di Lucia Izzo - Per gli aspiranti avvocati la prossima stagione si prospetta piuttosto rigida. Dopo oltre cinque anni, in cui si sono susseguiti rinvii e proroghe, sembrano destinate a diventare operative le modifiche introdotte dalla Legge professionale forense (n. 247/2012) che ha revisionato l'iter di accesso alla professione di avvocato.
Le innovazioni che potranno trovare applicazione da settembre 2018 riguardano in particolare l'esame di Stato per diventare avvocati, nonché l'introduzione di nuovi corsi di formazione che i laureati in giurisprudenza dovranno affiancare al tradizionale tirocinio di 18 mesi per accedere alla professione.
In questi giorni, vista l'imminenza dei cambiamenti, non sono mancate polemiche e richieste di ulteriori proroghe come avvenuto in passato. Il segretario generale dell'Associazione Nazionale Forense, Luigi Pansini, ha inviato al Ministro Bonafede una lettera affinché il dicastero intervenga sulle tematiche che preoccupano i giovani praticanti.
Il Ministro della Giustizia, ha chiesto Pansini, "valuti l'opportunità di intervenire legislativamente per assicurare sia lo slittamento in avanti, quindi con un nuovo intervento sull'art. 49, del debutto dell'esame di abilitazione alla professione forense senza codici commentati in attesa che sia effettivamente assicurata a tutti l'effettiva fruibilità del propedeutico corso di formazione, sia la proroga del termine a partire dal quale dovrà trovare applicazione il DM 17/2018 sui corsi obbligatori".
Secondo il segretario ANF, infatti, c'è il rischio concreto di abbandonare i praticanti ad un "far west" di corsi obbligatori di formazione a costi elevati. Senza dimenticare il giudizio d'impugnazione che la stessa Associazione Nazionale Forense ha proposto innanzi al TAR Lazio avverso il DM n. 17/2018 recante la disciplina dei corsi di formazione per l'accesso alla professione di avvocato.
Avvocati: il nuovo esame di Stato
Tuttavia, se nonostante le pressioni delle associazioni, i "piani alti" dovessero rimanere in silenzio, dalla prossima sessione dell'esame di abilitazione alla professione forense, ovvero da dicembre 2018, non sarà più consentito agli aspiranti avvocati utilizzare durante le prove scritte i codici commentati con dottrina e giurisprudenza.
Una conseguenza assai temuta dai candidati che si vedranno controllare con particolare rigore i codici di legge portati per affrontare la prova. Inoltre, sempre come previsto dalla stessa legge 247, per superare gli scritti sarà necessario ottenere un punteggio minimo di 30 (la sufficienza) in tutte e tre le prove, dunque sia nei pareri motivati, in materia civile e penale, sia nella redazione dell'atto giudiziario.
Sono previste, inoltre, drastiche sanzioni per chi copia e fa copiare, nonché nuovi criteri di valutazione delle prove scritte e orali da parte delle commissioni di esame che dovranno essere fissati da un regolamento del Ministro della Giustizia, sentito il CNF.
Praticanti avvocati: i corsi di formazione
Inoltre, dal 28 settembre, i laureati in giurisprudenza che desiderano diventare avvocati, dovranno affiancare al praticantato di 18 mesi anche la frequenza di corsi di formazione per l'accesso alla professione forense
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I corsi di formazione a carattere teorico-pratico, disciplinati dal decreto n. 17/2018 del ministero della Giustizia, avranno una durata minima di 160 ore distribuite nell'arco dei 18 mesi di praticantato e saranno organizzati dai consigli dell'ordine e dalle associazioni forensi giudicate idonee, nonché dagli altri soggetti previsti dalla legge, incluse le scuole di specializzazione per le professioni legali e le università.
Sono previsti diversi approfondimenti multidisciplinari e due verifiche intermedie seguite da un'esame finale: chi non riuscirà a superarle non potrà ottenere il rilascio del certificato di compiuto tirocinio necessario per accedere all'esame di Stato.
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