Dopo la decisione della Consulta approvato l'emendamento al Decreto Rilancio che prevede l'aumento delle pensioni d'invalidità a 516 euro

Approvato l'aumento delle pensioni d'invalidità

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L'approvazione in Commissione Bilancio della Camera dell'emendamento al Decreto Rilancio che prevede l'aumento delle pensioni d'invalidità dimostra il crescente interesse del Governo per le fasce più deboli. Un'iniziativa accompagnata dalla creazione di un fondo ad hoc di 46 milioni di euro.

Felice del risultato Giorgia Meloni, paladina dell'emendamento, che si dice pronta a non abbassare "la guardia finché questa battaglia di civiltà non sarà tramutata dal Governo in atti concreti".

Non si sa ancora da quando scatteranno gli aumenti, anche se si parla d'incrementare le pensioni già dal primo agosto 2020.

La decisione della Consulta del 24 giugno 2020

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A dare la spinta verso questa importante iniziativa di riforma è stata la Consulta, che con il comunicato del 24 giungo 2020, nel risolvere un caso portato alla sua attenzione dalla Corte d'Appello di Torino, ha sottolineato la necessità di ricorrere al criterio dell'incremento al milione per portare le pensioni d'invalidità all'importo di 516,46 euro anche per coloro che non hanno ancora raggiunto i 60 anni di età. L'incremento, secondo le indicazioni della Corte Costituzionale, vale per l'avvenire per tutti gli invalidi civili totali dal compimento del 18° anno di età, che non risultano titolari di redditi annui superiori a 6.713,98 euro.

Le ragioni dell'aumento

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Nel motivare il necessario aumento delle pensioni d'invalidità la Consulta richiama il contenuto dell'art. 38 della Costituzione, che al suo interno contiene un'importante assunzione di responsabilità da parte dello Stato, che con gli attuali importi degli assegni, di fatto, non viene affatto rispettata.

L'art. 38 della Costituzione dispone infatti che: "Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L'assistenza privata è libera."

Nella decisione del 24 giungo 2020 la Corte ha quindi sancito che i 285,66 euro mensili previsti per i soggetti totalmente inabili al lavoro a causa di gravi invalidità "non sono sufficienti a soddisfare i bisogni primari della vita."

L'approvazione dell'emendamento realizza insomma quanto previsto dalla Corte Costituzionale, la quale dopo aver precisato che la pronuncia avrà effetto a partire dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza sulla Gazzetta ufficiale ha però lasciato aperta la porta al legislatore di rivedere la materia e rimodulare l'importo della pensione d'invalidità.

Gli esclusi dall'incremento

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In sostanza quindi, in base a quanto stabilito dalla Consulta, beneficeranno dell'aumento solo gli invalidi civili al 100% con un reddito personale pari o inferiore ai 6.713,98 euro.

Esclusi dall'integrazione gli invalidi civili al 100% titolari di un reddito compreso tra i 6.713,99 euro e i 16.982,49 euro, per i quali l'assegno sarà sempre di 286,81 euro e coloro che hanno un reddito basso, che nel 2020 è fissato nella misura di 4.926,35 euro e con una percentuale d'invalidità compresa tra il 74% e il 99%. Per loro nessuna novità, anche se è bene attendere la pubblicazione della sentenza della Consulta.

Leggi anche:

- Assegno invalidità civile a 516 euro

- Guida pratica all'invalidità civile


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