I lavoratori privati che rimandano la pensione di massimo 3 anni potranno usufruire di un bonus esentasse in busta paga passando dal tempo pieno a quello parziale

di Lucia Izzo - Continuare a lavorare rinviando la pensione può sembrare assolutamente in controtendenza laddove si pensi a tutti coloro che agognano di raggiungere l'età e i requisiti per abbandonare il mondo del lavoro oppure cercano escamotage per andare in pensione in anticipo.


Eppure, questa possibilità c'è ed è lo Stato stesso a incentivare il rimandare di qualche anno l'accesso alla pensione con alcune misure ad hoc. Una di queste è il c.d. bonus part-time destinato proprio ai lavoratori prossimi al pensionamento.


Indice:

Bonus part-time pensione: cos'è e chi può richiederlo?

[Torna su]

Questa misura, introdotta dalla Legge di Stabilità del 2016 e in vigore fino alla fine del 2018, è rivolta ai lavoratori che abbiano raggiunto l'età per la pensione di vecchiaia (66 anni e 7 mesi e 20 di contributi) oppure per quella anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, un anno in meno per le donne).


Questi potranno scegliere di continuare a lavorare per un massimo di 3 anni, ma, in tal caso, dovranno trasformare il proprio contratto di lavoro passando dal tempo pieno al tempo parziale, ovvero dall'orario di lavoro full-time al part-time.


Tuttavia, a poter beneficiare di tale possibilità sono i soli lavoratori del settore privato, con contratti a tempo pieno e indeterminato, iscritti all'assicurazione obbligatoria Inps o sostitutive, che matureranno il diritto alla pensione entro il 31 dicembre 2018 raggiungendo i requisiti di età e contribuzione minima.

Quali vantaggi per chi rimanda la pensione?

[Torna su]

Il lavoratore che sceglie di ritardare fino a un massimo di tre anni l'accesso alla pensione, accettando l'impiego part-time, potrà beneficiare di un bonus non tassato in busta paga, che si affianca alla piena retribuzione, e di altre agevolazioni contributive.

Il lavoratore, in tal modo, viene gradualmente accompagnato all'uscita dal lavoro, vedendosi riconosciuto uno stipendio che viene integrato in misura par alla contribuzione perduta con il passaggio all'orario part-time: in pratica alla retribuzione stabilita per l'orario ridotto andrà aggiunto il 33% di quella precedentemente riconosciuta.

Oltre ad ottenere un bonus esentasse in busta paga, il dipendente vedrà comunque tutelata la propria contribuzione: l'INPS, infatti, accrediterà i contributi sul 100% dello stipendio, e appare evidente che ciò andrà a beneficio anche dell'importo futuro dell'assegno previdenziale. L'azienda, invece, potrà in tal modo risparmiare sui costi del personale.

Pensioni: come richiedere il bonus part-time?

[Torna su]

Beneficiando del bonus, il dipendente potrà ridurre l'orario di lavoro da un minimo del 40% a un massimo del 60%, decisione che dovrà, tuttavia, essere adottata previo accordo con il datore di lavoro.

Chi desidera richiedere il bonus, pertanto, dovrà accordarsi con il proprio datore di lavoro in quanto alla riduzione dell'orario e alla durata del bonus. L'accordo verrà trasmesso all'INPS e all'Ispettorato Territoriale del lavoro.


In seguito, azienda e lavoratore stipuleranno un contratto di lavoro part-time, in cui ci si accorda sulla percentuale di riduzione dell'orario, che verrà sottoposto al vaglio della Direzione territoriale del lavoro che rilascerà il nulla-ora entro 5 giorni dalla stipula del contratto stesso. Infine, bisognerà trasmettere l'istanza all'INPS telematicamente e attendere l'autorizzazione finale una volta accertata la congruità rispetto alla copertura finanziaria.


Foto: 123rf.com
Altri articoli che potrebbero interessarti:
In evidenza oggi: