Il Tribunale di Napoli segue la Corte Ue: i Giudici di Pace sono "lavoratori" secondo il diritto comunitario con diritto a trattamento analogo ai togati. Coordinamento Magistratura Gdp: "Sentenza storica"

Trattamento economico e normativo giudici di pace

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Rientrano nella nozione di "lavoratore" secondo il diritto eurounitario coloro che svolgono le funzioni di Giudice di Pace. Pertanto, va loro riconosciuto il diritto a un trattamento economico e normativo equivalente a quello assicurato ai lavoratori comparabili che svolgono funzioni analoghe alle dipendenze del Ministero della Giustizia.

È quanto deciso dal Tribunale di Napoli, sezione Lavoro (giudice Giovanna Picciotti) in una pronuncia del 26 novembre 2020 (sotto allegata) che ha accolto le istanze dei Giudici di Pace ricorrenti e condannato il Ministero della Giustizia al pagamento delle conseguenti differenze retributive.

Il Tribunale partenopeo, inoltre, ha dichiarato "abusiva" la reiterazione del termine apposto ai singoli incarichi e, per l'effetto, ha condannato il Ministero convenuto al risarcimento del danno in favore di ciascun ricorrente, nella misura pari a cinque mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto spettante.

Coordinamento Magistratura Gdp: "Sentenza storica"

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Una pronuncia che, in un comunicato stampa (sotto allegato), la Presidenza Coordinamento Magistratura Giustizia di Pace non ha timore di definire "storica": la sentenza ha infatti accolto le ragioni esposte dai magistrati ricorrenti, tra cui la stessa presidente dell'associazione, patrocinati dal Prof. Giorgio Fontana, ordinario di diritto del Lavoro, che li ha rappresentati congiuntamente agli altri avvocati componenti del collegio difensivo.

CGUE: i diritti dei Giudici di Pace

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Si tratta della prima sentenza di un Tribunale nazionale che, nel solco della recente pronuncia della Corte di Giustizia, ha riconosciuto i diritti di una categoria che, in Nome del Popolo Italiano, amministra circa il 60% del contenzioso nazionale.

La CGUE, pronunciandosi il 16 luglio 2020 nella causa C-658/18, ha fornito chiarimenti importanti in relazione allo sullo status lavorativo dei Giudici di Pace italiani e sulle condizioni in presenza delle quali tali magistrati onorari devono essere equiparati ai giudici c.d. togati (con particolare riferimento al godimento delle ferie annuali retribuite).

Nel dettaglio, per la Corte il Giudice di Pace italiano può rientrare nella nozione di lavoratore ai sensi dell'articolo 7, paragrafo 1, della direttiva 2003/88/CE e dell'articolo 31, paragrafo 2, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, e in quella di lavoratore a tempo determinato contenuta nella clausola 2, punto 1, dell'accordo quadro, qualora il giudice nazionale accerti che le sue prestazioni siano reali, effettive e remunerate. Ancora, la Corte ha precisato che i Giudici di Pace italiani hanno diritto alle ferie retribuite nell'ipotesi in cui si trovino in una situazione comparabile a quella di un magistrato ordinario.

Trattamento economico e normativo analogo ai togati

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Il Tribunale di Napoli ha dunque riconosciuto il diritto degli istanti a ricevere trattamento economico e normativo analogo alla magistratura professionale ovvero di coloro che svolgono "funzioni analoghe alle dipendenze del Ministero" della Giustizia, atteso che per le funzioni di giudice di Pace svolte, i ricorrenti rientrano "nella nozione di lavoratore secondo il diritto comunitario".


Nel comunicato che ha fatto seguito alla pronuncia partenopea, a firma della Presidente Dott.ssa Olga Rossella Barone, il Coordinamento Magistratura Giustizia di Pace preannuncia "una valanga di azioni giudiziarie che, a fronte anche dell'inevitabile apertura dell'infrazione europea con condanna per l'Italia ad ingenti somme sanzionatorie, devono indurre questo esecutivo, per il bene del Paese, a predisporre nell'imminente DPCM, o con un decreto d'urgenza, la previsione normativa che, al pari di quanto è già successo in altri settori, regolarizzi la categoria, nel rispetto dei principi costituzionali e in ottemperanza ai criteri dettati dalla Corte di Giustizia e dalle pronunce dei Tribunali italiani".

Regolarizzare i Giudici di Pace

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Intanto, continua il botta e risposta tra l'associazione e il Guardasigilli Alfonso Bonafede, anche alla luce dei tentativi di modifiche apportate anche con il d.d.l. depositato in Commissione.

In una nota (sotto allegata) che fa seguito alla risposta n. 4-07096 a interrogazione parlamentare del Ministro, vengono evidenziati numerosi punti critici, ma, in generale, ciò che si ribadisce è come le categorie siano interessate ad ottenere una "regolarizzazione delle funzioni espletate finora e che, risulta accertato, hanno violato le direttive in tema di lavoro".

Nel documento, inoltre, non mancano osservazioni articolate anche in merito al concorso e alle assunzioni dei Giudici di Pace, nonché alle linee guida per il Recovery Fund, di cui si evidenzia la violazione. In particolare, si legge nel documento, "una soluzione per la destinazione dei fondi del Recovery Fund potrebbe, peraltro, prevedere il potenziamento e ampliamento della competenza reale dell'ufficio del giudice di pace con affidamento esclusivo in materia di conciliazione mediante l'applicazione dell'art. 322 c.p.c.".

In tal modo, prosegue l'associazione, si avrebbe la realizzazione di quell'ufficio di Giustizia di prossimità, rispondente anche alle esigenze di celerità e qualità comprese nelle Linee Guida, con la regolarizzazione delle figure professionali che hanno avuto un rapporto di continuità in questi anni, distinte dal Giudice di Tribunale, e incompatibili con qualsiasi attività privata o pubblica


Scarica pdf Tribunale di Napoli sentenza 26 novembre 2020
Scarica pdf Comunicato Stampa Coordinamento Magistratura di Pace
Scarica pdf Osservazioni a Interrogazione Parlamentare

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