Non poteva mancare, nel discorso di fine anno pronunciato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, un richiamo alla crisi finanziaria. Con estrema chiarezza il Presidente punta il dito su quelle che sono state le cause della crisi: uno Stato che ha speso troppo e che in tal modo è finito con l'imporre tasse troppo pesanti per i contribuenti onesti. Il debito pubblico
è cresciuto a dismisura ma, spiega Presidente, c'è anche chi ne ha tratto e continua a trarne profitto. Il Capo dello Stato fa espresso riferimento a "fenomeni di dilagante corruzione e parassitismo, di diffusa illegalità e anche di inquinamento criminale" che hanno contribuito a portare lindebitamento pubblico fino a livelli insostenibili. C'è poi "l'altra grande patologia italiana : una massiccia, distorsiva e ingiustificabile evasione fiscale. Le priorità sono dunque quelle di una lotta alla corruzione e all'evasione fiscale. Secondo il Presidente "lo sforzo di risanamento del bilancio, culminato nell'ultimo, così impegnativo decreto approvato giorni fa dal Parlamento
, deve essere portato avanti con rigore. Nessuna illusione possiamo farci a questo riguardo. Ma siamo convinti che i frutti non mancheranno. I sacrifici non risulteranno inutili. Specie se l'economia riprenderà a crescere : il che dipende da adeguate scelte politiche e imprenditoriali, come da comportamenti diffusi, improntati a laboriosità e dinamismo, capaci di produrre coesione sociale e nazionale. Parlo dei sacrifici, guardando specialmente a chi ne soffre di più o ne ha più timore. Nessuno, oggi - nessun gruppo sociale - può sottrarsi all'impegno di contribuire al risanamento dei conti pubblici, per evitare il collasso finanziario dell'Italia". Colpire corruzione ed evasione fiscale
non è cosa semplice e, spiega Napolitano, "richiede accurata preparazione di strumenti efficaci e continuità". E' necessario "senza indugio procedere alla puntuale revisione e alla riduzione della spesa pubblica corrente : anche se ciò comporta rinunce dolorose per molti a posizioni acquisite e a comprensibili aspettative". Il presidente richiama anche la necessità di procedere con equità. "si deve innanzitutto stare attenti a non incidere su già preoccupanti situazioni di povertà, o a non aggravare rischi di povertà cui sono esposti oggi strati più ampi di famiglie, anche per effetto della crescita della disoccupazione, soprattutto giovanile". "L'Italia può e deve farcela - ha detto il Napolitano - la nostra società deve uscirne più severa e più giusta, più dinamica, moralmente e civilmente più viva, più aperta, più coesa. Rigore finanziario e crescita. Crescita più intensa e unitaria, nel Nord e nel Sud, da mettere in moto con misure finalizzate alla competitività del sistema produttivo, all'investimento in ricerca e innovazione e nelle infrastrutture, a un fecondo dispiegarsi della concorrenza e del merito". Ci saranno sacrifici inevitabili per tutti, spiega il Capo dello Stato, "ma la preoccupazione maggiore che emerge tra i cittadini, è quella di assicurare un futuro ai figli, ai giovani. E' questo l'obiettivo che può meglio motivare gli sforzi da compiere : è questo l'impegno cui non possiamo sottrarci. Perseguire questi obiettivi, uscire dalle difficoltà in cui non solo noi ci troviamo è impossibile senza un più coerente sforzo congiunto al livello europeo".
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