Secondo uno studio nei prossimi 20 anni la spesa pensionistica in Italia raddoppierà a causa del ritiro dal lavoro dei cosiddetti baby boomers

di Gabriella Lax - Sul tema della spesa pubblica per le pensioni dei prossimi 20 anni c'è l'allarme dell'Inps con numeri choc che fanno paura. Un rischio che non solo mette in allerta la politica ma, ovviamente, tutti i futuri pensionati e attuali lavoratori.

Pensioni, allarme Inps

Secondo uno studio, che riporta il Sole 24 Ore, nei prossimi 20 anni la spesa pensionistica in Italia raddoppierà a causa del ritiro dal lavoro dei cosiddetti baby boomers. A questi numeri si arriva con i dati incrociati di Ragioneria dello Stato e Inps: dunque entro il 2039, la potrebbe prendere una piega insostenibile per le tenute dello Stato. Da qui la necessità di una riforma dell'Inps che assieme al Ministero del Lavoro e dell'Economia possano far fronte al forte rischio di espansione della spesa pensionistica. Tronando ai numeri: il reddito medio annuo passerebbe da 24.200 euro a 44.950, mentre il tasso di sostituzione (ossia il rapporto tra pensione e ultimo stipendio) si aggirerebbe intorno a una media del 60%. Le proiezioni indicate trattano non solo gli effetti della riforma Quota 100 ma anche di tutte le altre forme di anticipo della pensione. Ma per avere ulteriori certezze numeriche bisognerà attendere il prossimo anno. Un dato è certo il ritiro dal mercato del lavoro delle folte coorti dei baby boomers spingerà la spesa per le prossime due decadi e i cui effetti sono stati in parte attenuati dalle riforme adottate tra il 1992 e il 2011.

Inps, i numeri dell'allarme pensioni

Solo nel 2019 vengono pagate 8,6 milioni di pensioni al valore nominale medio di 14.700 euro lordi l'anno, per un totale di quasi 143 miliardi. Secondo l'Inps, nel 2039 le pensioni

in pagamento stimate nei bilanci "di prospetto" sarebbero solo per il Fpld «a poco meno di 9 milioni e 300mila (+7%). Saranno assegni del valore medio di 27mila euro lordi, per una spesa che in termini nominali arriverà a sfiorare i 297 miliardi». La stima è che dopo la Quota 100 la curva delle pensioni potrebbe variare tra il 16 e il 20% del Pil nei prossimi 20 anni: considerato il calo della natalità e le sempre meno persone che ci saranno in età da lavoro rispetto ai tanti pensionati. Contro questa prospettiva sono in atto le contromisure del governo
gialloverde: nel nuovo decreto Crescita c'è la conferma dell'incentivo per nuove assunzioni nei processi di trasformazione delle imprese. Da qui la previsione di una sorta di pre-pensionamento di 5 anni con onere a carico tutto dell'impresa al quale il lavoratore potrà accedere su base strettamente volontaria. Si tratta di un emendamento al decreto Crescita per il quale si è in attesa dell'ok da parte della Ragioneria di Stato e se passerà il vaglio approderà in questa settimana in Parlamento. Il costo stimato nel biennio è di circa 70 milioni.


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