Le cassette di sicurezza in cui conservare denaro o preziosi sono concesse in genere da una banca previa stipula di un contratto. Gli articoli 1839-1841 c.c. disciplinano la responsabilità della banca e l'apertura delle cassette

Cosa sono le cassette di sicurezza

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Le cassette di sicurezza sono servizi offerti dalle banche, in virtù di uno specifico rapporto contrattuale, che permette ai clienti di depositare nelle stesse beni, documenti, contanti o titoli che, per il loro valore o per qualsiasi altra ragione, si preferisce non conservare in casa.

Chi ha necessità in particolare di depositare contanti all'interno della cassetta deve sapere che in genere le banche consentono di riporre all'interno della cassette cifre non superiori ai 100.000 euro, previa stipula di un contratto assicurativo.

Dove vengono riposte le cassette di sicurezza

Poiché la ragione della stipula del contratto che prevede l'impiego delle cassette riguarda la custodia sicura del contenuto, esse vengono in genere collocate nel caveau della banca o in una stanza blindata. Trattasi di locali ai quali il titolare può accedere in piena autonomia e nel rispetto della propria privacy.

Cassette di sicurezza nel codice civile

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Per quanto riguarda l'aspetto normativo del contratto relativo al servizio delle cassette di sicurezza, esso è contenuto nel Codice civile, che gli dedica tre articoli, contenuti nella sezione II del titolo XVII dedicato ai contratti bancari, presenti all'interno del Libro IV delle Obbligazioni.

La responsabilità della banca per custodia e integrità

Nel primo articolo, il n. 1839 si definisce in particolare le responsabilità della banca presso la quale sono conservate le cassette. La norma dispone infatti che: "Nel servizio delle cassette di sicurezza

la banca risponde verso l'utente per l'idoneità e la custodia dei locali e per l'integrità della cassetta, salvo il caso fortuito."

La norma, anche se sintetica, fornisce informazioni importanti sul rapporto contrattuale che insorge tra il cliente e la banca. Prima di tutto emerge che il contratto è consensuale (art. 1376 c.c).

Emerge poi che il principale obbligo della banca, in relazione a questo tipo di contratto, è la custodia dei locali e l'integrità della cassetta che in essi viene conservata. La banca è infatti tenuta a garantire che i locali siano sempre ben sorvegliati e idonei alla conservazione e alla sicurezza quindi del contenuto delle cassette.

Obbligo che viene rispettato attraverso sistemi di sicurezza che si basano su particolari sistemi che prevedono l'utilizzo di più chiavi o di chiavi abbinate a sistemi di apertura elettronici.

L'Istituto di credito è esonerato da responsabilità solo se riesce a dimostrare che la violazione della cassetta si è verificato per un caso fortuito alla stessa non imputabile. Termine, quello di caso fortuito, che si identifica con eventi calamitosi come il terremoto ad esempio, non invece con il furto perché è proprio uno degli eventi che si vogliono scongiurare con la stipula del contratto con la banca.

Apertura della cassetta di sicurezza

Le altre due disposizioni del codice civile sono invece dedicate all'apertura delle cassette di sicurezza.

L'art. 1840 c.c. in particolare dispone che: "1. Se la cassetta è intestata a più persone, l'apertura di essa è consentita singolarmente a ciascuno degli intestatari, salvo diversa pattuizione. 2. In caso di morte dell'intestatario o di uno degli intestatari, la banca che ne abbia ricevuto comunicazione non può consentire l'apertura della cassetta se non con l'accordo di tutti gli aventi diritto o secondo le modalità stabilite dall'autorità giudiziaria."

Apertura forzata per ordine dell'Autorità

La seconda invece, ossia l'art. 1841 c.c. si occupa dell'apertura forzata della cassetta di sicurezza. Questa ipotesi si realizza quando il contratto relativo alla cassetta è scaduto e il titolare non si presenta per ritirare il contenuto.

In questo caso la banca, scaduto il contratto e decorsi sei mesi da detto termine, previa intimazione al contraente, che può avvenire anche con raccomandata con avviso di ricevimento, può chiedere al tribunale l'autorizzazione ad aprire la cassetta.

All'apertura forzata deve presenziare un notaio designato e l'operazione deve avvenire con tutte le cautele disposte dal tribunale, che può anche definire in che modo i beni contenuti nella cassetta devono essere conservati e disporre la vendita di una parte dei beni per soddisfare il credito della banca relativo ai canoni e alle spese sostenute dalla banca.

Apertura forzosa in caso di fallimento dell'intestatario

Un'altra ipotesi di apertura forzata si può verificare nel caso in cui l'intestatario della cassetta sia stato sottoposto a fallimento.

In questi casi la banca è tenuta a bloccare il rapporto contrattuale e a comunicare al curatore l'esistenza di una cassetta di sicurezza presso la propria sede del soggetto dichiarato fallito, comunicando l'eventuale cointestazione a un altro soggetto.

Poiché in genere il curatore non dispone delle chiavi per aprire la cassetta la banca può dare il proprio consenso all'apertura forzosa su richiesta dello stesso, che per entrare in possesso del contenuto, deve essere previamente autorizzato dal giudice delegato con apposito decreto.

Come funzionano le cassette di sicurezza e quanto costano

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Il funzionamento delle cassette di sicurezza non è sempre uguale. Ogni banca è libera di regolare il servizio come meglio crede. Le modalità di accesso sono differenti da istituto a istituto.

Di norma, è comunque sempre prevista la trascrizione dell'accesso del titolare (o di un soggetto terzo delegato) sull'apposito registro, alla presenza di un funzionario che lo identifica e lo accompagna nel locale in cui la cassetta è collocata.

Anche il costo del servizio è un aspetto variabile del contratto. Alcune banche chiedono sempre un costo, che per le cassette di piccole e medie dimensioni varia dai 50 ai 200 euro all'anno, altre invece concedono gratuitamente la cassetta ai clienti fidelizzati che con la banca hanno in corso contratti di conto corrente, depositi, polizze, ecc.

Sono davvero anonime?

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Nell'offrire il servizio in analisi le banche sono molto attente al rispetto assoluto della privacy del cliente, va tuttavia detto che le cassette di sicurezza non sono completamente anonime.

È vero, infatti, che il contenuto non deve essere dichiarato alla banca (a meno che non si intenda sottoscrivere un contratto assicurativo contro il rischio di subire un furto), ma è anche vero che quest'ultima è tenuta a dichiarare i nominativi di coloro che sono titolari di una Cassetta di sicurezza, in maniera tale da permettere all'Agenzia delle entrate, ove autorizzata dal giudice, di controllarne il contenuto, per evitare che la stessa celi una frode fiscale.

Cassette di sicurezza non bancarie

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Chi non ha un conto corrente o preferisce non depositare i propri beni o documenti preziosi presso una banca, può anche optare per una cassetta di sicurezza non bancaria.

Il servizio, infatti, non è una prerogativa degli istituti di credito, ma è offerto anche da altri soggetti, soprattutto da società di vigilanza, dotate di appositi caveau.

Chiaramente, prima di avvalersi a tal fine di una società non bancaria, è fondamentale fare tutti gli opportuni accertamenti.

Quale alternativa alla cassetta di sicurezza?

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Chi non si fida neanche della cassetta di sicurezza bancaria, per mettere al riparo i propri averi non può che avvalersi dei vecchi metodi domestici e, quindi, acquistare una cassaforte o sposare una delle più bizzarre idee che sono state messe in atto nel corso degli anni.

I nascondigli preferiti dagli italiani sono, oltre al vecchio caro materasso, il controsoffitto, la suola di una scarpa non più indossata, il doppio fondo di un cassetto, un album fotografico, una presa elettrica non funzionante, la custodia di un disco e la parte inferiore di una mattonella.

Valeria Zeppilli

Foto: 123rf.com
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