Confermata la revoca dell'assegno divorzile da 1,4 milioni di euro nei confronti dell'ex Veronica Lario che dovrà restituire oltre 45 milioni di euro al Cavaliere

di Lucia Izzo - Con la sentenza n. 21926/2019 (qui sotto allegata), la Corte di Cassazione mette la parola fine al confronto giudiziario che ha visto fronteggiarsi Silvio Berlusconi e l'ex moglie Veronica Lario dopo la fine del loro matrimonio. Il Cavaliere è riuscito a spuntarla anche innanzi ai giudici di legittimità che hanno confermato quanto precedentemente stabilito dalla Corte d'Appello di Milano.

Divorzio Lario-Berlusconi: le tappe

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Dopo lo scioglimento del matrimonio, il Tribunale di Monza aveva riconosciuto a Veronica Lario (il cui vero nome è Miriam Bartolini) un assegno divorzile di ben 1,4 milioni di euro che il benestante ex avrebbe dovuto versarle mensilmente.

Importo poi azzerato dai giudici del gravame secondo i quali l'ex moglie di Berlusconi poteva contare su un cospicuo patrimonio "costituito integralmente dall'ex coniuge nel corso del quasi ventennale matrimonio", senza considerare anche la capacità della donna di produrre reddito, "sia per le ingenti somme di danaro che l'ex coniuge le ha corrisposto, sia per le proprietà immobiliari di cui è titolare".


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E oltre ai numerosi beni immobili, la Corte d'Appello non ha dimenticato di menzionare anche i numerosissimi gioielli che la donna avrebbe ricevuto in dono dal marito durante la relazione, il cui valore è stato stimato in decine di milioni di euro.


Insomma, per i giudici meneghini la ex signora Berlusconi avrebbe potuto contare comunque su un elevato tenore di vita anche dopo la fine della relazione. Un provvedimento sul quale ha inciso anche il mutato orientamento della Cassazione, intervenuto nelle more del procedimento.

Addio tenore di vita

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Con la sentenza n. 11504/2017 gli Ermellini hanno modificato il criterio attributivo dell'assegno di divorzio, sostituendo il tenore di vita endoconiugale con il parametro della mancanza di autosufficienza economica del richiedente.


E la condizione di Veronica Lario è stata ritenuta dalla Corte territoriale non di mera autosufficienza, bensì di "benessere economico tale da consentire un tenore di vita elevatissimo, sia che si faccia riferimento al nuovo criterio che al precedente", tenuto conto del fatto che il complessivo patrimonio della donna è stato "costituito dal marito", secondo la Corte d'Appello, proprio allo scopo di preservarle e garantirle anche per il futuro le aspettative maturate.


Quale conseguenza della revoca dell'assegno (a partire dal marzo 2014), la Lario è stata obbligata dai magistrati a restituire al facoltoso ex marito oltre 45 milioni di euro oltre interessi. Una sentenza contro la quale non è mancata l'impugnazione della donna in Cassazione nell'estremo tentativo di modificare l'esito della vicenda.


Tuttavia, anche l'ultimo round della vicenda se l'è aggiudicato Silvio Berlusconi: la Corte di legittimità, nella pronuncia depositata il 30 agosto 2019, ha respinto integralmente il ricorso della Lario aderendo invece, alle argomentazioni difensive secondo cui, già durante il matrimonio, Berlusconi avrebbe ampiamente assolto ai propri obblighi di assistenza economica costituendo in favore della ex moglie un patrimonio mobiliare e immobiliare di notevolissimo valore.

Addio assegno anche se la ex si è dedicata alla cura della famiglia

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A nulla servono le doglianze con cui Veronica Lario sottolinea di aver sacrificato le aspettative lavorative e professionali per dedicarsi in via esclusiva o prevalente alla cura della famiglia.

Pur non essendo in discussione che la donna abbia assunto un ruolo prevalente, se non esaustivo, nella conduzione della vita familiare, in particolare esplicata nella funzione educativa oltre che di cura e assistenza dei figli, e che questo sia stato il frutto della comune volontà dei coniugi di differenziazione dei ruoli, secondo la Cassazione deve escludersi l'interferenza causale di ciò sulla sua condizione economico patrimoniale.

L'oggettivo squilibrio tra l'ingente patrimonio di Berlusconi e quello, comunque ragguardevole, della Lario non discende infatti dall'impostazione della vita coniugale e familiare, in particolare in quanto il primo poteva contare su un'enorme ricchezza personale ancor prima del matrimonio e che non è stata di fatto influenzata dalla conduzione della vita familiare.

Acquisizioni patrimoniali compensano il sacrificio delle aspettative professionali

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Tuttavia, conclude la sentenza, l'accertamento di fatto, non contestato, che assume primario rilievo nell'escludere il riconoscimento del diritto all'assegno di divorzio anche alla luce del parametro composito elaborato recentemente dalle Sezioni Unite, è costituito dal fatto, non contestato, della formazione dell'intero patrimonio della ricorrente da parte dell'ex coniuge.

Le varie acquisizioni economico patrimoniali pervenute a Veronica Lario durante il matrimonio hanno in pratica compensato anche il sacrificio delle aspettative professionali, attesa la loro composizione, entità e attitudine all'accrescimento, secondo l'accurata e completa indagine di fatto svolta insindacabilmente dalla Corte d'Appello.

Tale origine dell'attuale condizione economico patrimoniale della donna induce dunque a ritenere interamente attuato, grazie agli interventi in corso di matrimonio dell'ex coniuge, il riconoscimento della funzione endofamiliare dalla stessa svolta, consentendole di affrontare la fase successiva allo scioglimento del vincolo in condizioni di assoluta agiatezza.

Scarica pdf Corte di Cassazione, I civ., sent. n. 21926/2019

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