Responsabilità in solido dell'avvocato quale freno contro i ricorsi pretestuosi e reformatio in peius in appello. Ecco la ricetta di Davigo per far sì che i processi non siano interminabili con lo stop della prescrizione dopo il primo grado
di Redazione - Responsabilità in solido dell'avvocato per frenare i ricorsi pretestuosi, reformatio in peius in appello e revisione del gratuito patrocinio per i non abbienti. Sono questi i punti su cui si dovrebbe agire secondo Piercamillo Davigo, presidente della II sezione penale presso la Cassazione e membro togato del Csm, per far sì che i processi non diventino interminabili con lo stop della prescrizione dopo la sentenza di primo grado.

Abolire il divieto di reformatio in peius in appello

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Occorre fare "come fa la Francia, che non è un Paese barbaro: abolire il divieto di reformatio in peius in appello. Se ti condannano e tu appelli, può toccarti una pena più alta. In Italia non si può. Il che incentiva tutti a provarci: mal che ti vada, non rischi niente, anzi non vai in carcere e magari ti prendi pure la prescrizione. Perché non dovrebbero tentare? Perciò qui patteggiano in pochissimi e negli Usa quasi tutti: lì, se l'imputato si dichiara innocente, sceglie il rito ordinario e poi si scopre che era colpevole, lo rovinano con pene così alte che agli altri passa la voglia di provarci. In Italia puoi patteggiare senza dirti colpevole e poi financo ricorrere in Cassazione contro il patteggiamento che hai concordato" afferma, infatti, Davigo in un'intervista a "Il Fatto quotidiano".

"Non c'è nessuna lesione delle garanzie - aggiunge - La reformatio in peius è già prevista per i decreti penali di condanna, emessi dal giudice quando la pena è solo pecuniaria. Se il condannato si oppone, si va a processo e alla fine, anziché la multa, può arrivare la reclusione. Se impugni, lo fai a tuo rischio e pericolo. Dov'è la lesione dei diritti dell'uomo? Li hanno inventati i francesi con la Rivoluzione e la reformatio in peius ce l'hanno eccome".

Responsabilità in solido dell'avvocato

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Un altro punto è quello dei freni contro ricorsi pretestuosi, visto che "oggi tutti propongono i ricorsi e si perde un sacco di tempo - dice ancora Davigo - La sanzione pecuniaria, 2-6mila euro a imputato, non spaventa nessuno. Anzi, non la paga quasi nessuno: lo Stato incassa solo il 4%, perché gran parte degli imputati non dichiara redditi né ha beni al sole. Basterebbe rendere responsabile in solido l'avvocato. Così, quando il cliente gli chiede di ricorrere, gli fa depositare fino a 6 mila euro e poi, in caso di inammissibilità del ricorso, verserà lui la somma al posto del cliente".

Reato di oltraggio alla corte

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Nei "Paesi di Common Law - inoltre suggerisce ancora Davigo - c'è il reato di oltraggio alla Corte per chi fa perdere tempo inutile. Basterebbe consentire al giudice di valutare anche le impugnazioni meramente dilatorie per aumentare la pena".

Gratuito patrocinio: "fissare un forfait per gli avvocati"

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Altra cosa: "Io rivedrei il patrocinio gratuito a spese dello Stato per i non abbienti - propone Davigo - La non abbienza è una categoria fantasiosa, perché molti imputati risultano nullatenenti. Così lo Stato paga i loro avvocati a piè di lista per tutti gli atti compiuti, e quelli compiono più atti possibile per aumentare la parcella. Molto meglio fissare un forfait una tantum secondo i tipi di processo: così gli avvocati perdono interesse a compiere atti inutili. E lo Stato, con i risparmi, può difendere gratis le vittime, che invece la dichiarazione dei redditi la presentano e di rado accedono al gratuito patrocinio".


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