MEDIAevo n. 25 di Paolo M. Storani - Pressoché silenziato dai grandi organi di informazione, nella giornata del 3 luglio 2013 è accaduto un fatto grave: il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha presieduto il Consiglio Supremo di Difesa, organo di intesa operativa i cui atti non hanno efficacia esterna.
Le conclusioni del comunicato finale emesso da tale organo sono state che il Parlamento non può porre veti sulla questione dell'acquisto da parte del nostro Paese di armamenti come i cacciabombardieri F35.
Ora, dato per scontato che l'Italia sia ancora nell'attualità una democrazia parlamentare, il Parlamento è sovrano perché anche la recente Legge 244/2012, per quanto di fattura non ottimale, ciò pare affermare in modo sufficientemente categorico, pure nell'ottica di indirizzo in materia di politiche di sicurezza nazionale.
Una cosa è certa: il Consiglio Supremo di Difesa non aveva il potere giuridico di porre vincoli al Parlamento in quanto le finalità dell'organo sono di porre il Presidente nella condizione di ponderare la gestione di ipotetici crisi internazionali.
Ovviamente mentre lo presiede, il Capo dello Stato rimane il garante della Costituzione che è ispirata a chiarissimi principi pacifisti, mentre i costosissimi F35, essendo in grado di trasportare testate atomiche, sono in contrasto, oltre che con l'attuale frangente di gravissima crisi economica in cui versa il Paese, con il dettato della Carta fondamentale, che ripudia la guerra.
L'Italia spenderà per i caccia dodici miliardi di euro, dei quali i primi due già versati per la partecipazione all'operazione dalla quale si stanno sfilando alcune nazioni.
E' il Parlamento che delega al Governo la revisione degli armamenti.
Correttamente il MoVimento Cinquestelle, Sel e frammenti del Partito Democratico hanno contestato il deliberato del Consiglio Supremo di Difesa; in particolare, il Vice-Presidente della Camera, 'cittadino' Luigi Di Maio, a proposito del sostanziale esautoramento del Parlamento da una decisione che costerà agli Italiani una cifra colossale ed assurda, ha parlato di "schiaffo alle Camere". Per contro sul Corriere della Sera, edizione cartacea del 4 luglio 2013, il giurista Piero Alberto Capotosti
, già Presidente della Consulta, ha dichiarato che "il governo è vincolato dal rapporto di fiducia con il Parlamento ma anche dagli impegni internazionali, con la Nato e anche con le Nazioni Unite. Solo una visiona panparlamentaristica può negare al governo una funzione in questo senso. Si tratta pur sempre di equilibri molto delicati tra i supremi organi dello Stato, che non possono essere retti da regole precise ma invece affidati ai principi di flessibilità propri del sistema parlamentare".
Ricordiamo che la scorsa settimana il Parlamento ha deliberato di istituire una Commissione che in sei mesi dovrà valutare pro e contro all'acquisto.
Ogni aereo ha un costo che oscilla tra i 99 ed i 107 milioni di euro, e presenta difetti strutturali in caso di temporali. Il Ministro della Difesa, Mario Mauro vorrebbe aumentare l'impegno dell'Italia nel progetto. Ha dichiarato di recente che non di strumenti di morte e devastazione si tratta, bensì di "strumenti di pace".
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