Tra le pieghe del Def spunta il nuovo blocco delle rivalutazioni

di Marina Crisafi - Altro che 80 euro per le pensioni minime, c'è una nuova mazzata in arrivo per i pensionati: il rinnovo del blocco delle rivalutazioni fino al 2018. A lanciare l'allarme è il quotidiano Libero, affermando che tra le pieghe del Def approvato ieri, e in particolare nel programma nazionale delle riforme che lo accompagna "a pagina 8 fa capolino la fregatura previdenziale". Si tratterebbe invero della proroga di quanto già previsto dai governi precedenti. Scrive il Tesoro, infatti si legge sul quotidiano milanese: "E' prevista in via temporanea, una proroga delle disposizioni decise per il triennio 2014-2016 in materia di revisione del meccanismo di indicizzazione dei trattamenti pensionistici superiori a tre volte il minimo, con un risparmio di spesa che ammonta a circa 355 milioni nel 2017 e circa 750 milioni nel 2018".

Ciò significa, in sostanza, spiega Libero, che "non adeguando (per l' ennesima volta), le pensioni superiori ai 1.500 euro al mese al costo della vita (inflazione che non c'è)", il governo risparmierà nei prossimi 2 anni oltre 1 miliardo.

Sulla questione del blocco, si ricorda, è intervenuta la Consulta con la sentenza

n. 70/2015 dello scorso maggio, bocciando le disposizioni del c.d. decreto "Salva Italia" (l. n. 201/2011) e obbligando il Governo a prendere atto dell'illegittimità costituzionale e ad emanare un decreto legge (n. 65/2015) con la previsione di rimborsi ai pensionati per il sacrificio ingiusto richiesto, al fine di dare attuazione ai principi richiamati nella sentenza (leggi: "Bocciata dalla consulta la riforma Fornero. Incostituzionale il blocco delle pensioni").


Il decreto peraltro ha riconosciuto solo una parziale rivalutazione e il rimborso degli arretrati (il c.d. bonus Poletti), tanto da scatenare una pioggia di ricorsi e da rimandare anche la nuova norma davanti alla Consulta.

Ora, si ripropone, quindi, lo stesso pasticcio.

Ma non solo, prosegue Libero, "per far vedere che il governo taglia le spese, il Pnr indica agli enti nazionali di previdenza e assistenza (come l' Inps, ma non solo), di ridurre «le spese correnti (...) per almeno 53 milioni nel triennio 2016-2018". Peccato che l'Inps da anni avvisa che continuando a ridurre il budget il rischio è intaccare i servizi ai cittadini (e il buco dell'Inps è già notorio, leggi in merito: "Pensioni a rischio, i soldi statali non bastano a sanare il buco dell'Inps").


Quindi, stando così le cose, non solo appare piuttosto complicato dar seguito all'annuncio dell'estensione dei famosi 80 euro anche al popolo delle minime (misura per la quale servirebbero 3 miliardi l'anno che non ci sono), ma il rischio è andare a toccare (al ribasso) anche le altre fasce.


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