Le novità sull'operazione pensioni su cui sta lavorando il governo

di Marina Crisafi - Più ampia la platea per l'uscita anticipata dal lavoro con il finanziamento delle banche (Ape), ma anche no tax area e 14sima allargate e ricongiunzioni gratuite. Sono queste, in sintesi, le novità dell'operazione pensioni su cui sta lavorando il Governo e che dovrebbero garantire più flessibilità al sistema previdenziale, partendo già, come anticipato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini al Sole24ore, prima della legge di stabilità 2016.

Vediamole nel dettaglio:

La nuova Ape

L'anticipo pensionistico, c.d. Ape, che dovrebbe debuttare nel 2017, con un provvedimento ad hoc partorito prima della legge di stabilità di fine anno, si sostanzia intorno al finanziamento erogato dalle banche che consentirà il pagamento degli assegni al neopensionato per il periodo di uscita anticipata fino al raggiungimento del requisito standard per la pensione di vecchiaia. Dopo di che, la somma sarà rimborsata dal pensionato stesso in un arco temporale di venti anni, con rata detratta direttamente dall'assegno.

Quanto alle novità dell'ultima ora, si prevede un allargamento del tetto di sconto sull'età, che in luogo dei 3 anni iniziali, potrebbe arrivare a 3 anni e 7 mesi e un "aiuto" dello Stato sotto forma di detrazioni per le persone più in difficoltà, come i disoccupati di lunga durata, che vedrebbero quindi attutito il taglio sulla pensione determinato dalla rata da restituire per il prestito. I dettagli però dell'operazione saranno definiti dopo gli incontri di settembre con i sindacati.

Le ricongiunzioni

Anche se l'Ape rappresenta l'intervento più consistente dell'operazione previdenza, ci sono altri interventi rilevanti sui quali sta lavorando il Governo, come ad esempio le nuove regole per le ricongiunzioni che dovrebbero consentire una somma dei contributi più facile e senza oneri.

Oggi, infatti, per chi ha versato i contributi previdenziali in più gestioni è possibile la ricongiunzione in una unica con la facoltà di andare in pensione con il trattamento economico e le regole del trattamento applicato alla gestione prescelta. Tale operazione, tuttavia, comporta oneri economici elevati, basati sull'età del lavoratore, il reddito e i contributi da ricongiungere.

Ora il Governo con l'obiettivo di agevolare tale operazione, facilitando così l'accesso alla pensione per circa 70-80mila soggetti all'anno, sta valutando la possibilità di rendere gratuita la ricongiunzione, sia per la pensione di vecchiaia che per quella anticipata. Ad essere tolto, inoltre, sarebbe anche il vincolo del requisito minimo da maturare in ogni singola gestione, con calcolo dell'assegno "pro quota" per le singole gestioni interessate.

Attività usuranti e lavoratori precoci

Nel piano previdenziale del Governo c'è spazio anche per i lavoratori impegnati in attività usuranti o che hanno cominciato a lavorare da minorenni.

Quanto ai primi, per chi svolge attività pesanti o notturne è possibile pensionarsi con il sistema delle "quote", ossia la somma di età e contributi (che quest'anno dovrebbe essere di almeno 97,6, con età minima di 61 anni e 7 mesi e 35 anni almeno di contributi). Al fine di eliminare i "paletti" che disincentivano tale soluzione, portando così ad un incremento nell'utilizzo della stessa, l'esecutivo sta valutando la riduzione dell'adeguamento ai parametri della speranza di vita e la cancellazione delle soglie di uscita.

Quanto ai lavoratori precoci, ossia coloro che hanno iniziato l'attività prima dei 18 anni, penalizzati dalla cancellazione della pensione di anzianità e dall'adeguamento dei minimi contributivi e anagrafici del 2012, l'intervento del Governo mira a riconoscere un bonus contributivo (di 4 o 6 mesi) per ogni anno di lavoro svolto da minorenni. Con il bonus potrebbero andare in pensione prima (con 41 anni di contributi in luogo dei 42 anni e 10 mesi attuali) tra i 3,5 e i 4,8 milioni di lavoratori, con un flusso di 60-70mila pensionamenti all'anno.

No tax area allargata

Altro obiettivo del Governo è quello di allargare il bacino della no tax area, oggi estesa ai pensionati fino a 75 anni di età con reddito fino a 7.750 euro (così elevato dalla legge di stabilità 2016, in luogo dei precedenti 7.500 euro) e a quelli più anziani con assegni non superiori a 8mila euro annui. L'intento è quello di elevare il limite di reddito a 8.124 euro allineandolo così a quello per i lavoratori dipendenti.

Quattordicesime più ricche

Ultimo intervento, infine, compreso nel macro-pacchetto governativo è quello riguardante la quattordicesima. Oggi, la misura riguarda i pensionati con più di 64 anni con reddito inferiore a 9.786,86 euro lordi (ossia 1,5 volte il trattamento minimo) e l'importo varia tra i 336 euro e i 504 euro, sulla base degli anni di contributi vantati. Le opzioni sul tavolo dell'esecutivo in merito sono due: la prima è quella di incrementare direttamente il valore della quattordicesima, aumentando così la fascia di pensionati con risorse più ridotte; la seconda, invece, è quella di aumentare l'importo del reddito di riferimento (probabilmente a 12-13mila euro l'anno ma non si esclude un aumento fino a 16mila), allargando così (praticamente al doppio) la platea di beneficiari.


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