L'allarme della Corte dei Conti sulla riforma delle pensioni nell'audizione di Camera e Senato sul Def

di Redazione - Non toccare la Fornero. È questo quanto si ricava dalle affermazioni del presidente della Corte dei Conti, Arturo Martucci di Scarfizzi, nel corso delle audizioni di oggi nelle commissioni bilancio di Camera e Senato impegnate nell'esame della nota di aggiornamento del Def. "Ogni arretramento - rispetto ai parametri della riforma Fornero - esporrebbe la finanza pubblica a rischi di sostenibilità" afferma infatti il presidente Martucci.

Pensioni: non toccare Fornero, allarme dei magistrati contabili

Un vero e proprio allarme, dunque, che non ha mancato di scatenare levate di scudi da parte dei sindacati e che ha visto, invece, l'avallo di Bankitalia, il cui vice direttore generale, Signorini, chiede "la piena attuazione delle riforme approvate in passato, senza tornare indietro".

Il riferimento è chiaramente all'ipotesi di interventi ulteriori sulla previdenza e soprattutto sull'età pensionabile.

Forte anche l'opposizione dei sindacati, che chiedono "di trovare il coraggio politico" per modificare la Fornero, ricordando che con la stessa non si è "fatta una riforma previdenziale ma solo cassa, scaricando sui lavoratori e sui pensionati l'onere principale del risanamento del Paese". Così, il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli ha commentato le dichiarazioni di Banca d'Italia e Corte dei Conti nel corso delle audizioni in commissione, invitando il Governo a "dare risposte chiare al documento sindacale sulle pensioni, in tempi celeri".

Corte conti: recuperare "distorsioni"

Tornando alla Corte dei Conti, il presidente ha fatto presente l'accumulo delle "distorsioni" in tema di politica delle entrate e contenimento della spesa, che vanno recuperate nella prossima legge di bilancio, mediante i margini di manovra disponibili al fine di "riparare" la situazione che si è venuta a creare.

La crisi, infatti, spiega il magistrato contabile, "ha ridotto i margini di scelta degli interventi di razionalizzazione della spesa - comportando - il sacrificio di interi comparti" come il declino "delle infrastrutture pubbliche', e 'difficoltà crescenti nell'offerta dei servizi alla collettività".

Senza contare la politica tributaria degli ultimi anni che ha fatto "un ampio ricorso" a due fonti di acquisizione di nuove entrate: il recupero di base imponibile sottratta a tassazione e l'anticipazione di quote di futuro gettito. Da una parte osserva dunque la Corte, la lotta all'evasione "presenta per sua natura esiti incerti", dall'altra gli anticipi d'imposta "possono incidere sulla tenuta del gettito in un orizzonte temporale che - va - oltre quello dell'urgenza del risanamento".


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