La Sezione Lavoro della Corte di Cassazione (Sent. 19232/2007) ha stabilito che può essere legittimo il licenziamento del lavoratore che offende e letteralmente "parli male" dell'azienda presso cui presta la propria attività lavorativa.
Secondo i Giudici del Palazzaccio, il comportamento del lavoratore può costituire giusta causa per il licenziamento poichè la maldicenza espressa, può esprimere una potenzialità negativa sul futuro adempimento degli obblighi del dipendente minando, in maniera determinante e a volte irreversibile, il rapporto di fiducia con il datore di lavoro.
Sul punto, gli Ermellini hanno chiarito che l'intensità del rapporto di fiducia, dipende inevitabilmente dalla natura e dalla qualità del singolo rapporto, dalla posizione coperta dal lavoratore e dal grado di affidamento richiesto.
Con questa decisione gli Ermellini hanno annullato la reintegrazione nel posto di lavoro richiesto da una infermiera licenziata per essersi espressa negativamente sulle effettive capacità professionali del personale dell'azienda ospedaliera presso cui lavorava e per aver gettato discredito sull'intera struttura.

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