Monti stesso ha sottolineato che "Il provvedimento vuole incidere sul problema della cementificazione del territorio agricolo, che sta assumendo in Italia proporzioni sempre più preoccupanti", poiché "negli ultimi 40 anni la superficie agricola è passata da 18 a 13 milioni di ettari".
Punto centrale del decreto é la volontà di mettere un limite alla bulimia edificatoria di questi ultimi decenni, ponendo paletti reali, come stabilire il tetto massimo di superficie agricola edificabile sul territorio nazionale. Tetto che dovrà essere stabilito da un decreto ministeriale, che dovrà essere adottato da tutti i comuni e regioni entro 180 giorni dalla sua entrata in vigore. Per stabilire i limiti si dovranno tenere conto di vari fattori, come l'estensione delle aree urbane in rapporto a quella dei terreni agricoli, l'area effettiva di quelle già edificate, la necessità di costruire nuove infrastrutture pubbliche, l'esistenza di edifici abbandonati e la popolazione residente.
I limiti così stabiliti da decreto saranno aggiornati ogni dieci anni, da un Comitato che avrà il compito specifico di monitorare i terreni edificati ex-novo e quelli coltivati. Comitato che non riceverà alcun compenso extra o rimborso spese, oltre a quelli percepiti per il loro incarico istituzionale.
Inoltre chiunque benefici di aiuti statali o della comunità europea, destinati alla produzione agricola, non potrà cambiare la destinazione del proprio terreno agricolo per cinque anni. Vincolo che dovrà tassativamente essere riportato anche su eventuali atti di compra-vendita, pena la loro nullità legale. E per tutti quei comuni, ma anche privati, che si impegneranno del recupero dei nuclei abitati rurali, ci sarà precedenza per eventuali finanziamenti statali o regionali in materia di edilizia.
Un ddl che sulla carta promette un equilibrio tra aree urbane e rurali, che speriamo non rimanga solo sulla carta, o che si trasformi nell'ennesima "città del sole".barbaralgsordi@gmail.it