Scattata l'ora X del reddito di cittadinanza. Fino alla conversione del decreto valgono ancora le regole più "soft" previste dal testo originale

di Gabriella Lax - È il grande giorno, da oggi si possono presentare le domande per il Reddito di cittadinanza. Ma sarà una partenza soft che non contiene le norme stringenti introdotte in sede di conversione del decreto approvato dal Senato e ora all'esame della Camera.

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Parte il Reddito di cittadinanza con norme più soft

Bisognerà aspettare, dunque, la conversione in legge del decretone perchè siano operative le nuove "strette" della versione definitiva della legge sul reddito di cittadinanza.

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Fino ad allora varranno ancora le "vecchie" regole previste dal testo originale del decreto. Margini più ampi dunque per gli stranieri, e per chi fa leva su divorzi e cambi di residenza dell'ultimo minuto per avere un Isee più basso. Lo stesso modello diffuso dall'Inps fa riferimento ai criteri stabiliti dal d.l. n. 4/2019, in vigore dal 29 gennaio.

Stretta stranieri e divorzi posticipata

Normativa che, ancora, non abbraccia l'ultima modifica approvata che stabilisce per gli extracomunitari, oltre al requisito base dei 10 anni di residenza di cui gli ultimi due continuativi confermato anche al Senato, che ogni richiedente deve avere la certificazione dal proprio Paese d'origine la situazione patrimoniale, reddituale e la composizione del nucleo familiare. Un documento che andrebbe poi validato dal consolato italiano. Come ben si comprende sarebbe una procedura complessa che potrebbe scoraggiare più di un richiedente.

L'altra modifica riguarda chi si è separato o ha divorziato dopo il 1 settembre 2018 che, in questo caso, dovrà dimostrare la nuova residenza presentando anche un verbale dei vigili urbani che dimostri l'effettivo cambio. Anche chi fa un cambio di residenza negli ultimi tre mesi non potrebbe presentare domanda del reddito di cittadinanza. Ma c'è tempo fino alla conversione in legge per utilizzare queste possibilità e salvarsi "per il rotto della cuffia".

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Rdc: Istat, solo un terzo dei beneficiari firma il patto di lavoro

Intanto, secondo i dati del report dell'Istat circa due terzi dei beneficiari delle misure di sostegno al reddito non avranno l'obbligo di cercarsi un lavoro, mentre soltanto un terzo avrà l'obbligo di sottoscrivere il patto per il lavoro. I dati della simulazione sono stati presentati in audizione alla Camera sul decreto reddito-quota 100. Si parte da un numero totale di 2,7 milioni di individui, tra loro solamente 897 mila persone, oltre la metà tra i 45 e i 64 anni, dovranno sottoscrivere il patto per il lavoro. Si tratta di disoccupati (492 mila) e casalinghe (373 mila); circa 100mila saranno gli extracomunitari. Ancora, secondo i dati Istat quasi la metà delle 1,3 milioni di famiglie beneficiarie del reddito di cittadinanza è composta da single (626 mila pari al 47,9%). Complessivamente il beneficio medio per le famiglie sarà di 5.053 euro annui che varia dai 4.853 euro per le famiglie del Nord, ai 4.919 euro l'anno per le famiglie del Centro e ai 5.182 euro l'anno per le famiglie del Sud, per una spesa complessiva di circa 6,6 miliardi di euro su base annua.

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