Vediamo se sono necessarie formalità particolari per richiedere il TFR dopo averne compreso la disciplina, le finalità e il metodo di calcolo

In quali casi si può chiedere il TFR?

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Il TFR (Trattamento di fine rapporto) è un diritto che il lavoratore può vantare nei confronti del proprio datore in tutti i casi in cui viene a cessare il rapporto di lavoro, ossia nei seguenti casi:

  • licenziamento del datore di lavoro;
  • dimissioni volontarie del dipendente;
  • risoluzione consensuale del rapporto di lavoro;
  • cessazione del rapporto di lavoro per scadenza del termine contrattuale;
  • morte del dipendente.

A disciplinare questo istituto è l'art. 2120 del codice civile, il quale, sancisce infatti che tale diritto è riconosciuto "in ogni caso di cessazione del rapporto di lavoro subordinato".

Cessazione che, come precisato dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 11579/2014 rappresenta anche il momento dal quale inizia a decorrere il termine di prescrizione quinquennale a disposizione del lavoratore per far valere questo diritto.

Prima di capire se ci sono delle procedure specifiche che il lavoratore deve seguire per richiedere il TFR vediamo brevemente che cos'è più nel dettaglio questo trattamento.

Che cos'è il TFR?

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Il TFR molto semplicemente è formato da porzioni della retribuzione del lavoratore dipendente che, anziché essere corrisposte nelle varie buste paga, vengono messe da parte in un fondo, per essergli poi corrisposte quando il rapporto di lavoro viene meno.

A che cosa serve il TFR?

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Il TFR rappresenta per il lavoratore una sorta di paracadute in caso di perdita del posto di lavoro. In pratica il datore, attraverso l'accantonamento delle quote della retribuzione, mette da parte per il proprio dipendente una somma, che costui potrà utilizzare per le spese correnti fino a quando non troverà un'altra occupazione.

La ratio della norma è tanto più evidente se si pensa che l'art. 2120 c.c. al comma 6 prevede che: "Il prestatore di lavoro, con almeno otto anni di servizio presso lo stesso datore di lavoro, può chiedere, in costanza di rapporto di lavoro, una anticipazione non superiore al 70 per cento sul trattamento cui avrebbe diritto nel caso di cessazione del rapporto alla data della richiesta."

Questo per fronteggiare spese impreviste e importanti come le spese mediche o l'acquisto della prima casa.

Come viene calcolato il TFR?

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E' sempre l'art. 2120 del codice civile a descrivere il metodo di calcolo del TFR. Esso infatti stabilisce che "Tale trattamento si calcola sommando per ciascun anno di servizio una quota pari e comunque non superiore all'importo della retribuzione dovuta per l'anno stesso divisa per 13,5. La quota è proporzionalmente ridotta per le frazioni di anno, computandosi come mese intero le frazioni di mese uguali o superiori a 15 giorni. Salvo diversa previsione dei contratti collettivi la retribuzione annua, ai fini del comma precedente, comprende tutte le somme, compreso l'equivalente delle prestazioni in natura, corrisposte in dipendenza del rapporto di lavoro, a titolo non occasionale e con esclusione di quanto è corrisposto a titolo di rimborso spese."

Non è finita qui, perché il trattamento di fine rapporto, esclusa la quota maturata nell'anno, subisce un incremento, su base composta, al 31 dicembre di ogni anno, attraverso l'applicazione di un tasso costituito dall'1,5 % in misura fissa e dal 75 % dell'aumento dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, accertato dall'ISTAT, rispetto al mese di dicembre dell'anno precedente.

Come si richiede il TFR?

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In realtà nella maggior parte dei casi non è previsto che il lavoratore subordinato debba formulare una richiesta specifica per il TFR di sua spettanza. Il datore di lavoro dovrebbe infatti procedere automaticamente, venuto meno il rapporto di lavoro, a riconoscergli la somma che gli spetta.

Può tuttavia accadere che i contratti collettivi prevedano tempistiche particolari per l'erogazione del trattamento. In effetti se il rapporto di lavoro è durato tanti anni occorre dare il tempo necessario al datore per calcolarlo correttamente e applicare esattamente la tassazione. In assenza di termini contrattuali da rispettare invece, una volta concluso il rapporto, il datore deve riconoscerlo immediatamente.

E se il datore di lavoro non paga?

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Se il datore di lavoro non provvede al pagamento del TFR ma ha versato negli anni il contributo al Fondo di garanzia del TFR il lavoratore può chiedere il pagamento del suo Trattamento a quest'ultimo, in sostituzione del datore insolvente. Le modalità d'intervento del fondo sono piuttosto complesse e cambiano a seconda che il datore sia impossibilitato a pagare in quanto sottoposto o meno a procedure concorsuali. L'erogazione delle somme in ogni caso avviene in genere presso lo sportello di una banca convenzionata con l'Inps.

Leggi anche:

- Il trattamento di fine rapporto (Tfr)

- Calcolo del TFR

- Trattamento di fine rapporto: se il capo non corrisponde il TFR


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