Come capire se le ripetute condotte ostili del datore rientrano in una fattispecie persecutoria a danno del dipendente, come tale sanzionabile in giudizio
Avv. Francesco Pandolfi - Il tema del mobbing è ricorrente nelle sentenze dei Tar e del Consiglio di Stato.

Mentre, da una parte, l'accesso alla giustizia abilita il dipendente all'azione di tutela, dall'altra sussistono tutta una serie di elementi che devono essere verificati affinché si possa realmente parlare di mobbing in termini processuali e sostanziali, per giungere così alla condanna del datore e, se ne ricorrono i presupposti, ad un risarcimento dei danni subiti dal militare in un arco di tempo più o meno lungo.

Condotte mobbizzanti

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Come capire, dunque, se le reiterate condotte ostili del superiore gerarchico configurano o no una fattispecie persecutoria, appositamente progettata, così destabilizzante da portare ad un danno psicofisico meritevole di risarcimento?

Ebbene, le sentenze non ci dicono che la dimostrazione del mobbing e del danno-conseguenza sia a monte impossibile; ci restituiscono solo una carta di identità di questo fenomeno particolarmente complessa ed articolata.

Il Tar Lazio Sezione 1-bis (sentenza n. 3587 del 18.03.2019), ad esempio, ci dice espressamente quando si configura e quando è riconoscibile il fenomeno del mobbing.

Queste le condotte mobbizzanti indirettamente confermate dal Collegio, oltre ai criteri orientativi di massima:

1) i ripetuti comportamenti persecutori contro la vittima, leciti o illeciti;

2) i comportamenti seriali ed ostili devono essere prolungati nel tempo;

3) essi devono essere realizzati dal datore, oppure da un preposto, oppure da un dipendente sottoposto al potere direttivo dei primi;

4) le condotte devono aver prodotto un danno alla salute, comprovato da un punto di vista medico legale;

5) i comportamenti persecutori possono provocare anche un danno alla dignità del lavoratore, o alla sua personalità;

6) deve essere provato il nesso causale tra le condotte mobbizzanti e il pregiudizio subito dalla vittima;

7) deve essere dimostrato l'intento persecutorio che unifica tutti i comportamenti lesivi.

Accertamento delle finalità persecutorie

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Per riuscire ad identificare il mobbing è dunque necessario scoprire e dimostrare l'esistenza di un disegno persecutorio ed unitario, tendente alla dequalificazione, svalutazione ed emarginazione del lavoratore pubblico dal contesto organizzativo nel quale è inserito.

Un accertamento che si fa più specifico e penetrante nel caso dell'ipotesi di mobbing nelle realtà delle Amministrazioni militari o gerarchicamente organizzate.

La tutela del personale militare

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In ultima analisi, per capire se le condotte ostili del datore rientrino in una fattispecie di mobbing e, come tali, possano divenire un possibile oggetto di ricorso contro l'amministrazione che si assume responsabile, la tutela giudiziale del militare dovrà essere basata essenzialmente sul rispetto dei concetti sopra richiamati, ciò in accordo con il prevalente ed attuale orientamento della magistratura.

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Francesco Pandolfi
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Si occupa principalmente di Diritto Militare in ambito amministrativo, penale, civile e disciplinare ed и autore di numerose pubblicazioni in materia.
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