Decisive per la Cassazione la relazione dell'investigatore privato e la testimonianza della figlia dei coniugi

Separazione e nuova convivenza

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Una coppia di coniugi ha avanzato istanza di separazione e, nel corso del giudizio, il marito ha chiesto che nessun mantenimento fosse dovuto alla moglie giacché la stessa, subito dopo la "separazione fisica" era andata a convivere stabilmente con un altro uomo.

La donna, al contrario, ha richiesto un contributo di 700 euro mensili, negando la suddetta convivenza. Il Tribunale ha ordinato all'uomo di corrispondere alla donna un assegno di 300 euro mensili. Il ricorso in Appello ha invece dato ragione all'uomo, giacché la Corte ha ritenuto provata la suddetta stabile convivenza. Si è così giunti dinanzi la Suprema Corte.

Il ricorso

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La ricorrente ha sostenuto errata la valutazione di considerare decisive le prove indiziarie offerte dall'ex marito circa la presunta stabile convivenza, che sono consistite nella testimonianza della loro figlia e nella relazione dell'investigatore privato incaricato dall'uomo.

Valore di prova della relazione investigativa

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I Giudici della prima sezione civile hanno evidenziato il pieno valore di prova della relazione investigativa, il cui contenuto è stato confermato dall'interessato.

L'esito dell'attività investigativa, oltretutto, ha trovato pieno riscontro nella testimonianza della figlia dei coniugi, la quale ha riferito di avere conoscenza della relazione di convivenza della madre con un nuovo compagno. L'accertamento di una stabile convivenza della donna con un altro uomo è stato, pertanto, effettuato sulla base di diversi elementi indiziari convergenti, tali da dare vita ad una valida prova per presunzioni, e di escludere "il vizio di violazione di legge" reclamato dalla ricorrente.

Le Sezioni Unite - in tema di assegno divorzile in favore dell'ex coniuge che abbia instaurato una stabile convivenza con un terzo - hanno stabilito che tale diritto continua a sussistere in funzione esclusivamente compensativa. L'interessato dovrà quindi provare il contributo offerto alla comunione familiare, l'eventuale rinuncia concordata ad occasioni lavorative e di crescita professionale in costanza di matrimonio, l'apporto fornito alla realizzazione del patrimonio familiare e personale dell'ex coniuge (Cass. S.U. 32198/2021; Cass. 14256/2022; cfr. pure Cass. 3645/2023).

La decisione della Cassazione

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Nella vicenda in questione la donna non ha dimostrato niente al riguardo, e nulla prova l'aver semplicemente rimarcato il proprio contributo alla realizzazione del patrimonio familiare, consistito nell'acquisto della casa familiare, che oltretutto è ancora in comproprietà tra gli ex coniugi.

Ragione per cui la Suprema Corte - con l'ordinanza numero 6253 dell'8 marzo 2024 (sotto allegata) - ha respinto l'istanza della donna di avere diritto ad un contributo di mantenimento, mentre è stata invece accolta la richiesta dell'uomo di non dover versare nulla alla sua ex moglie, sia in conseguenza di quanto dimostrato con la relazione investigativa, sia perché la donna non ha dimostrato di aver contribuito - con le sue rinunce - alla crescita familiare.

Andrea Pedicone

Consulente investigativo ed in materia di protezione dei dati personali

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Scarica pdf Cass. n. 6253/2024

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