L'associazione si fa portatrice di una proposta di legge articolata per modificare l'esame forense e rendere più accessibile l'ingresso alla professione di avvocato

di Gabriella Lax - Aspiranti avvocati dimenticati dal Governo in questa situazione di emergenza. A chiedere più attenzioni e a presentare una proposta di legge di modifica degli esami di avvocato, ci pensa l'AIPAVV (Associazione italiana praticanti avvocati).

Per tutelare i praticanti avvocati nasce l'AIPAVV

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L'AIPAVV, che conta su 2149 membri, è un'associazione non riconosciuta nata sulla rete, con 31 rappresentanti per quasi ogni Corte d'Appello in tutta Italia. «Per anni - denuncia l'associazione in una nota - la nostra categoria è rimasta inascoltata, senza rappresentanza, ma ora siamo in tanti è chiediamo un incontro con il Presidente del Consiglio, il Ministro della Giustizia, affinché ascolti e comprenda le nostre esigenze». I rappresentanti dell'associazione hanno già avuto un incontro con il presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin.

Coronavirus, AIPAVV: «Siamo una categoria priva di tutela»

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In relazione poi, all'emergenza determinata dal contagio da coronavirus, scrive l'AIPAVV: «La nostra categoria è rimasta priva di ogni tutela, pur essendo iscritti al Cnf più di 60 mila praticanti tra abilitati e non abilitati. Siamo preoccupati per il nostro futuro, anche noi come i medici siamo dottori ed abbiamo il diritto ad essere abilitati - anche senza sostenere l'esame visto che il Paese e stato fermato - cosi da poter svolgere la professione, per poter difendere i cittadini, i più deboli, gli ultimi».

AIPAVV sugli esami di avvocato, la proposta di legge

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L'AIPAVV, inoltre, si fa portatrice di una proposta di legge (in allegato) articolata per modificare l'esame e rendere più accessibile l'ingresso alla professione di avvocato.

Come già denunciato da altre associazioni che rappresentano i giovani avvocati «In relazione alle diverse problematiche connesse all'attuale esame per diventare avvocato, con particolare riferimento agli scritti di dicembre, che presenta un problema di grossa portata, oltre la correzione tardiva degli elaborati, che elude qualsiasi principio di celerità amministrativa, burocratica». L'associazione poi ripercorre le tappe per arrivare ad una professione il cui accesso è uno di quelli più problematici: «un giovane laureato in giurisprudenza, prima di diventare un professionista ed entrare nel mondo del lavoro, deve fare diciotto mesi di pratica forense

, rigorosamente non retribuita, o in alcuni rari casi, con rimborso spese, attendere un anno per fare un esame, dove la media nazionale è un disastro totale, un fallimento per migliaia di ragazzi, dopo anni di studio e sacrifici, ed ora come se non bastasse abbiamo la crisi sanitaria. Infine siamo ragazzi, abbiamo dei sogni, vogliamo tutti creare famiglia, vivere in pace e abbiamo il dovere in quanto cittadini di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società».

Da qui la proposta di legge, in sette articoli che mira, in sostanza a semplificare l'esame: ponendo al centro una serie di test ai quali i candidati dovranno rispondere in un tempo massimo di 180 minuti. Per sostenere la proposta si prepara la raccolta delle 50mila firma necessarie per arrivare in Parlamento.

Perché, si legge infine «Crediamo nella libertà di espressione e di professione che rappresentano diritti civili e sociali di primissimo ordine, per questo abbiamo deciso di svolgere la nobile professione di avvocato».

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Foto: 123rf.com
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