Riflessioni semiserie sulla scelta di ridurre la sospensione feriale dei termini processuali

di Redazione - "Lei è umano? - Non esattamente: sono un avvocato". Con questa battuta tratta dal film Blade II ispirato all'omonimo personaggio della Marvel Comics sembra si possa sintetizzare quello che è successo agli avvocati a partire dal 2015. Siamo infatti alla seconda estate consecutiva dall'entrata in vigore del decreto legge 132/14 che ha ridotto da 45 a 30 giorni la sospensione dei termini processuali con il dichiarato intento di ridurre l'arretrato in materia di processo civile (Vedi: "La sospensione feriale dei termini processuali. Da quest'anno più breve. Facciamo il punto").

Prima di questo decreto per gli "stakanovisti" del foro, c'era una "tregua" che dava modo di riprendersi dalle fatiche di un anno e soprattutto di evitare di avere termini in scadenza nell'immediato rientro dalle vacanze.

"Cose che voi umani non potreste neanche immaginare…"

E così se prima gli avvocati riuscivano a staccare la spina nel mese di agosto senza il timore di trovare qualche "scadenza a sorpresa" per il 1° settembre, ora diventa difficile sgombrare la mente da quel pensiero fisso che li assilla per tutto l'anno: le scadenze!

E già perché se scade un atto non si rischia un semplice multa: si rischia di perdere la causa!

In passato i primi giorni di settembre servivano proprio a questo: a controllare la posta arrivata mentre si era al mare con la famiglia, a controllare scadenze e notifiche, e a programmare la ripresa di un lavoro particolarmente complesso e delicato. Oggi molti avvocati dovranno lavorare anche ad agosto proprio per far fronte a queste scadenze.

Per non parlare del fatto che settembre, notoriamente è il mese in cui si viene invitati a uno di quegli interminabili pranzi di matrimonio. Ci spiace per i parenti, ma gli avvocati d'ora in avanti non possono partecipare! Sono in studio notte e giorno alle prese con i termini in scadenza.

Che quei 15 giorni all'anno possano risolvere i problemi della lentezza della giustizia?

Sembra proprio di no dato che in Italia un processo civile dura degli anni e non sono certo quei 15 giorni a fare la differenza. C'è anche chi ha tirato in ballo le ferie dei magistrati per tentare di dare una qualche ratio a questa insensata scelta di ridurre la durata della sospensione.

In realtà siamo di fronte a due categorie destinate a viaggiare su due mondi paralleli: i magistrati possono andare in ferie o lavorare anche ad agosto anche se sono sospesi i termini processuali. La questione infatti riguarda gli avvocati e non certo i magistrati.

Ma chi ci governa non si è neppure accorto che l'intento del legislatore, quando introdusse la sospensione feriale dei termini nel periodo estivo, non era certo quello di allungare le ferie per i magistrati (che anzi, normalmente in quel periodo si dedicavano maggiormente a smaltire gli arretrati e ad emettere sentenze e ordinanze), ma quello di consentire agli avvocati di andare in ferie senza dover fare i conti con le scadenze processuali.

La sospensione feriale, come emerge dai lavori preparatori della legge che la introdusse, aveva proprio questo scopo. E le ferie dei magistrati non c'entravano nulla.

Pazienza se l'avvocato che vuole portare la famiglia al mare dovrà ora portare con sé una parte del suo lavoro. Magari scegliendo una località di soggiorno che si presta alle esigenze di lavoro (c.d. "lexfactor" dal termine coniato dal blogger inglese Legal Brat), pronto ad affrontare le emergenze sostituendo sandali e pantaloncini con giacca, cravatta e scarpe scure.

Peccato però che non non esista una norma che consenta di richiedere un risarcimento danni a chi fa delle leggi che arrecano solo disagi senza apportare ad alcun vantaggio concreto: sarebbe stata l'occasione giusta per chiedere un bel risarcimento danni da vacanza rovinata...


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