Secondo la Fondazione studi dei Consulenti del lavoro su un milione di dipendenti solo 567 hanno aderito al Qu.ir.

di Marina Crisafi - Rischia di tradursi in un vero e proprio flop l'operazione TFR in busta paga paga scattata il 3 aprile scorso. A rivelarlo è la Fondazione Studi dei Consulenti del lavoro che analizzando i dati a quasi due mesi dall'avvio della misura introdotta dall'ultima legge di stabilità ha rilevato come meno dello 0,1% dei dipendenti ha fatto richiesta per il Qu.ir. (quota integrativa della retribuzione).

Secondo l'analisi, infatti, dalle elaborazioni degli stipendi di maggio (mese in cui è scattata l'ammissibilità della liquidazione richiesta ad aprile), su un milione di posizioni relative alle grandi aziende, soltanto 567 lavoratori (ossia lo 0,05%) per lo più residenti nel Centro Nord (75%) e impiegati nel terziario e nell'industria (rispettivamente 43% e 27%) hanno chiesto l'anticipazione in busta paga fino a giugno 2018, contro le previsioni del Governo che aveva ipotizzato a regime un interesse del 40%-50% dei lavoratori destinatari dell'operazione.

Le ragioni del flop, come emerso dalle interviste a un campione rappresentativo di coloro che non hanno richiesto l'anticipo, sono da ricondurre al "prelievo fiscale", visto che l'anticipo è a tassazione ordinaria.

La convenienza, secondo i calcoli della fondazione dei consulenti esisterebbe, infatti, soltanto per le fasce più basse di reddito, ossia per i lavoratori con redditi fino a 15mila euro, mentre chi è al di sopra di questa soglia subirebbe un aggravio fiscale con un aumento annuale di tasse proporzionale al reddito più elevato.


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