La lettera aperta del Coordinamento giovani giuristi italiani ai neodiplomati con dati e statistiche ufficiali che dipingono il quadro desolante di una categoria dimenticata dalla politica e dagli ordini professionali

di Gabriella Lax - «Giurisprudenza non dà lavoro». Questo è l'avvertimento, il triste monito lanciato ai neodiplomati dalla lettera aperta del Coordinamento giovani giuristi italiani che, dati alla mano, fotografa un quadro desolante di una categoria dimenticata dalla politica e dagli ordini professionali.

A 5 anni dal titolo, senza occupazione il 24% dei laureati in giurisprudenza

Sul fronte occupazionale, dai dati e dalle statistiche, emerge che il nostro Paese se la passa peggio della Romania. Il paese dell'Est «supera l'Italia di ben 26 punti percentuali, registrando un 88,9% di laureati occupati da uno a tre anni sul 62,8% italiano». Riescono a fare peggio solo la Grecia e la Macedonia del Nord.

Ma non finisce qui: anche a cinque anni dal conseguimento del titolo, i giuristi italiani registrano un tasso di occupazione «decisamente inferiore rispetto a quello rilevato per tutti gli altri gruppi disciplinari, pari al 76,7%», grazie ai numeri forniti nell'ultimo rapporto Almalaurea.

La situazione non migliora se si guarda al reddito medio dei giovani giuristi. «Dopo cinque anni di università, diciotto mesi di pratica non retribuita e un Esame di Stato fra i più selettivi in Europa - chiarisce la lettera - il neo-avvocato ha una prospettiva di guadagno che oscilla da zero a 10.300,00 euro annui nel 44,5% dei casi: «nel 2015, un quarto degli avvocati italiani ha dichiarato meno di 1.000,00 euro al mese, attestandosi su soglie di povertà mai raggiunte prima».

Ma a cosa sono dovuti questi numeri terrificanti? Non è bastata una leggera diminuzione delle immatricolazioni, gli iscritti a giurisprudenza sono sempre troppi: né per chi una laurea ha già conseguito, né per chi ancora la insegue nella speranza di un futuro migliore per sé e per la propria famiglia.

A fronte di questi dati desolanti in assenza di un interlocutore politico, ai giovani non resta che parlarsi direttamente.

Così la lettera dei giovani giuristi conclude: in caso di «minimo dubbio sulla tua scelta, lasciati orientare dai Rapporti Almalaurea sulla condizione occupazionale dei gruppi disciplinari. Molto probabilmente, troverai da solo le risposte che cerchi».


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