I dati allarmanti forniti dalla Cgia sulla situazione dei lavoratori autonomi in Italia

di Marina Crisafi - Una partita Iva su quattro è finita sotto la soglia di povertà. Sono loro infatti, più che i dipendenti e i pensionati quelli più colpiti dalla crisi economica. A lanciare l'allarme è la Cgia che, in uno studio, evidenzia come le famiglie che vivono grazie a reddito da lavoro autonomo sono le più a rischio: nel 2015, quasi il 26% dei nuclei familiari della categoria è riuscito a vivere in modo stentato e al di sotto della soglia di povertà calcolata dall'Istat, contro il 21% dei nuclei che vivono con la pensione come reddito principale e il 15,5% di quelli che vivono con uno stipendio/salario.

Cgia: 1 partita Iva su 4 sotto la soglia di povertà

Liberi professionisti, piccoli imprenditori, artigiani, commercianti e soci di cooperative. Sono loro, dunque, stando ai dati raccolti dall'associazione, quelli che hanno "pagato più degli altri gli effetti negativi della crisi e che ancora oggi - faticano - ad agganciare la ripresa".

Dal 2008 meno reddito e meno partite Iva

Dal 2008 al primo semestre del 2017, infatti, secondo i dati snocciolati dagli artigiani, lo stock dei lavoratori autonomi è diminuito del 5,5% (297.500 unità in valore assoluto). Guardando alla suddivisione territoriale, la contrazione più alta si è avuta in Emilia Romagna (-12,7%), Calabria (-12%), Liguria e Abruzzo (entrambi - 10,4%). E più in generale in tutto il Mezzogiorno (-7%).

Quanto al reddito, negli stessi anni si è assistito ad una sforbiciata di oltre 6.500 euro (ossia -15,4%), mentre quello dei lavoratori dipendenti ha subito una contrazione minima dello 0,3% e quello dei pensionati e delle famiglie che hanno potuto avvalersi dei sussidi (disoccupazione, invalidità, ecc.) è addirittura salito (+8,7%).

A differenza "dei lavoratori subordinati - sottolinea il coordinatore dell'Ufficio studi Cgia Paolo Zabeo - quando un autonomo chiude definitivamente l'attività non dispone di alcuna misura di sostegno al reddito".

Una volta perso il lavoro, dunque, "ci si rimette in gioco e si va alla ricerca di una nuova occupazione - ma in questi ultimi anni ha concluso Zabeo - non è stato facile trovarne un altro: spesso l'età non più giovanissima e le difficoltà del momento hanno costituito una barriera invalicabile al reinserimento, spingendo queste persone verso forme di lavoro completamente in nero".


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