Cos'è il Pil, cosa misura, quali sono i criteri di misurazione possibili e gli indicatori alternativi. Guida al prodotto interno lordo

di Annamaria Villafrate - Pagine intere di quotidiani ciclicamente tornano a parlare di Pil. In certi momenti la percentuale sale, in altri scende ed ecco che tutti si preoccupano per la salute dell'economia del paese. Il Pil, acronimo di Prodotto interno lordo, in realtà è un "indicatore" parziale, criticato anche da molti economisti perché incapace di descrivere compiutamente il benessere di uno Stato in termini economici. Non che ci siano indicatori più precisi o più validi, il fatto è probabilmente che il Pil ha una storia alle spalle, il significato si è evoluto non solo per il passare del tempo, ma anche per le continue trasformazioni delle economie dei vari Stati.

Vediamo quindi di capire cos'è il Pil, come si misura e se dobbiamo preoccuparci se il suo valore scende:

Cos'è il Pil (Prodotto interno lordo)

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Il PIL, ovvero il prodotto interno lordo di un paese è il valore calcolato in base ai prezzi di mercato, dei beni e servizi destinati al consumo finale che vengono prodotti in un determinato stato in un certo intervallo di tempo (trimestre o anno).

Si chiama interno perché dal calcolo di questo indicatore, sono esclusi i beni e i servizi prodotti all'estero dalle aziende e dai lavoratori interni, mentre sono inclusi quelli prodotti da operatori e dipendente stranieri all'interno del paese.

Si definisce lordo invece perché nel calcolo non viene preso in considerazione l'ammortamento, ovvero il deprezzamento che ogni bene subisce a causa del decorso del tempo. Difatti il patrimonio interno netto è il risultato che si ottiene sottraendo dal Pil il valore dell'ammortamento.

Il Pil secondo gli economisti

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Sir. William Petty, i fisiocratici di François Quesnay, i mercantilisti e Adam Smith hanno tentato di definire il "prodotto interno lordo" degli Stati.

Solo Alfred Marshall però si è avvicinato concettualmente alla nozione moderna di Pil. Per questo economista vissuto a cavallo tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 infatti, il Pil è dato dalla somma del valore di tutti i beni e servizi.

E' grazie a Keynes che il concetto e l'identità del PIL si è espanso fino a ricomprendere per il suo calcolo non solo i consumi, ma anche gli investimenti, la spesa pubblica e le esportazioni nette.

Concetti che negli anni a seguire sono stati ulteriormente sviluppati fino all'elaborazione del concetto più moderno di Pil.

Cosa misura il Pil

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Il Pil è l'indicatore del benessere, dello sviluppo o di progresso di un Paese. Questo perché il valore tiene conto solo dei beni e dei servizi destinati al mercato, dai quali sono quindi esclusi quelli rivolti all'autoconsumo e ceduti a titolo gratuito.

Il Pil è quindi un indice significativo che misura l'andamento economico e le sue variazioni percentuali vengono prese come riferimento per misurare le oscillazioni dell'attività economica. Questi valori, insieme ad altre variabili di natura economica servono per individuare le varie fasi dei cicli economici.

Nel momento in cui il Pil si riduce significativamente per alcuni mesi di seguito il Paese a cui si riferisce si dice che è in recessione.

Criteri di misurazione del Prodotto interno lordo

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Il Pil, visto che misura il valore delle transazioni che avvengono tra soggetti diversi, può essere calcolato in base a tre prospettive diverse:

Dal lato della domanda, ovvero degli acquirenti

In questo caso il Pil è il risultato del seguente calcolo: consumi + investimenti lordi fissi (al lordo ciè degli ammortamenti) + esportazioni nette (esportazioni-importazioni).

Dal lato dell'offerta, ossia di chi produce

Il Pil in questo caso è dato dalla somma dell'apporto che ogni singola impresa. Il Pil in questo caso è pari alla somma del valore aggiunto delle varie unità produttive ed esprime il valore degli scambi ai prezzi di mercato, che includono pertanto imposte e Iva.

In relazione ai redditi che ricompensa con la distribuzione del ricavato della vendita

Il Pil come remunerazione dei fattori di produzione è dato dalla seguente somma di valori: redditi da lavoro dipendente + risultato lordo di gestione dell'economia + imposte sulla produzione + Iva al netto dei contributi. Al risultato di questa operazione deve poi aggiungersi quanto prodotto dall'economia sommersa, esclusa dal mercato regolare.

Pil nominale e reale

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Il Pil nominale è il valore del prodotto interno lordo espresso in termini di moneta corrente. Quello reale invece non tiene conto della variazione dei prezzi. Dividendo il Pil nominale per quello reale si ottiene il deflatore del Pil che misura la variazione dei prezzi di tutti i beni prodotti, investimenti compresi, siano essi consumati o esportati.

Indicatori di benessere alternativi al Pil

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Il Pil e la sua capacità di misurare il benessere e la salute economica di un paese sono stati messi in spesso in discussione. Critiche che hanno condotto alla creazione di altri misuratori, ritenuti però arbitrari e incapaci di sostituirlo:

Genuine Progress Indicator

Uno dei criteri alternativi più gettonati è il Gpi ovvero il Genuine Progress Indicator. Finalità dell'Indicatore del Progresso reale, più della crescita economica è la qualità della vita, che non sempre coincide con l'aumento della ricchezza e del benessere di uno Stato. Come misurare però la felicità degli abitanti di un determinato paese? In questo caso l'indicatore deve prescindere obbligatoriamente da valutazioni meramente monetarie, quanto raffrontare le uscite in denaro positive sostenute per spese e servizi, al fine di aumentare il benessere delle persone e quelle negative come quelle per l'inquinamento, i sinistri stradali e la criminalità organizzata.

Subjective well being

Si tratta di un indice che misura il grado di benessere e soddisfazione percepito dagli individui per la loro vita. Come il precedente prescinde da valutazioni meramente economiche di crescita, tanto che gli economisti lo hanno definito il "paradosso della felicità."

Inadeguatezza degli indici di misurazione

Tutti gli indici analizzati, così come altri non trattati, sono ritenuti da molti economisti come poco indicativi nel determinare il benessere e la ricchezza di un paese. Una valutazione in termini di prezzi è infatti insufficiente, parziale e poco significativa di un concetto così ampio, che non può essere misurato solo in valori monetari e soprattutto oggettivi. Ogni persona attribuisce ai concetti di ricchezza, felicità e progresso significati diversi, a causa della diversa provenienza culturale e non solo.


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