Dopo il blocco agli aumenti degli assegni previsto dalla Riforma Fornero, da gennaio le pensioni torneranno a essere soggette alla perequazione automatica. Ma per le minime solo pochi euro di aumento

di Lucia Izzo - Dal prossimo anno diverse novità riguarderanno le pensioni: non solo si assisterà a una modificazione dei requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia e di anzianità (leggi Quando andremo in pensione con la riforma?), ma gli assegni torneranno finalmente a salire seppur con un incremento assai modesto.

Pensioni: dal 2019 torna la perequazione automatica

Nel dettaglio, i suddetti aumenti saranno dovuti alla ripartenza della c.d. perequazione automatica, nota in passato come "scala mobile", che era stata bloccata dalla riforma Fornero del 2011 per gli anni 2012 e 2013. In seguito, era stata la Legge Finanziaria 2014 (L. 174/2013), approvata dal Governo Letta, a introdurre una fase transitoria volta a ripristinare gradualmente la precedente normativa.


La rivalutazione (o perequazione automatica) è un meccanismo che consente di adeguare gli importi delle prestazioni sociali alla variazione del costo della vita accertata dall'Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT). Alla fine di ogni anno, un apposito decreto del MEF si occupa di stabilire la variazione percentuale, stimata in via provvisoria, da applicarsi per l'anno in corso sull'importo della pensione mensile.

La scadenza della disciplina transitoria, che aveva fermato negli scorsi anni l'operatività del suddetto meccanismo, è prevista proprio per il 31 dicembre di quest'anno, di conseguenza, dal prossimo i pensionati potranno beneficiare di un aumento dell'1% degli assegni, compresi i trattamenti medio alti.

Rivalutazione pensioni: per le minime solo pochi euro

In sostanza, con l'incremento di un punto percentuale saranno proprio questi ultimi trattamenti a trarne maggior giovamento. Le minime, infatti, dovrebbero salire solo di una manciata di euro (da 507,42 euro a 512,49 euro) e lo stesso anche gli importi degli assegni sociali (da 453 euro a 457,53 euro).


Più rilevanti, invece, gli aumenti che interesseranno gli assegni superiori alle minime. La fase transitoria, infatti, ha stabilito che la rivalutazione sarebbe avvenuta in maniera differente a seconda dell'importo della pensione. In particolare, la fase transitoria aveva previsto 5 fasce di reddito in totale, ma dal prossimo anno queste saranno ridotte a tre, stante il ritorno dell'operatività della legge 388/2000.


Ad esempio, verranno rivalutate in maniera piena (100% dell'importo) le pensioni di importo inferiore a tre volte il trattamento minimo INPS, oggi fissato in 507,42 euro (dal 2019 subirà una piccola variazione). La perequazione, invece, sarà del 90% per gli assegni di importo compreso tra 3 e 5 volte il trattamento minimo e 75% per le pensioni superiori a 5 volte il trattamento minimo.


Tuttavia, per le conoscere le cifre esatte dell'aumento sarà necessario attendere un apposito decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze e del Ministero del Lavoro. Ciononostante, al momento nel mirino del Governo ci sono proprio gli assegni medio-alti: l'esecutivo, infatti, sta studiando un meccanismo per estromettere dalla rivalutazione in particolare le pensioni superiori a 4.500 euro.


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