in arrivo

di Lucia Izzo - Sarà il primo decreto che Luigi di Maio adotterà in qualità di ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e il nome scelto per identificarlo appare già da ora particolarmente evocativo: si chiamerà decreto dignità e, secondo il neo ministro, segnerà la fine dell'adozione dei provvedimenti che, con la scusa dell'urgenza, sono stati fatti "per tutto e per il contrario di tutto".

Decreto dignità: cos'è

L'annuncio è stato fatto giovedì 14 giugno 2018 dal ministro in occasione di un'intervista radiofonica e in seguito ribadito attraverso un post su Facebook. La dignità dei cittadini, promette Di Maio, dovrà tornare al primo posto e il Governo dovrà mettere al centro i cittadini e l'esclusivo interesse degli italiani.


Il leader pentastellato ha sottolineato come i decreti degli ultimi siano fondamentalmente serviti "per fare gli interessi dei partiti o dei loro amici", citando in particolare "i decreti banche che hanno salvato delle posizioni di rendita e hanno massacrato i risparmiatori". Tuttavia, assicura, "il tempo in cui lo stato si comportava in questo modo è finito".

Decreto dignità: i punti fondamentali

Sarà dunque il provvedimento annunciato, secondo le intenzioni del ministro, a restituire dignità ad alcune categorie del Paese che sono in seria difficoltà e, a tale scopo, saranno quattro i punti fondamentali, anticipati da Di Maio stesso, di cui si occuperà il decreto dignità per riportare il cittadino al centro.

Addio Spesometro e Redditometro

In primis, quello che il ministro preannuncia come un importante segnale di avvicinamento tra Stato e imprese, ovvero l'eliminazione di spesometro, redditometro e studi di settore, affinché siano abbandonate "scartoffie inutili" e strumenti "che stanno rendendo un inferno la vita degli onesti e non stanno perseguendo i disonesti".

No incentivi per chi delocalizza all'estero

Il decreto inoltre, si rivolge in particolare alle multinazionali laddove, come secondo punto, mira a disincentivare le delocalizzazioni destinando fondi pubblici solo a chi non andrà all'estero: lo scopo è quello di creare lavoro stabile, nonché "ben retribuito e tutelato" per i lavoratori italiani.

Stop precarietà lavoro

Terzo punto è la lotta alla precarietà e, in particolare, al Jobs Act che, secondo il ministro "è andato nella direzione dell'eliminazione di diritti e tutele".

Lotta alla ludopatia

Infine, si punta a combattere la ludopatia attraverso il divieto di pubblicizzare il gioco d'azzardo, così come è avvenuto per le sigarette, posto che "entrambi nuocciono gravemente alla salute dei cittadini".

Reddito cittadinanza

Nel provvedimento c'è spazio anche per un accenno al reddito di cittadinanza: nella legge di Bilancio di quest'anno, anticipa il ministro, "si dovrà avviare il fondo per il reddito di cittadinanza in modo da renderlo operativo il prima possibile. Non è possibile che ci sia gente che non riesce a campare mentre c'è chi percepisce pensioni d'oro e vitalizi", scrive il leader del Movimento 5 Stelle.

Tutele per i giovani

Inoltre, Di Maio ha promesso che il decreto offrirà "tutele per i giovani del lavoro 4.0, che non hanno un contratto, né uno status giuridico, che non hanno una tutela assicurativa e hanno seri problemi di precarietà e sicurezza".

Tutele per i rider

Il Ministro fa riferimento espresso alla figura dei c.d. "rider" e ritiene che il provvedimento in arrivo "contribuirà a migliorare la vita degli italiani. Non voglio celebrarlo come svolta storica ma sui rider credo diventeremo tra i Paesi più avanzati al mondo".


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