Il marito che segue la moglie nel bagno viola la sua privacy. Lo afferma la Corte di Cassazione occupandosi del caso di un marito palermitano che, sentendosi rifiutato dalla moglie, aveva l'abitudine di seguirla anche al bagno. Per la Suprema Corte un atteggiamento di questo tipo 'viola le piu' elementari norme di riservatezza'. Ad indurre la Suprema Corte a pronunciarsi sul diritto alla riservatezza per la consorte quando va al wc il caso di Giuliano S., un 45enne di Palermo, condannato a due anni e quattro mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia e per violenza sessuale
nei confronti della moglie, Carmelina E. Giuliano, marito geloso e possessivo, aveva preso a seguire la consorte ovunque, spesso le impediva di uscire da casa da sola, la sottoponeva ad umiliazioni come quella di farle mancare il denaro necessario per gli acquisti familiari, e la seguiva persino in bagno. La denuncia da parte della moglie e' scattata quando il marito ha cominciato a costringerla, contro il suo volere, ad avere rapporti sessuali con lui. Di qui la condanna per violenza sessuale inflitta dalla corte d'appello di Palermo nel settembre del 2002. Anche la Cassazione (sentenza 3343) non ha avuto nulla da eccepire sul comportamento 'prevaricatore' del marito e ha confermato la condanna. Quanto all'abitudine di Giuliano di seguire la consorte nel bagno, la Suprema Corte ha sottolineato che con questo atteggiamento il marito 'ha violato le piu' elementari norme di riservatezza'.

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