Dopo i tagli ai fondi per le scuole decretato con la Spending, dopo le polemiche sugli orari dei professori, dopo le minacce delle province di tagliare sul riscaldamento e anticipare l'inizio delle vacanze invernali (e non ditemi che il Governo a modo suo non vi pensa cari studenti), dopo tutto ciò ecco che il Senato stesso si è preoccupato di varare un bel ddl ad hoc per le nuove generazioni studentesche.

Che siamo certi saranno immensamente grati ai nostri ottuagenari politici. Invece di aumentare le ore di docenza di lingue straniere o informatica (che scusatemi, da docente post-diploma, vi garantisco, non sono mai abbastanza), ha stabilito che si insegnerà l'inno patriottico. L'inno di Mameli, insomma. La scelta ha messo in subbuglio, e non poco, Palazzo Madama. Superfluo sottolineare che i principali contestatori sono i leghisti, che vedono nel gesto la volontà del Governo di chiudere con il capitolo federalista (e separazionista). Non a torto forse visto le recenti vicende regionali, per cui dovremo pagare ancora per molti, moltissimi anni.

Le parole del segretario nazionale della Lega Nord-Lega Lombarda, Matteo Salvini, mirano a colpire dritto nelle ferite aperte degli italiani "spolpati" dall'austerity: "L'Italia è come il Titanic: le aziende chiudono, le famiglie faticano a pagare l'Imu e si tagliano i fondi per gli studenti disabili, ma il Parlamento trova tempo per imporre l'inno di Mameli per legge nelle scuole. Come Lega chiediamo che l'inno venga suonato obbligatoriamente ogni giorno anche in tutte le sedi di Equitalia e dell'Agenzia delle entrate". Oddio, se potesse servire ad addolcire i funzionari che la cantassero anche tutto il dì.

Oltre all'obbligo dell'insegnamento dell'inno, con cui si auspica anche l'evitare tremende figure ai futuri mondiali di calcio, verrà istituita una nuova festività. Il 19 marzo diventerà la Festa dell'Unità, la giornata dedicata al ricordo della nostra storia, dalla Costituzione alla Bandiera. E anche su questo la Lega ha avuto a che ridire. Alessandro Vedani vede nella scelta una sorta i inquadramento pseudo-balilliano (!), un tentativo di creare piccoli automi, pronti a pagare le tasse senza batter ciglio da adulti aggiungerei io. Una visione benito- orwelliana forse un po' troppo drammatizzata.

In fondo se si insegnano preghiere perché non si dovrebbe far lo stesso con un inno?

Ah, dimenticavo, non gioite troppo. La Festa dell'Unità (che come fa notare la Lega già esisteva, il 4 novembre per l'esattezza) non prevede di saltare scuola o lavoro. Ma solo di sciropparsi, oops ricevere, una bella lezione di sano patriottismo!
Barbara LG Sordi
Email barbaralgsordi@gmail.it

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