Il coniuge che dimostra di aver subito un vero e proprio mobbing dal partner può chiedere l'addebito della separazione? Vediamo cosa dicono la legge e la giurisprudenza

In cosa consiste il mobbing?

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Il mobbing è una continua svalutazione psicologica della vittima, mediante la messa in atto di comportamenti prepotenti, coercitivi e vessatori, finalizzati a rendere fragile e manipolabile la sua intera persona.
Il mobbing all'interno dell'ambito familiare (cd. mobbing coniugale/familiare) consiste in attacchi e accuse sistematiche nei confronti del proprio coniuge, ovvero convivente.
In altre parole consiste nel tentativo di sminuire il suo ruolo nell'ambito familiare, attivando continue provocazioni immotivate ovvero pressioni affinché il coniuge abbandoni il tetto coniugale ovvero venga escluso dalla gestione economica familiare ecc..
Anche il mobbing familiare, se perpetuato per lunghi periodi, può portare a danni nella sfera psicofisica della persona, che possono sfociare in sindrome ansioso-depressiva o in un disturbo post-traumatico da stress, con i sintomi caratteristici di angoscia, senso di inefficacia, diminuzione dell'autostima, oltre ai disturbi fisici collegati.

Il caso

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Una donna si è rivolta allo studio della scrivente costretta dal marito ad abbandonare il tetto coniugale. Difatti, la coppia è entrata in crisi a causa dei comportamenti persecutori del marito, che avevano reso la convivenza intollerabile.
La signora era continuamente vessata e posta in condizioni di inferiorità, veniva emarginata dalle decisioni sulla condizione familiare, con atteggiamenti sprezzanti sulla sua inferiorità economica, denigrata anche pubblicamente come moglie e come madre, ma soprattutto anche dinnanzi ai due figli.

Come si esprime la giurisprudenza sul mobbing familiare

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Si è cominciato a parlare di "mobbing familiare", grazie una sentenza della Corte di Appello di Torino che ha ritenuto il mobbing

quale causa dell'addebito della separazione, individuando determinati comportamenti lesivi della dignità del coniuge contrastanti con i doveri che derivano dal matrimonio.
Tuttavia, come ha specificato in seguito a più riprese anche la Corte di Cassazione, il mobbing coniugale non può solo essere considerato motivo di addebito della separazione, poiché attesa la gravità aggressioni dell'agente (dalla perdita della stima personale a quella genitoriale e professionale, dall'aggressione morale in ambito familiare a quella in ambito sociale), è necessario anche sottolineare la responsabilità civile nei rapporti coniugali e, di conseguenza, della risarcibilità dei danni ex art. 2043 c.c. , subiti dalla vittima del mobbing familiare.
A ben vedere la Corte di Cassazione con la nota ordinanza n. 21296/2017, sancisce il legittimo l'addebito della separazione per chi pratica "mobbing familiare" nei confronti del coniuge, con vessazioni tali da costringere il partner ad abbandonare la casa coniugale.
Tuttavia, tale comportamento rileva anche sotto il profilo del risarcimento per il danno subito, pertanto una volta ottenuto l'addebito della separazione sarà necessario intentare un'altra causa per ottenere detto risarcimento.

Conclusioni

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Per la cliente è stato ottenuto l'addebito della separazione dimostrando le violenze subite dal marito e si è in attesa di ottenere anche il risarcimento del danno, chiesto in separata sede, poiché il giudice della separazione non è competente.


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