Dopo la Cedu anche la Corte Europea riconosce il diritto di visita ai nipoti da parte dei nonni
di Redazione - La nozione di "diritto di visita" di cui al regolamento Bruxelles II bis (artt. 1 par. 2 lett. a e 2 punto 10 del regolamento Ce n. 2201/2003) va interpretata nel senso che la stessa si estende al diritto di visita dei nonni nei confronti dei nipoti. Così ha deciso la Corte di giustizia Ue nella sentenza depositata oggi (causa C-335/17), rifacendosi alle medesime conclusioni della Cedu nel caso Manuello e Nievo c. Italia.

La vicenda riguarda una cittadina bulgara, nonna materna di un sedicenne, che dopo il divorzio dei genitori era andato a vivere con il padre in Grecia. Essendosi deteriorati i rapporti tra la donna e l'ex genero, la stessa si era rivolta alle autorità bulgare per ottenere di poter vedere regolarmente il nipote e poterlo ospitare a casa propria in alcuni periodi dell'anno. I giudici di merito avevano respinto il ricorso, ma la Cassazione bulgara aveva rimesso la questione alla Corte Ue.

I giudici di Lussemburgo hanno dato ragione alla donna, stabilendo che in ipotesi di divorzio anche i nonni conservano il diritto di far visita ai figli della coppia. Tale diritto infatti non comprende soltanto quello dei genitori nei confronti dei figli ma anche quello degli altri soggetti con cui è importante che il minore intrattenga relazioni personali, tra cui, anzitutto, i nonni.

Nello specifico, per la Corte Ue, la nozione di diritto di visita contemplata dal regolamento Bruxelles II bis relativo alla competenza, riconoscimento ed esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e responsabilità genitoriale, va estesa anche ai nonni.


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