Le richieste del Coordinamento Magistratura di Pace sullo stato di emergenza degli uffici giudiziari. Le ragioni dello sciopero che durerà fino al 16 ottobre

Magistratura onoraria: le ragioni dello sciopero nazionale

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Proseguirà fino al prossimo 16 ottobre, l'astensione dalle udienze civili e penali e dalle altre attività, indetta dai giudici onorari e giudici di pace. Lo sciopero era stato proclamato dalla Consulta della Magistratura Onoraria lo scorso 4 settembre 2020, con una nota sottoscritta anche dai direttivi delle associazioni di categoria della magistratura onoraria e di pace Aimo, Agot, Anmo, Angdp, Confgdp, Federmot, Mov 6 Luglio, Unagipa, Unimo.

Leggi Magistrati onorari in sciopero ad ottobre

I magistrati hanno fatto ricorso allo strumento dello sciopero per richiamare l'attenzione delle istituzioni e spingere perché si prema l'acceleratore verso un rapido intervento normativo che deve, in primis, riconoscere ai magistrati onorari i diritti propri di ogni lavoratore ma che garantisca l'efficacia del sistema giudiziario «nel supremo interesse della Giustizia, del Paese e dei cittadini».

Come chiarisce la presentazione dell'iniziativa la magistratura onoraria continua ad evidenziare la «situazione di caporalato di Stato» in cui opera, priva di tutele previdenziali ed assistenziali ed i gravi danni che l'imminente entrata in vigore della riforma "Orlando" arrecherebbe a tutto il sistema giustizia.

Coordinamento Magistratura di Pace, lo stato di emergenza degli uffici giudiziari

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In occasione dello sciopero indetto dalla categoria dei Giudici di Pace, viceprocuratori e Giudici onorari di Tribunale c'è da registrare l'intervento della Presidente Coordinamento Magistratura di Pace, Olga Rossella Barone sullo stato di emergenza degli uffici giudiziari, in particolare degli uffici del Giudice di Pace

e relative richieste di interventi. Perchè i giudici di pace «non solo sono stati abbandonati - chiarisce in premessa la nota - ma di fatto, alla luce degli ultimi eventi, della bozza di riforma DDL Bonafede e nonostante l'intervento chiarificatore della sentenza della Corte di Giustizia Europea del 16 luglio 2020, risulta nitida la volontà di portare a compimento un disegno iniziato con l'approvazione della Riforma Orlando, teso, attraverso la precarietà del singolo ovvero della categoria della magistratura precaria, a precarizzare tutto l'intero comparto giustizia».

Una denuncia reiterata, prima dell'avvento della pandemia: «Finora uno dei limiti più gravi agli investimenti stranieri da parte di multinazionali o di organismi realmente interessati al nostro territorio era rappresentato proprio dagli impedimenti derivanti dall'amministrazione della giustizia e dalla potenzialità di essere destinatario non solo di un uso distorto della stessa, ma anche e soprattutto, di non riuscire ad ottenere in tempi brevi delle risposte». E poi ancora «Il giudizio negativo da parte della Commissione europea sul funzionamento della Giustizia in Italia che risultava sempre più inefficiente e lenta. Nonostante i continui richiami della Commissione, i tempi necessari per risolvere contenziosi civili e commerciali erano in progressivo aumento».

«I Giudici di Pace - si precisa - attualmente sono gli unici lavoratori in Italia congiuntamente ai MOT, che, nel periodo dell'emergenza COVID si sono ritrovati nella paradossale situazione, non solo di non aver retribuzione certa, ma in particolare di essere privi di una copertura assistenziale e previdenziale, per cui, di fatto non possono né ammalarsi di COVID, accedendo, peraltro, alle tutele in materia di infortunio sul lavoro, ma tantomeno morire (sic!) non essendo previsto un TFR e una pensione di reversibilità per i propri congiunti. Garantirne la permanenza nelle funzioni da subito consentirebbe di ovviare definitivamente alla questione retributiva, evitando peraltro la paralisi degli uffici che avverrà inevitabilmente con l'entrata in vigore della Riforma Orlando».

Coordinamento Magistratura di Pace, gli interventi urgenti e necessari

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Dal canto suo il Coordinamento Magistratura di Pace richiede «interventi normativi urgenti mirati alle situazioni emergenziali relativi all'ufficio del Giudice di Pace «da riconsiderarsi - specifica - nel suo ruolo di Ufficio di Giustizia di Prossimità».

Gli interventi, chiarisce la nota, dovranno prevedere:

- stabilizzazione dei magistrati attualmente in servizio, unica garanzia di una Giustizia autonoma ed imparziale. Giudici di Pace e Mot, non sono solo privi di retribuzione, ma manca per loro effettiva copertura assistenziale e previdenziale. «Garantirne la permanenza nelle funzioni da subito, con una retribuzione svincolata dal cottimo, eventualmente prevedendo dei premi di produttività, e applicando negli uffici ove vi è scopertura degli organici, anche gli ex got attualmente in servizio che ne facciano domanda, con pari diritti/doveri/competenze/retribuzione, consentirebbe di ovviare definitivamente alla questione retributiva

- diversa situazione amministrativa e organizzativa dei diversi uffici dei Giudici di Pace, non tutti facenti capo al Ministero, molti invece gestiti dai Comuni con diversità, dunque, di gestione delle risorse finanziarie. Per consentire la reale ripartenza degli uffici, oltre ad intervenire destinando fondi sufficienti per adeguare le infrastrutture, carenti peraltro, soprattutto sotto il profilo sanitario in tutti gli uffici.

- In via d'urgenza servirebbe una fase transitoria di diciotto mesi in cui avviare il processo telematico, posto che tale modalità ha già avuto una prima partenza con la comunicazione del Dipartimento Generale per i sistemi Informativi automatizzati prot. N. 19949/2019. Tale modalità dovrebbe essere sempre associata alla trattazione tradizionale e trattazione figurata, in considerazione della quantità di contenzioso.

- potenziamento e ampliamento della competenza reale dell'ufficio del giudice di pace con affidamento esclusivo in materia di conciliazione mediante l'applicazione dell'art.322 cpc, prevedendo, dunque, la realizzazione di quell'ufficio di Giustizia di prossimità con stabilizzazione di figure professionali, distinte dal Giudice di Tribunale, e incompatibili con qualsiasi attività privata o pubblica.

- abrogazione e semplificazione dei testi normativi, individuando la competenza esclusiva del tribunale, in particolare per tutte le materie inerenti le imprese, compreso le procedure fallimentari e di esecuzione.

Si tratterebbe di primo intervento, conclude Barone «rimo intervento, almeno per quanto attiene il settore civile, per cominciare a tentare di rimediare alle falle in cui si ritrova questo Stato che attualmente, e di fatto, sta violando già l'art. 83, 6 c. L.27/20020, un dovere per chi ha veramente quale stella polare l'efficienza della Giustizia».


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