Una breve guida sui centri per l'immigrazione in Italia: dai CPSA agli ex CIE sino ai nuovi Hotspot vediamo in cosa consistono e come si differenziano

Avv. Francesca Servadei - Coloro che entrano in modo clandestino in Italia sono accolti presso i centri per l'immigrazione, dove ricevono assistenza, vengono visitati e per ultimo trattenuti per l'espulsione.

Questi centri si dividono in: CPSA (Centro di primo soccorso e accoglienza), CDA (Centri di accoglienza), CARA (Centri di accoglienza per richiedenti asilo), CIE (Centri di identificazione ed espulsione) ora rinominati CPR (Centri di permanenza per i rimpatri). Inoltre, tra le strutture per i migranti si segnalano anche i nuovi Hotspot e gli Hub regionali.

Vediamo, dunque, le funzioni e le differenze tra i vari centri, oltre alle strutture esistenti nella penisola, tenendo conto, tuttavia, che gli ultimi dati aggiornati dal Ministero dell'Interno risalgono a luglio 2015:


Centro di primo soccorso e accoglienza (CPSA)

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Trattasi di strutture ove ospitano gli stranieri una volta entrati nel territorio Nazionale. In tali centri gli immigrati clandestini ricevono le prime cure mediche, vengono fotosegnalati ed hanno la possibilità di richiedere protezione internazionale. Una volta cessate tali attività vengono poi trasferiti negli altri centri.

I CPSA si trovano ad Agrigento, Lampedusa, Cagliari, Elmas, Lecce , Otranto, Ragusa e Pozzallo.

Centri di accoglienza (CDA) e per richiedenti asilo (CARA)

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I centri di accoglienza (CDA) garantiscono prima accoglienza sul territorio italiano ai migranti per il tempo necessario alla loro identificazione ed all'accertamento della loro regolare presenza sul territorio nazionale. Lo straniero irregolare, invece, che richiede protezione internazionale, ossia richiedente asilo politico, viene inviato al CARA (Centro per richiedenti asilo), per il tempo necessario alla disamina della concessione della protezione internazionale.

Entrambe le strutture sono situate in: Gorizia, Gradisca d'Isonzo, Ancona, Arcevia, Roma, Castelnuovo di Porto, Foggia, Borgo Mezzanone, Bari, Palese, Brindisi, Restinco, Lecce, Don Tonino Bello, Crotone, Loc. Sant'Anna, Catania, Mineo, Ragusa, Pozzallo, Caltanissetta, Contrada Pian del Lago, Agrigento, Lampedusa, Trapani, Salina Grande, Cagliari ed Elmas.

Centri identificazione ed espulsione (CIE)

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In tali centri, istituiti dalla legge Turco Napolitano come CPT (Centri di permanenza temporanea), denominati CIE (centri identificazione ed espulsione dalla legge Bossi Fini), e oggi rinominati CPR (Centri di permanenza per i rimpatri) dalla legge n. 46/2017, vengono inviati gli stranieri sprovvisti di regolare titolo di soggiorno e che non chiedono protezione internazionale o che comunque non ne hanno i requisiti.

Tali strutture hanno la principale finalità di evitare che gli stranieri suindicati si disperdano sul territorio nazionale (trattasi in genere di soggetti in via di espulsione e sui quali grava il relativo provvedimento da parte delle Forze dell'Ordine) e il tempo di permanenza massimo è di 18 mesi durante i quali i soggetti vengono identificati e vengono attivate le procedure per l'espulsione ed il rimpatrio.

Tali Centri si trovano in: Roma, Torino, Bari, Trapani e Caltanissetta.

Hotspot

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Secondo una scheda informativa della Commissione Europea, gli Hotspot sono un "metodo di gestione dei flussi migratori eccezionali per dare sostegno agli Stati membri in prima linea nell'affrontare le fortissime pressioni migratorie alle frontiere esterne dell'UE". Inoltre, si dispone che L'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO), l'Agenzia dell'UE per la gestione delle frontiere (Frontex), l'Agenzia di cooperazione di polizia dell'UE (Europol) e l'Agenzia per la cooperazione giudiziaria dell'UE (EUROJUST) lavoreranno sul terreno con le autorità dello Stato membro per aiutarlo ad adempiere agli obblighi derivanti del diritto dell'UE e a condurre con rapidità le operazioni di identificazione, registrazione e rilevamento delle impronte digitali dei migranti in arrivo". In sostanza, si tratta di strutture allestite per identificare in modo rapido, registrare e rilevare le impronte digitali dei migranti create per sostenere i Paesi più esposti ai nuovi arrivi, tra cui appunto il nostro Paese.

L'Italia, insieme alla Greci, è il primo degli Stati membri ad avere attuato il metodo basato sugli Hotspot.

AVV.FRANCESCA SERVADEI

STUDIO LEGALE SERVADEI

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Foto: 123rf.com
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