Stante le mutate condizioni socio-economiche dell'avvocatura, Cassa Forense avrebbe istituto una Commissione per riformare la previdenza forense. Al vaglio anche il passaggio al contributivo puro

Avvocati: Cassa Forense pronta a riformare il sistema previdenziale

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Il sistema previdenziale forense potrebbero ben presto essere rimesso in discussione. Allo studio ci sarebbero possibili soluzioni e modifiche normative che tengano conto delle mutate condizioni socio-economiche dell'avvocatura, che hanno inciso e incideranno sulla categoria professionale, anche a seguito delle difficoltà causate dal periodo di emergenza sanitaria dovuto all'epidemia di Covid-19.


Un obiettivo già preannunciato alcuni mesi fa dal Presidente Nunzio Luciano, all'interno di un editoriale contenuto nella Rivista "La Previdenza Forense" (Maggio-Agosto 2020), parlando di "un obiettivo complesso, quello di modificare il sistema previdenziale forense mantenendone invariato l'equilibrio finanziario e i valori di solidarietà che lo fondano".


Il Presidente ha al tempo sottolineato come Cassa Forense fosse "già al lavoro per realizzare la riforma, attenti all'ascolto delle richieste che giungono dai vari settori dell'Avvocatura: con la mano tesa per aiutare gli avvocati di oggi e lo sguardo al futuro, per salvaguardare gli iscritti di domani".

Pensioni avvocati: allo studio l'ipotesi del contributivo puro

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Non sorprende, dunque, la notizia che Cassa Forense avrebbe provveduto a istituire una Commissione di studio con lo scopo di valutare e approntare eventuali riforme del sistema previdenziale forense. Addirittura, come riporta il Corriere della Sera, si starebbe discutendo l'ipotesi di passare al sistema contributo puro.


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Intanto, proprio dal 2021 entreranno a regime alcune novità introdotte con la precedente Riforma del sistema previdenziale forense del 2009, che ha previsto un graduale aumento dei requisiti minimi di età e di contribuzione per fruire del trattamento di pensione: dal prossimo anno, si potrà accedere alla pensione di vecchiaia

col concorso di due requisiti, 70 anni di età e 35 anni di anzianità contributiva, mentre alla pensione di vecchiaia contributiva si potrà accedere con 70 anni di età con almeno 5, ma meno di 35 anni di effettiva iscrizione e contribuzione alla Cassa.

L'effetto della crisi sui redditi medi

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A sottolineare l'importanza della riforma del sistema previdenziale è anche il segretario generale dell'Associazione nazionale forense, Gigi Pansini: "È sotto gli occhi di tutti che l'emergenza sanitaria in atto, con le correlate difficoltà economiche ha acuito le criticità che caratterizzano l'organizzazione della professione e ha reso inevitabile la necessità di intervenire sull'ordinamento forense, sulla capacità di produrre reddito, sugli aspetti previdenziali e assistenziali".


Tra l'altro, soggiunge Pansini, "non a caso, il riconoscimento del reddito di ultima istanza, e il ristoro di quota parte del canone di locazione degli studi professionali, hanno dovuto fare i conti con le numerose incertezze e zone grigie legate all'effettivo esercizio della professione, agli oneri dichiarativi degli iscritti, alle possibilità di controllo delle singole posizioni, all'incompatibilità della professione con l'esercizio di altre attività lavorative".


In realtà, la crisi determinata dall'emergenza sanitaria non ha fatto altri che peggiorare la situazione reddituale di una categoria, quella degli avvocati, che appariva già in forte difficoltà. Come raccontano i Irpef riferiti al 2018, 15.600 avvocati avrebbero dichiarato reddito zero, 58.100 redditi tra 1 e 10.300 euro e, infine, 110 mila avvocati avrebbero dichiarato redditi tra 10.301 e e 50.050 euro. Altri 19.800 professionisti, invece, non avrebbero neppure inviato il modello per la dichiarazione previdenziale.


"Questi dati — commenta Pansini — già incidono negativamente sul sistema attuale e non poche difficoltà hanno causato all'attuazione delle misure adottate nel periodo della prima emergenza sanitaria, con relativo lockdown, e adottate da Cassa forense".

Confronto necessario sulle riforme

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Proprio in ragione delle eccezionali condizioni che stiamo vivendo, e investendo la discussione argomenti potenzialmente idonei a impattare profondamente sull'intera categoria, il segretario generale ANF sottolinea l'importanza del confronto con tutte le componenti dell'avvocatura sulle norme che oggi disciplinano la professione, e ciò tanto in relazione all'attuale sistema, che richiede necessari correttivi, quanto in relazione al passaggio a un sistema nuovo e diverso che Cassa Forense starebbe valutando.


"Non sfugge a nessuno — avverte Pansini — che le scelte che verranno adottate nel prossimo futuro sul doppio binario previdenziale o sul passaggio al contributivo tout court o, ancora, su altre ipotesi di studio, non sono politicamente neutrali, né possono essere oggetto di mere valutazioni amministrative o contabili. Si tratta di decisioni che incidono profondamente, sul futuro della professione e delle pensioni degli iscritti. Sono scelte di campo per le quali un momento di confronto fra Cassa forense e i suoi iscritti e le componenti istituzionali e associative dell'avvocatura, pur tra mille difficoltà, è necessario".


Foto: 123rf.com
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