Il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) consiste in una serie di interventi sanitari con cui un soggetto, a causa del suo stato psichiatrico, viene sottoposto a cure forzate contro la sua volontà

Trattamento Sanitario obbligatorio: in cosa consiste

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Il TSO consiste nell'applicazione di trattamenti sanitari psichiatrici nonostante il rifiuto del destinatario. Derogando al principio in base al quale, nel nostro paese, tali trattamenti sono volontari, esso è ammissibile esclusivamente in caso di urgenza clinica e motivata necessità.

L'obbligatorietà che caratterizza il TSO si configura, quindi, come un'eccezione, legittimata dalla seria necessità di tutelare la salute e la sicurezza dell'individuo che vi è sottoposto e degli altri.

Legge TSO

Da quanto detto emerge chiaramente che il trattamento sanitario obbligatorio è una procedura molto particolare, in cui si intrecciano risvolti medici e giuridici.

La sua peculiarità ne ha determinato la regolamentazione mediante una disciplina specifica e rigorosa contenuta negli articoli da 33 a 35 della legge numero 833/1978 (ad aver istituito il TSO è stata, invece, la legge cd. Basaglia n. 180/1978).

TSO e ASO

Prima di addentrarci nell'analisi della disciplina del TSO va chiarito che il trattamento sanitario obbligatorio deve essere tenuto distinto dall'ASO, ovverosia l'accertamento sanitario obbligatorio.

Quest'ultimo, infatti, è una procedura che, in alcuni casi ma non necessariamente, può essere prodromica al TSO. Si tratta, sostanzialmente, di visitare, contro la sua volontà, un paziente affetto da problemi psichiatrici critici.

Per attivare l'ASO occorre il certificato del medico di famiglia o dell'ufficio di igiene mentale e l'ordinanza del sindaco. Da tale accertamento può emergere che il paziente non necessita in realtà di un trattamento o necessita di trattamento. In questo secondo caso, le conseguenze possono essere il trattamento sanitario volontario o il trattamento sanitario obbligatorio. È anche possibile un esito interlocutorio, con riserva di rivisitare il paziente entro 72 ore.

Trattamento sanitario volontario

Il trattamento sanitario obbligatorio va tenuto distinto anche dal trattamento sanitario volontario, che è l'insieme di cure e procedure sanitarie alle quali i soggetti affetti da un disturbo psichico decidono volontariamente di sottoporsi per tentare di migliorare la propria salute mentale.

Leggi: Trattamento sanitario volontario

Quando scatta il TSO?

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Il TSO viene disposto quando i medici che hanno visitato la persona ritengono che necessita di cure, ma questo rifiuta le cure.

Il trattamento deve essere disposto attraverso un'ordinanza emanata dal sindaco del Comune del luogo in cui risiede o si trova il soggetto da sottoporvi. Il sindaco, più nel dettaglio, agisce nella sua qualità di autorità sanitaria, su proposta motivata di un medico.

Art. 32 della Costituzione

Il trattamento sanitario obbligatorio, in ogni caso, va disposto sempre secondo l'articolo 32 della Costituzione, nel rispetto della dignità della persona e dei suoi diritti civili e politici, tra i quali, per quanto possibile, anche quello alla libera scelta del medico e del luogo di cura.

Chi può chiedere il TSO

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Il Trattamento sanitario obbligatorio può essere richiesto da parenti e amici tramite medici e sanitari quando rilevano che il soggetto, in evidente stato di alterazione psichica rifiuta cure, acqua, cibo, non si sono cure alternative a cui sottoporlo e risulta pericoloso per se stesso, attraverso la minaccia di suicidio o per gli altri a causa di comportamenti insolitamente violenti.

TSO: la procedura

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Una volta disposto, il trattamento sanitario obbligatorio, operativamente, è attuato dai presidi e dai servizi pubblici territoriali. Se è necessaria la degenza, si ricorre alle strutture ospedaliere pubbliche o a quelle convenzionate.

Resta sempre fermo il diritto dell'infermo di comunicare con chiunque ritenga opportuno.

TSO: degenza ospedaliera

Come accennato, di regola (anche se in alcune aree del Paese l'attuazione del TSO avviene altresì presso il domicilio della persona), il trattamento sanitario prevede cure da prestare in condizioni di degenza ospedaliera, attraverso il ricovero coatto presso i reparti psichiatrici degli ospedali (Spdc).

In tal caso, tuttavia, è necessaria la presenza contemporanea di tre condizioni:

  • ci deve essere un soggetto affetto da malattia mentale che necessita di trattamenti sanitari urgenti,
  • tale soggetto deve rifiutarsi di sottoporsi ad essi spontaneamente,
  • non deve essere possibile prendere delle misure extraospedaliere adeguate.

Inoltre, per il TSO in condizioni di degenza ospedaliera, è necessario che la proposta motivata fatta al sindaco da un medico sia convalidata da un secondo sanitario, facente parte dell'unità sanitaria locale.

L'articolo 34 della legge numero 833/1978 prevede che il trattamento sanitario obbligatorio sia in ogni caso attuato presso gli ospedali generali, in particolare, per garantire la continuità terapeutica, in specifici servizi psichiatrici di diagnosi e cura all'interno delle strutture dipartimentali per la salute mentale comprendenti anche i presidi e i servizi extraospedalieri.

Notifica al giudice tutelare

Entro il limite massimo di 48 ore dal ricovero coatto, è necessario che il provvedimento con il quale il sindaco ha disposto il T.S.O. sia notificato tramite messo comunale al giudice tutelare della circoscrizione in cui rientra il comune.

È infatti di tale organo il compito di convalidare o meno il provvedimento, una volta che abbia assunto le informazioni e disposto gli eventuali accertamenti che ritenga necessari. Il giudice, in particolare, deve procedervi entro le 48 ore successive alla notifica con decreto motivato da comunicare al sindaco.

In caso di mancata convalida, infatti, il sindaco deve disporre la cessazione del trattamento sanitario obbligatorio (e del domicilio forzato) in regime di degenza ospedaliera.

Vai alla guida TSO procedura

Tso per i pazienti minori

La procedura appena descritta vale a prescindere dall'età del paziente e, quindi, anche nel caso in cui si tratti di soggetto minorenne.

Ciò vuol dire che, se ricorrono le condizioni di legge, il TSO può essere disposto nei confronti di un minorenne a prescindere dal consenso dei genitori.

Leggi TSO per minorenni

Revoca o modifica del TSO

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Una volta emanato, ovviamente, il provvedimento con il quale il TSO è stato disposto o prolungato può essere revocato o modificato.

La richiesta può essere rivolta al sindaco da chiunque e questi vi provvederà decidendo nel termine di dieci giorni.

Durata del Trattamento sanitario obbligatorio

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La durata massima prevista per il trattamento sanitario obbligatorio è di sette giorni, tuttavia è possibile che tale periodo non sia sufficiente.

Proroga ordinanza TSO

In tal caso, per disporre il prolungamento, è necessario che il sanitario responsabile del servizio psichiatrico dell'unità sanitaria locale formuli in tempo utile una proposta motivata indirizzata al sindaco che ha disposto il TSO.

Il sindaco, a sua volta, ne deve dare comunicazione al giudice tutelare, indicando l'ulteriore durata presumibile del trattamento.

Revoca ordinanza TSO

È anche possibile che cessino le condizioni che richiedono l'obbligo del TSO o che questo sia divenuto impossibile. Il compito di comunicare tali evenienze al sindaco è sempre del sanitario responsabile del servizio psichiatrico dell'unità sanitaria locale. E il sindaco, nelle successive 43 ore, deve darne notizia al giudice tutelare.

Cosa ti fanno con il TSO?

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Il TSO prevede la sottoposizione del paziente a tutte le cure necessarie per la sua salute psichica e la sua incolumità, per sette giorni o per il periodo maggiore eventualmente necessario.

Conseguenze TSO

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Le conseguenze del trattamento dovrebbero essere la soluzione dell'emergenza che lo ha legittimato e il miglioramento delle condizioni mentali del paziente.

Risarcimento danni TSO

Il trattamento sanitario obbligatorio può avere inoltre effetti ulteriori. Il paziente, vedendosi privato della sua libertà, può decidere di intentare una causa all'autorità sanitaria e ai medici che lo hanno curato, per chiedere il risarcimento dei danni che ritiene di aver subito.

E' quanto accaduto diversi anni fa, quando un paziente, sottoposto a TSO, ha lamentato, in conseguenza a un TSO, la violazione di diritti costituzionalmente tutelati come la libertà personale (articolo 13), la libertà di circolazione (articolo 16) e la libertà di accettare trattamenti sanitari (articolo 32), rappresentanti nel caso specifico da farmaci.

In relazione però a quest'ultimo diritto la Cassazione, con la sentenza n. 3900/2016 ha sancito tuttavia e prima di tutto che, se il paziente accetta di protrarre le cure farmacologiche dopo la scadenza del termine di durata del TSO, in pratica esclude l'esistenza del danno. In secondo luogo, gli Ermellini hanno avuto altresì modo di chiarire che, escluso il danno ricollegabile alla somministrazione di farmaci, tutti gli altri, devono essere dimostrati, non essendo sufficienti le affermazioni generiche con cui il paziente lamenta di essere stato trattato come un matto.

Conseguenze penali

Il trattamento sanitario obbligatorio, quando supera limiti e modalità di attuazione previste alla legge, può dare vita a conseguenze penali, s causa delle condotte illecite tenute dai soggetti che hanno in cura il paziente sottoposto a TSO. Sono diverse le pronunce di merito e di legittimità che hanno riconosciuto la responsabilità penale dei medici in relazione alle seguenti figure di reato:

  • lesioni o omicidio causati dall'uso improprio e protratto della contenzione meccanica;
  • minaccia per il medico che ha rivolto a un paziente frasi intimidatorie con le quali ha manifestato la volontà di sottoporre il paziente al TSO;
  • falsità ideologica per il medico che ha richiesto il TSO per un paziente di cui ha attestato falsamente lo stato di alterazione psichica.

Leggi: Tso: conseguenze

TSO: il ricorso

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Avverso il trattamento sanitario obbligatorio, più precisamente avverso il provvedimento convalidato dal giudice tutelare, è comunque possibile proporre ricorso al tribunale competente.

Legittimato a provvedervi è sia chi è sottoposto al TSO che chiunque vi abbia interesse.

Il ricorso è possibile, inoltre, anche contro la mancata convalida del provvedimento che dispone il trattamento sanitario obbligatorio da parte del giudice tutelare. In tal caso la legittimazione è del sindaco.

Si sottolinea che nel processo che così si apre dinanzi al Tribunale non è necessario il ministero di difensore e che è possibile presentare il ricorso anche mediante raccomandata con avviso di ricevimento.

Una volta ricevuto il ricorso, il presidente fissa l'udienza di comparizione delle parti pur se, una volta acquisito il provvedimento con il quale il TSO è stato disposto e sentito il P.M., egli può sospendere il trattamento anche prima.

In generale il tribunale provvede in camera di consiglio, sempre sentito il P.M. e dopo avere assunto le informazioni e raccolto le prove disposte di ufficio o richieste dalle parti. La decisione emessa non è soggetta a registrazione.

Valeria Zeppilli

Foto: 123rf.com
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