Dai conti della IUL risulta che basta rinviare di un solo mese l'accesso alla pensione per ritrovarsi un assegno più basso fino a 340 euro

di Annamaria Villafrate - Il monito della UIL è chiaro: se non si metterà mano ai criteri d' individuazione dei coefficienti per il calcolo della pensione, i lavoratori troveranno sempre meno conveniente restare al lavoro. Serve una modifica urgente perché il buon senso vuole che chi lavora di più ha diritto a una pensione più alta, non il contrario.


Pensioni: i conti della UIL

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Basta rimandare di un solo mese il pensionamento, da dicembre 2018 a gennaio 2019, per vedersi ridurre la pensione di un importo sicuramente non trascurabile:

  • 268 euro per chi va in pensione a 67 anni;
  • 297 euro per chi ci va a 68;
  • 319 euro per chi rimanda a 69;
  • 340 euro per chi aspetta fino a 70.

Lo afferma la UIL, dopo aver analizzato i coefficienti di trasformazione previsti per le pensioni contributive, approvati con decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali del 15 maggio 2018. La revisione, operativa da gennaio 2019, è la quarta dal 2009, anno in cui è stato introdotto l'aggiornamento.

Finora gli aggiornamenti non hanno fatto altro che ripercuotersi negativamente sugli importi delle pensioni. Si, perché più si abbassano i coefficienti, più misere sono le pensioni.

Coefficienti di trasformazione: come funzionano?

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In pratica ecco come funzionano i coefficienti di trasformazione: al valore minore del coefficiente corrisponde un importo inferiore della pensione. Questo per poter distribuire sulla maggiore durata di vita del pensionato il valore contributivo maturato fino a quel momento.

La UIL, per far comprendere meglio agli italiani gli effetti di questi coefficienti di trasformazione, fa alcuni esempi di calcolo. Partendo da un montante contributivo di 280.000 euro, se oggi un lavoratore va in pensione a 67 anni, può contare su un assegno lordo di 1.045 euro al mese. Il discorso cambia, se lavoratore decide di rinviare di un solo mese l'accesso alla pensione, ovvero da dicembre 2018 a gennaio 2019. In questo caso infatti la sua pensione subirà, vita natual durante, una diminuzione di ben 268 euro!

Serve una riforma

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Urge una revisione dei meccanismi di calcolo delle pensioni. I criteri d'individuazione dei coefficienti infatti sono legati all'aspettativa di vita del lavoratore, meccanismo che penalizza tutti coloro che andranno in pensione a gennaio del 2019. Un vero e proprio disincentivo al lavoro. Chi ha convenienza a ritardare il momento del pensionamento se poi si ritrova una pensione più bassa? La riforma dovrebbe legare i coefficienti a fasce d'età, per fare in modo che chi decide di lavorare più a lungo sia premiato, non il contrario.


Foto: 123rf.com
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