L'UE immagina un bollo auto parametrato sulla potenza in kW del veicolo, ma anche in relazione all'inquinamento prodotto e ai km effettuati. Si rischia di penalizzare i redditi più bassi?

di Lucia Izzo - Nei prossimi anni il bollo auto, oltre alla potenza in kW del veicolo, potrebbe tener conto anche del grado di inquinamento che questo produce e della percorrenza chilometrica effettuata. È così che la Commissione Trasporti del Parlamento europeo si immagina il nuovo "bollo auto europeo".

La proposta prende le mosse dai diversi bolli, strutturalmente assai diversi, attualmente presenti nei diversi Stati che compongono l'Unione. L'idea è quella, in un'ottica di omogeneizzazione delle normative degli Stati membri UE, di procedere alla "unificazione" di questa tassa.


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Certo, se ne parlerà solo tra alcuni anni (si vocifera dal 2026), ma il percorso sembrerebbe tracciato proprio in questa direzione. Tale prospettiva ha diviso l'opinione pubblica tra coloro favorevoli all'ipotesi di far pagare di più a chi consuma e inquina maggiormente e chi teme, invece, che questa nuova tassa a livello europeo possa di fatto penalizzare chi ha redditi più bassi.

Il bollo auto in Italia

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In Italia, la tassa di proprietà di un veicolo è un tributo locale, riservato alla competenza delle Regioni ove ha residenza l'interessato, e va pagato dai proprietari di qualunque autoveicolo o motoveicolo immatricolato in Italia, a prescindere dall'effettivo utilizzo del mezzo.

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In particolare, il suo importo non è univoco, poiché varia a seconda della potenza del veicolo cui si riferisce (espressa in kW), nonché della sua classe ambientale.

La proposta del bollo auto UE

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L'Unione Europea, invece, punta a unificare i principi per determinare il bollo e, di conseguenza, a rendere pressoché uguali gli importi pagati nei Paesi comunitari. I parametri ulteriori che i commissari UE aggiungerebbero a quello della potenza in kW, riguardano proprio il numero di chilometri percorsi e il grado di inquinamento prodotti dal mezzo.

In pratica, chi possiede un'auto di nuova generazione e la utilizza con parsimonia potrebbe versare meno rispetto a chi ha veicoli più datati e che macinano molta strada. Il quantum effettivo da pagare in aggiunta, tuttavia, è ancora da determinare.

Una vera e propria rivoluzione che, secondo le intenzioni dei Commissari, potrebbe divenire realtà dal 2026, in considerazione dell'iter europeo per giungere alla sua approvazione. In realtà, la proposta già delinea una sua introduzione graduale: dal 2023 partirebbe una sperimentazione nei confronti dei soli automezzi pesanti e dei veicoli di oltre 2,4 tonnellate; dopo altri tre anni il nuovo bollo si estenderebbe a tutte le autovetture.

La proposta dell'UE non sembra essere molto lontana anche dalle intenzioni del legislatore nazionale. Il Governo gialloverde M5S-Lega, il c.d. Conte I, lo scorso giugno ha infatti sottoscritto a Torino il c.d. "Protocollo Aria Pulita" , strumento d'azione contro l'inquinamento atmosferico.

E tra le intenzioni ivi espresse emerge quella di modificare il decreto del Ministro delle finanze 27 dicembre 1997, introducendo il criterio del "bonus malus" allo scopo di disincentivare l'utilizzo di veicoli ad alte emissioni inquinanti.

Bollo auto in base al consumo: le preoccupazioni

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Diverse sono le critiche mosse all'ipotesi di un bollo auto "a consumo": un simile impianto, secondo alcuni, porterebbe ad agevolare coloro che vivono in località dove la rete di trasporto pubblico risulta efficiente e capillare, discriminando invece gli italiani che sono costretti a spostarsi in auto anche per le piccole commissioni, oltre che per gli impegni quotidiani.

E questo senza guardare al reddito, ovvero senza differenze se trattasi di una famiglia benestante o di una più umile, che magari non ha nemmeno le risorse sufficienti per assicurarsi un veicolo più moderno e meno inquinante che gli consentirebbe di risparmiare ulteriormente.

Ancora, è probabile che per consentire un'effettiva misurazione del chilometraggio del veicolo, informazione essenziale per calcolare l'importo del bollo da pagare, sia necessario installare sul mezzo una "scatola nera", ovvero un dispositivo elettronico di registrazione della percorrenza. Dunque, in ipotesi, un ulteriore costo che potrebbe potenzialmente gravare sui cittadini.

In sostanza, gli scettici sottolineano il rischio che una simile decisione possa di fatto premiare o agevolare chi guadagna di più, paradossalmente anche i proprietari di auto di lusso utilizzate una tantum, e penalizzare, invece, i possesso di un'utilitaria utilizzata in maniera intensiva.

Per comprendere se l'incisivo principio dietro la manovra europea (ovvero quello "più inquini, più paghi") sia o meno un rischio per le famiglie italiane, sarà necessario attendere futuri sviluppi e la lettura dei documenti ufficiali che possano, quantomeno, far comprendere ai cittadini europei come funzionerà nel dettaglio la nuova tassa e se sono previsti o meno dei "correttivi" nel rispetto del fondamentale principio di eguaglianza sostanziale.


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