Le idee del presidente Tridico sulla riforma delle pensioni durante la presentazione alla Camera del Rapporto annuale dell'Istituto

Covid 19, il ruolo dell'Inps in fase emergenziale

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L'emergenza Covid impone di sistemare situazioni relative al mercato del lavoro, Quota 100 e il Reddito di cittadinanza non hanno dato i risultati sperati. E poi una riforma delle pensioni sostenibile ed equa in termini intergenerazionali. A parlarne è stato il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, nel presentare alla Camera il Rapporto annuale dell'Istituto. Il documento illustra l'attività e il ruolo dell'INPS nel sistema di welfare nazionale e nell'attuale contesto socioeconomico del Paese. Presenti anche Andrea Mandelli, Vicepresidente della Camera, Andrea Orlando, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ed Elena Bonetti, Ministro per le Pari opportunità e la Famiglia.

Il ruolo dell'Inps durante la fase emergenziale è stato fondamentale per l'attuazione dei provvedimenti emanati dal Legislatore - chiarisce Tridico «per attenuare gli effetti economici e sociali della pandemia. Gli interventi messi in atto dall'Istituto per emergenza Covid hanno raggiunto oltre 15 milioni di beneficiari pari a circa 20 milioni di individui, per una spesa complessiva pari a 44,5 miliardi di euro».

Andando alle cifre, ad oggi tramite l'Istituto hanno ricevuto misure per emergenza Covid: 4 milioni e 300mila lavoratori autonomi, professionisti, stagionali, agricoli, lavoratori del turismo e dello spettacolo; 6 milioni e 700mila lavoratori dipendenti beneficiari delle integrazioni salariali, che hanno ricevuto in totale oltre 32,7 milioni di pagamenti di indennità, per una spesa complessiva di 23,8 miliardi di euro; 210mila disoccupati che hanno fruito del prolungamento del trattamento di disoccupazione

(NASpI); 515mila nuclei familiari ai quali è stata assicurata l'estensione dei congedi dal lavoro per favorire la conciliazione dell'attività lavorativa con le esigenze familiari e di cura; 850mila nuclei familiari che hanno fruito del bonus baby-sitting; 722mila famiglie con gravi difficoltà economiche alle quali è stato erogato il Reddito d'emergenza (REm); 216mila bonus per lavoratori domestici; 1 milione e 800mila nuclei familiari (circa 3,7 milioni di individui) che hanno beneficiato del Reddito di cittadinanza o della Pensione di cittadinanza, che, nel corso della pandemia, ha costituito un potente strumento di sostegno del reddito nei confronti delle fasce più bisognose della popolazione e, al contempo, ha contribuito a ridurre il rischio di tensioni sociali.

Inps, Spesa pensionistica e bisogno di flessibilità in uscita

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Nel capitolo della relazione dedicato Spesa pensionistica e bisogno di flessibilità in uscita il Rapporto Annuale parla dell'andamento dello stock e dei flussi delle pensioni nel 2019 e 2020. Secondo i dati: al 31 dicembre 2020, i pensionati italiani erano pari a circa 16 milioni, di cui 7,7 uomini e 8,3 donne. Nonostante le donne pensionate siano la maggioranza, le pensioni medie mensili degli uomini (pari a 1.897 euro) superano significativamente quelle delle donne (pari a 1.365). Il divario retributivo a livello territoriale si riflette nel dato pensionistico: le pensioni medie al Centro-Nord superano di poco i 1.700 euro, mentre quelle al Sud e Isole sono pari a 1.400 euro.

Le prestazioni previdenziali rappresentano l'81% del totale e quelle assistenziali il 19%. La categoria più numerosa è rappresentata dalle pensioni di anzianità/anticipate con il 30,9% del totale, seguita da quella delle pensioni di vecchiaia con il 24,5% e dalle pensioni ai superstiti con il 20,5%; le prestazioni agli invalidi civili sono il 15,3% del totale; le prestazioni di invalidità previdenziale e le pensioni/assegni sociali sono rispettivamente il 5% e il 3,9%.

In rapporto al contesto macroeconomico, la dinamica della spesa pensionistica si caratterizza per un rallentamento della crescita a partire dal 2014. Tuttavia, il rapporto tra numero di pensionati e occupati si mantiene su un livello che è tra i più elevati nel quadro europeo. Inoltre, il rapporto tra l'importo complessivo delle pensioni, in termini nominali, e il numero di occupati è cresciuto del 70% tra il 2001 e il 2020. Questo importo ricomprende però una componente di spesa assistenziale la cui individuazione è uno dei temi ricorrenti nel dibattito sulla sostenibilità del sistema previdenziale italiano, e può modificare significativamente analisi e posizionamento in chiave comparata con gli altri Paesi europei.

Le 3 proposte Inps per la riforma delle pensioni

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Nel rapporto trovano posto le tre proposte di riforma delle pensioni pensate dall'Istituto.

La prima idea è il pensionamento anticipato con 41 anni di contribuzione, a prescindere dall'età.

E poi ancora il calcolo contributivo con 64 anni di età e 36 di contributi.

E, infine, l'anticipo della sola quota contributiva della pensione a 63 anni, rimanendo ferma a 67 la quota retributiva.

Secondo le considerazioni fatte dal presidente «La prima proposta sia la più costosa, partendo da 4,3 miliardi nel 2022 e arrivando a 9,2 miliardi a fine decennio, pari allo 0,4% del Prodotto interno lordo. La seconda è meno onerosa, costando inizialmente 1,2 miliari, toccando un picco di 4,7 miliardi nel 2027, e per questo più equa in termini intergenerazionali. La terza ha costi molto più bassi: meno di 500 milioni nel 2022 e raggiungerebbe il massimo costo nel 2029 con 2,4 miliardi».


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