Raggiunto l'accordo tra Aran e sindacati, 4 le aree

di Marina Crisafi - Dopo 17 ore di trattativa, è stato raggiunto nella notte l'accordo tra Aran e sindacati che riduce da dodici a quattro i comparti del pubblico impiego. Ad annunciarlo sono le sigle presenti al tavolo che ora affermano "il governo non ha più alibi: si rinnovino i contratti pubblici e lo si faccia subito".

Punto centrale dell'intesa, sottoscritta dalla maggior parte delle sigle sindacali, è la riduzione dei comparti a quattro: "funzioni centrali, funzioni locali, sanità e istruzione e ricerca". L'accorpamento ha riguardato primo e ultimo settore (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici e scuola ricerca e università che erano distinte), mentre la presidenza del consiglio (nonostante sul punto ci siano state le critiche delle sigle) rimane autonoma.

Con la riduzione dei comparti si determina consequenzialmente anche la riduzione delle aree dirigenziali (sempre a quattro), secondo quanto contemplato dalla legge Brunetta e sinora rimasto solo sulla carta.

Al fine di salvaguardare le specifiche professionalità all'interno dei comparti poi, oltre alla parte comune, si potrà affiancare una o più parti "speciali".

Quanto al capitolo rappresentatività sindacale è stata prevista una fase transitoria che fa salve le ultime elezioni delle Rsu ma tiene ferma la soglia del 5%, e, allo scopo di evitare il rischio scomparsa delle sigle più piccole, si offre la possibilità di alleanze e fusioni tra sindacati entro tempi prestabiliti.

Salutata positivamente dalle sigle, "la diminuzione del numero dei comparti risponde ad un'idea di aggregazione di settori, coerente con la politica di riduzione dei contratti - osservano nel merito dell'accordo Cgil, Fp Cgil e Flc Cgil, con l'augurio e l'impegno "che i contratti di settore, che per adesso costituiscono filiere pubbliche, possano essere integrati anche con i settori privati".

Fondamentale, secondo le sigle, "rimane la centralità del contratto nazionale, la valorizzazione della contrattazione decentrata, dando pienezza delle funzioni alle Rsu, e recuperando, per via contrattuale, titolarità in termini di organizzazione del lavoro e organizzazione dei servizi. Per noi riqualificare le Pubbliche Amministrazioni, valorizzando le professionalità e i servizi resi ai cittadini, rimane il punto centrale'.

Con la sottoscrizione dell'accordo è stato aggiunto, dunque, l'ultimo tassello mancante alla riapertura delle trattative per il rinnovo dei contratti, come più volte sottolineato anche dal ministro della P.A., Marianna Madia.

L'ultima legge di stabilità ha destinato al comparto 300 milioni di euro: cifra ritenuta insufficiente dai sindacati che puntano al nuovo Def e alla prossima finanziaria, al fine di "riconoscere adeguamenti salariali ai dipendenti che hanno gli stipendi bloccati da oltre sei anni".

Un blocco che la stessa Consulta (con la sentenza del luglio scorso) ha ritenuto illegittimo.


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