Ne parliamo con Gian Ettore Gassani presidente dei matrimonialisti italiani

di Gabriella Lax - Coniugi che si separano o divorziano per pagare meno tasse. A fornire i dati di questo fenomeno che cresce è Gian Ettore Gassani, avvocato e presidente dell'Ami (Associazione matrimonialisti italiani). Di 91mila separazioni ogni anno (dati Istat del 2015) circa 6mila e 400 ossia il 7% sono fatte per pagare meno tasse. 

Avvocato Gassani, cosa pensa di questo fenomeno?

«Si tratta di un fenomeno odioso che andrebbe stroncato. In questo momento mancano gli strumenti idonei a verificare se una separazione ci sia o meno. Manca la forza nei territori di controllare tutto. Molte volte è lo stesso avvocato a non sapere di stare procedendo ad una separazione simulata. Non lo sa neanche il magistrato».

Quali sono i vantaggi di questi divorzi di convenienza?

«I vantaggi delle separazioni simulate sono sotto gli occhi di tutti. Viene meno il cumulo giuridico dei redditi per cui se i figli ad esempio sono collocati stabilmente presso uno dei due genitori, quasi sempre la madre, si calcolerà ai fini del modello Isee il reddito di cui gode la stessa. Questi ragazzi che magari sono figli di imprenditori, commercianti, risulteranno comunque a carico di una madre che, di solito, non ha un grande reddito. I vantaggi saranno sulle tasse universitarie, sui ticket sanitari ed altro. Ma non finisce qui. Se ad esempio il marito ha una casa di villeggiatura la trasformerà come prima casa e non pagherà le tasse in quanto prima casa o, se volesse acquistare un immobile ex novo, potrà comprarla come prima casa con lo sconto del 5% sulla tassa di registro. Ci sono una serie di vantaggi che spingono le coppie con un reddito medio/alto a utilizzare questo escamotage. 

Si tratta di un escamotage tutto italiano?

«Assolutamente sì. Nel nostro Paese abbiamo due fenomeni: quello dei separati in casa che si odiano a morte e dei finti separati che si amano alla follia. Fenomeni italiani in cui il matrimonio. Più che una scelta di vita, diviene strumento per eludere il fisco, se si tratta di molti soldi che vengono meno alle casse dello Stato». 

Qualche esempio in particolare?

«Ricordo il caso di Marina di Grosseto, in Toscana (a novembre 2011, si registrò un anomalo boom di residenti ndr), il cui sindaco denunciò il fenomeno di tanti separati (per finta) che avevano radicato la loro residenza in quella località per poi ottenere sgravi fiscali della prima casa. In quel frangente, la casa della villeggiatura risultava poi essere la casa del finto separato, a discapito del Comune che iniziava ad intascare sempre meno soldi. Tutto questo balzò agli occhi del sindaco e ci fu un'inchiesta sulle finte separazioni. 

Esistono delle "controindicazioni"?

«Occhio però perché se c'è una separazione simulata, ma uno dei due la vuole far valere, la stessa può avere un'efficacia giuridica. Mi è capitato il caso di una donna che ha fatto valere la separazione e poi "arrivederci e grazie". Anche perché il marito non avrebbe avuto il coraggio di dire in tribunale che si trattava di una finta separazione. Così la moglie si è presa la casa, i soldi al mese e tutto il resto».


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