Un breve commento di Rino Marinello, medico dell'emergenza e senatore nella trascorsa legislatura, in tema di immigrazione
Dedico questa puntata n. 130 di Posta e Risposta, la storica rubrica di dialogo con i lettori, a Rino Marinello che conobbi in Senato alcuni anni fa in occasione di una consulenza che mi chiese: è stato componente della Commissione Sanità del Senato nella XVIII legislatura, quella appena trascorsa. Medico appassionato, già in servizio presso l'Area di Emergenza dell'Ospedale di Sciacca per 33 anni, relatore a congressi scientifici ed autore di numerose pubblicazioni, Rino ha accumulato nella sua capiente gerla esperienze umanitarie in terra d'Africa: tre volte in Tanzania, una in Burkina Faso.

Tengo a riportare qui di seguito alcuni suoi pensieri a margine della situazione emergenziale che stiamo purtroppo vivendo nel nostro Paese la cui ultima condanna da parte della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo per il trattamento inumano e degradante risentito da quattro migranti provenienti dalla Tunisia per fatti risalenti al Governo Gentiloni dell'ottobre 2017 all'interno dell'hotspot di Lampedusa, sancisce: "le difficoltà derivanti dall'afflusso di migranti e richiedenti asilo non assolvono gli Stati membri dai loro obblighi".

La Corte EDU contesta all'Italia la violazione dell'art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (divieto di trattamenti inumani o degradanti), dell'art. 5 (diritto alla libertà e alla sicurezza) e dell'art. 4 (divieto di espulsione collettiva degli stranieri) del Protocollo 4 della Convenzione Europea (fonte La Stampa di venerdì 31 marzo 2023, edizione cartacea, pag. 2).

Dopo il naufragio di Cutro avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, sembra che non ci siano più parole.

Ascoltiamo quelle calde ed appassionate di un medico che ha trascorso l'esistenza a salvare vite in condizioni di emergenza.


Quali diritti per i migranti

"Oggi, sul lungomare di Sovareto, in Sciacca ho visto un giubbino di un bimbetto/a, adagiato sulle alghe di posidonia.

Una immagine triste che mi ha fatto pensare alle realtà del popolo Africano.

Mi ha colpito molto la manica del giubbino, rivolta verso l'alto come nell'atto di chiedere AIUTO.

Sono stato quattro volte in terra d'Africa, nell'Africa Nera, nell'Africa Povera.

Ho visto giovani donne morire di AIDS, e numerose altre malattie quali la sifilide, la tubercolosi, le dissenterie e la malaria che è quasi endemica.

Un mondo a molti sconosciuto o che non si vuol conoscere.

Immagini di sofferenza e di miseria, di donne, uomini e bambini che hanno forse una sola colpa, di essere nati in un mondo sbagliato.

Noi occidentali non capiamo quanto sia importante quello che abbiamo; potere bere quando si ha sete e mangiare quando si ha fame.

Ci interessiamo solo dello status symbol, del superfluo, del lusso e di ciò che non serve.

Lottiamo per il potere, per guadagnare sempre di più, per apparire e non per essere.

I valori del popolo Africano sono completamente diversi dai nostri, che siamo sempre più attaccati ai beni materiali.

Lì esiste solo la miseria, la povertà assoluta, le malattie e la quotidianità della morte.

Il mio pensiero corre allo sbarco dei clandestini a Lampedusa e capisco i motivi che spingono queste popolazioni a scappare dalla loro Terra e ad imbarcarsi su un barcone, fuggendo da una morte certa verso una morte probabile, con la speranza di riuscire ad avere un futuro migliore.

Ho visto la povertà assoluta: capanne di fango con il tetto in paglia e all'interno: "il niente", servizi igienici inesistenti, bambini malnutriti, strade non asfaltate, non luce, né acqua, tribù, usi e costumi di un tempo trascorso".

Autore: Rino Marinello

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