Il paradosso del decreto Cura Italia esclude tout court i beneficiari del reddito di cittadinanza dalle indennità coronavirus col risultato che chi percepisce pochi spiccioli è a rischio sopravvivenza

di Valeria Zeppilli - Il decreto "Cura Italia" n. 18/2020 ha previsto diverse indennità a sostegno della popolazione per far fronte all'emergenza economica da coronavirus. Bonus riconosciuti ai professionisti, ai co.co.co, agli autonomi, alle partite Iva, agli stagionali e da ultimo agli "ordinisti". Tuttavia, il decreto prevede l'assoluta incompatibilità delle indennità per chi percepisce il reddito di cittadinanza. Il paradosso è chiaro: un autonomo che, per esempio, per via delle entrate ridotte risulta beneficiario di una minima parte del reddito si ritrova con l'attività chiusa, senza guadagni e senza possibilità di percepire alcuna indennità, dovendo sopravvivere, quindi, soltanto con i pochi spiccioli riconosciuti come reddito di cittadinanza.

Da qui l'esigenza di "ripensare" l'incompatibilità tout court prevedendo quantomeno un'integrazione.

Indennità coronavirus e reddito di cittadinanza

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Come anticipato, l'articolo 31 del decreto Cura Italia esclude dal godimento dei sostegni economici previsti coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza.

Se, a prima vista, si potrebbe trattare di una norma equa, tesa a evitare ingiusti arricchimenti dei cittadini a scapito dello Stato, a ben vedere essa pone non poche criticità.

Come funziona il reddito di cittadinanza

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Per comprendere a fondo la portata del problema, appare utile ricordare brevemente a chi è destinato e in cosa consiste il reddito di cittadinanza, rinviando per gli ulteriori approfondimenti alla guida Il reddito di cittadinanza.

Chi beneficia del reddito di cittadinanza

Tale beneficio è riconosciuto ai nuclei familiari il cui Isee sia inferiore a 9.360 euro e che abbiano un valore del patrimonio immobiliare, in Italia e all'estero, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 30mila euro.

A tali requisiti si aggiungono i seguenti:

  • il patrimonio mobiliare non deve superare i 6mila euro per i single, incrementato entro limiti predefiniti in base al numero dei componenti della famiglia e in presenza di più figli o di componenti con disabilità;
  • il valore del reddito familiare non deve superare i 6mila euro annui, moltiplicato per il parametro di riferimento indicato in un'apposita scala di equivalenza. Tale soglia è elevata a 9.360 euro annui se il nucleo familiare risiede in un'abitazione in affitto.

A quanto ammonta il reddito di cittadinanza

Il reddito di cittadinanza non è di importo uguale per tutti, ma varia a seconda delle effettive condizioni economiche del beneficiario.

Esso, in particolare, è composto da due parti: la prima è pari alla somma necessaria a raggiungere la soglia dei 6mila euro moltiplicati per la scala di equivalenza; la seconda, riservata solo a chi è in affitto, è pari al canone di locazione annuo, fino a massimo 3.360 euro.

Alle famiglie proprietarie di una casa di abitazione e che hanno accesso al reddito di cittadinanza spetta invece un'integrazione pari alla rata del mutuo acceso per acquistare detto immobile, di massimo 1.800 euro annui.

In ogni caso, l'importo complessivo del reddito di cittadinanza non può superare i 9.360 euro annui moltiplicati per la scala di equivalenza.

Niente indennità anche se il reddito di cittadinanza è basso

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L'importo variabile del reddito di cittadinanza determina che esso, in alcuni casi, può ammontare anche a pochissime decine di euro.

Se, infatti, chi ne gode si trova di poco al di sotto delle soglie stabilite per il godimento del beneficio, l'integrazione riconosciutagli dallo Stato sarà (proporzionalmente) bassa.

In diversi casi, ad esempio, l'importo corrisposto come reddito di cittadinanza ammonta anche a soli 200 euro o meno.

Tuttavia, a prescindere da quale sia l'entità della somma riconosciuta a tale titolo, chi beneficia del reddito di cittadinanza può scordarsi delle indennità previste dal decreto Cura Italia per aiutare le persone in difficoltà economica a causa dell'emergenza coronavirus.

Scelta ancora più critica visto che il bonus è riconosciuto ai disoccupati

La scelta di escludere dall'indennità i beneficiari di reddito di cittadinanza risulta ancora più critica se si considera che il bonus è invece riconosciuto ad altri soggetti che già percepiscono prestazioni assistenziali da parte dello Stato.

Come chiarito dalla Circolare Inps n. 49 del 30 marzo 2020, ad esempio, per i collaboratori coordinati e continuativi l'indennità di 600 euro è cumulabile con l'indennità di disoccupazione DIS-COLL. Lo stesso discorso vale per i lavoratori stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali e per quelli dello spettacolo che fruiscono della NASpI.

Lo stesso Istituto ha anche chiarito, comunque, che il bonus non spetta a chi gode dell'Ape social e dell'assegno ordinario di invalidità.

Ripensare l'esclusione a priori

Appare chiaro, quindi, che anzichè prevedere un esonero a priori, una esclusione graduale in base al reddito percepito sarebbe stata senz'altro più equa, garantendo così quantomeno un'integrazione del reddito di cittadinanza, attraverso le indennità emergenziali riconosciute, fino alla concorrenza dell'importo previsto per le indennità medesime.

Come sopravvivono gli esclusi

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Il problema della sancita incompatibilità tra reddito di cittadinanza e indennità per il Coronavirus non è di poco conto: tale scelta penalizza in maniera significativa un numero considerevole di cittadini.

Pensiamo a chi, in ragione dei criteri previsti per il riconoscimento del reddito di cittadinanza, beneficia di un importo a tale titolo pari, ad esempio, a soli 250 euro mensili. E i numeri non sono certo esigui.

Perchè in tale categoria rientrano anche i titolari di partita Iva e autonomi che in questo periodo hanno visto chiudere d'imperio le proprie attività per via dell'emergenza. Costoro quindi non possono lavorare, non possono percepire indennità e si troveranno costretti a fare affidamento solo su 250 euro o anche meno per poter vivere!

Allo Stato a quanto pare sembra sufficiente.


Leggi anche Decreto "Cura Italia": tutte le misure

Valeria Zeppilli

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