Mentre si rincorrono i botta e risposta su articolo 18 e contratti a tutele crescenti, il disegno di legge sul lavoro ora in discussione al Senato sembra essersi dimenticato dei pensionati. 

Sebbene, infatti, il progetto attualmente sul tavolo dia ampio spazio alle questioni relative al welfare (come già annunciato la scorsa primavera - il testo prevede numerose deleghe al Governo in materia di ammortizzatori sociali e contrasto alla marginalità), non sembra esservi traccia dei temi pensionistici più "sensibili", quali ad esempio: l'abbassamento dell'età pensionabile e la modifica dei requisiti per ottenere la pensione. E nemmeno delle questioni relative agli esodati e ai c.d. "Quota 96".

Lo stesso ministro Poletti, del resto, in recenti interviste aveva escluso una riforma della Legge Fornero in tempi immediati, ma aveva comunque parlato di una revisione del sistema pensionistico in programma nella seconda parte del prossimo anno e, soprattutto, aveva assicurato una rapida definizione della situazione dei "Quota 96", quei dipendenti pubblici - insegnanti soprattutto - che a gennaio 2012 avevano maturato i requisiti per andare in pensione (con 61 anni di età + 35 di contribuzione, oppure con 60 anni di età e 36 anni di contributi versati (ecco perché "96")), prima che l'entrata in vigore della Legge Fornero glielo impedisse trattenendoli ancora al lavoro fino a data da destinarsi (fino a quando, cioè, non si saranno trovate le coperture finanziarie per consentire la sostituzione dei "quota 96" con nuovi assunti). 


Dopo un'estate di "pie illusioni", alimentate dalle ministre Carrozza e Madia, i Quota 96 sono tornati di nuovo al lavoro, sperando forse nella prossima legge di stabilità... Parole di solidarietà a tale categoria arrivano dalla senatrice PD Laura Puppato che, dichiarando il proprio impegno a risolvere presto la cosa, riconosce come "la questione dei Quota 96 sia una pagina molto brutta nella storia dei rapporti governo-Parlamento.".


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