Chi usa impropriamente la celebre app rischia fino alla sospensione della patente ex art. 173 del Codice della Strada

di Lucia Izzo - Per chi è stato contagiato dalla Pokemania, attenzione alle multe! L'ultima moda del momento, infatti, che ha fatto letteralmente impazzire grandi e piccini, e che costringe gli utenti a girare armati di smartphone per cercare di catturare i Pokemon nelle vicinanze può portare a conseguenze anche pericolose e al rischio di multe per violazione del Codice della Strada

Stiamo parlando, "ovviamente", di Pokemon Go, l'applicazione per smartphone e tablet con cui Nintendo ha conquistato utenti da ogni parte del globo: muniti di smartphone, infatti, tutti possono improvvisarsi allenatori e mettersi alla ricerca delle simpatiche creature che, sfruttando il GPS del dispositivo, appaiono nei posti più disparati, così che ogni parte della città diventa immediatamente un possibile luogo di "caccia". 


Non mancano, oltretutto, punti strategici come le "Palestre" da conquistare sfidando gli allenatori della squadra avversaria, o i PokéStop, spesso posizionati in luoghi sensibili della città, i c.d. punti di interesse di Google Maps, dove svolgere una serie di attività collegate all'universo Pokémon GO e ricevere meritare ricompense. 


In cima alle classifiche delle app più scaricate, Pokémon GO ha immediatamente smobilitato migliaia di utenti portando ad episodi sconcertanti non solo all'estero, dove ne è stato inibito l'uso in alcuni luoghi (virale, ad esempio, il video in cui si vedono i cittadini di New York abbandonare letteralmente le proprie auto in mezzo alla strada, allertati dalla presenza di un Pokémon raro nelle vicinanze), ma anche in Italia. 


Era solo questione di tempo (visto che il gioco qui da noi è arrivato ufficialmente il 15 luglio), ed ecco arrivare la prima sanzione: la prima multa, come riporta Il Mattino, è scattata a Padova, nei confronti di una coppia di amici, in sella al motorino dalle prime ore del giorno per setacciare la città alla ricerca di Pokémon. 

Tuttavia, la sveglia all'alba ha giocato un brutto scherzo a due studenti universitari fermati dalla pattuglia di carabinieri di Prato della Valle. 

I due "allenatori" hanno spiegato alle forze dell'ordine di essersi svegliati presto per andare a caccia di Pokémon, "perchè a quell'ora c'è meno gente in giro e si gioca meglio".

Per correre a conquistare palestre, tuttavia, i giovani hanno dimenticato i documenti di riconoscimento, nonché di portare con sé la patente e l'assicurazione dei veicolo, documenti che non hanno potuto esibire all'alt delle forze dell'ordine che li hanno beccati con cellulare e tablet alla mano.

I due, fermi su un marciapiede all'altezza di una rotatoria, hanno attirato l'attenzione dei carabinieri a cui hanno poi candidamente rivelato di essere a caccia di Pokémon, come risulta dal verbale che gli agenti hanno compilato cercando di non far trapelare il divertimento per l'assurda vicenda: "Non ci eravamo proprio resi conto di essere in quella situazione" hanno dichiarato i due amici "diciamo che ci siamo fatti prendere un po' troppo dalla caccia. I carabinieri sono inizialmente parsi molto diffidenti e severi, poi quando abbiamo spiegato che eravamo a caccia di Pokémon si sono quasi messi a ridere". 

E se l'episodio, che rischia di non rimanere a lungo isolato, può risultare "simpatico" dovrebbe comunque servire da monito a tutti i giocatori di Pokemon Go, per rammentare che questo gioco può costare una salata sanzione e un pericolo se ci si distrae mentre si è alla guida. 

Si ricorda, inoltre, che l'uso del telefono al volante è proibito dall'art. 173 del Codice della Strada. E il divieto si estende non solo alle conversazioni, ma anche al chetare, leggere sms, interagire con i social e quindi giocare a Pokemon Go. 

La sanzione scatta anche quando il veicolo non è in movimento, ma fermo al semaforo o in coda. 

Insomma, la caccia alle creature potrebbe portare ad una multa da un minimo di 160 euro con la decurtazione di 5 punti dalla patente di guida, potendo arrivare anche alla sospensione della stessa, da uno a tre mesi, in caso di recidiva


Foto: 123rf.com
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