Al tema nevralgico della moneta fiscale Stefano Sylos Labini si è dedicato moltissimo con il Progetto di studio che annovera anche Biagio Bossone, Marco Cattaneo e Massimo Costa

di Paolo M. Storani - Un contributo di grande pregio ed autorevolezza per la terribile situazione economica scaturita dal Covid-19, una miscela esplosiva che rischia di annientarci. In tale scenario si è di recente aggiunta come un macigno la pronuncia della Consulta di Karlsruhe che ha emesso un verdetto di "ni" alla politica di Quantitative Easing con cui la BCE, dopo alcune iniziali dichiarazioni non convincenti del presidente Christine Lagarde, sta iniettando con vigoria liquidità nel sistema Europa con il piano di acquisti (reputato sproporzionato sulla rotta Karlsruhe-Francoforte) di titoli del debito pubblico dell'eurozona.

Oltretutto la Corte Costituzionale Federale tedesca si è posta in rotta di collisione con la Corte di Giustizia in un inaudito scontro tra titani, giungendo a sostenere che la Corte di Giustizia abbia agito ultra vires e, quindi, la decisione già assunta possa essere disconosciuta.

A tacer dell'erroneità degli addebiti che sono stati indirizzati alla suprema giurisdizione europea, i risvolti per l'area euro sono plateali.

In questo quadro in cui si potrebbero verificare sequele di inimmaginabile pregiudizio per il nostro futuro ("fosche prospettive" le definisce qui nel prosieguo l'Autore) abbiamo voluto richiedere l'intervento assai qualificato del noto studioso Stefano Sylos Labini, che con questo scritto inedito esordisce sulle colonne virtuali di LIA Law In Action e ci offre su un piatto d'argento una possibile scialuppa di salvataggio prendendo spunto dai meandri del meccanismo di assegnazione di crediti d'imposta annoverati nel "Decreto Rilancio".

In sostanza, il caro Stefano ci spiega qual è il funzionamento della Moneta Fiscale prendendoci per mano ed illustrandoci i benefici che ne potrebbero derivare.

Buona lettura!

Una Moneta Fiscale per uscire dalla crisi


di Stefano Sylos Labini

Lo scenario provocato dal Covid-19

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La crisi sanitaria provocata dal coronavirus si è rapidamente trasformata in una crisi economica epocale: perdita del lavoro, fallimenti delle imprese, aumento della povertà sono fenomeni che stanno crescendo ad una velocità impressionante.

A ciò si aggiunge il combinato disposto del crollo del Pil e dell'esplosione del deficit che potrebbe rendere insostenibile il peso del debito pubblico sul reddito nazionale.

L'opera della BCE

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La Banca Centrale Europea sta cercando di fare il possibile con il potenziamento del programma di acquisti dei titoli del debito pubblico dei paesi dell'eurozona anche se la sentenza della Corte Costituzionale tedesca incombe sul futuro dell'Europa.

In più va rilevato che la smisurata potenza di fuoco messa in piedi dalla BCE riesce a calmierare i mercati ma non arriva all'economia reale attraverso i prestiti bancari: alla fine di aprile il credito erogato a famiglie e imprese era di 1.281 miliardi di euro, in calo di 15 miliardi rispetto al mese di aprile del 2019, quasi un punto di PIL in meno.

Ad agosto 2011 era addirittura di 1.513 miliardi.

Rispetto ad allora, il credito si è contratto di ben 232 miliardi di euro, quasi 14 punti di PIL.

Il famoso Recovery Fund

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La Commissione europea ha proposto il famoso Recovery Fund che già sta incontrando resistenze fortissime da parte dei paesi del nord e dell'est Europa oltre ad essere insufficiente di fronte alla gravità della crisi attuale: prima o poi il debito dovrà essere ripagato dagli stati membri.

Il ricorso a prestiti origina debolezza e ricattabilità sui mercati e dall'Europa

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In questo quadro si delineano fosche prospettive: una patrimoniale per sfruttare il risparmio nazionale oppure la svendita del patrimonio pubblico e degli asset industriali e persino delle riserve auree di Banca d'Italia.

Altrimenti sarà inevitabile ricorrere a prestiti per avere i finanziamenti che servono per far ripartire l'economia.

Uno scenario che ci farebbe diventare sempre più deboli e ricattabili dai mercati e dall'Europa.

La disperazione accende la lampadina

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Ma la disperazione sta facendo battere delle strade che prima sembravano impensabili.

Il Decreto "Rilancio" ha introdotto vari meccanismi di assegnazione di crediti d'imposta, cedibili ai fornitori o, in alternativa, negoziabili contro euro sul mercato finanziario. E di altri ancora si sta parlando.

Si va dall'Ecobonus 110% per le ristrutturazioni immobiliari, al Bonus Turismo, agli indennizzi per affitti e canoni pagati da attività commerciali che hanno ridotto il fatturato nel periodo più acuto dell'emergenza Covid.

Il progetto moneta fiscale

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Gli interventi del Decreto "Rilancio" sono chiaramente ispirati al Progetto Moneta Fiscale che il Gruppo di cui faccio parte e che comprende Biagio Bossone, Marco Cattaneo e Massimo Costa, sta portando avanti da oltre sei anni a questa parte.

Quanto proposto nel Decreto non è ancora un'implementazione completa del nostro progetto.

In questa fase, si sta puntando soltanto a far circolare le detrazioni fiscali già esistenti, le dimensioni degli interventi sono limitate, vanno potenziate e migliorate sul piano operativo, così come vanno messi a punto i meccanismi di cessione e circolazione dei crediti d'imposta.

Tuttavia, le misure adottate nel Decreto sono "teste di ponte" molto significative e costituiscono un importantissimo passo in avanti che può aprire la strada all'emissione di un nuovo titolo di Stato non di debito - il Certificato di Compensazione Fiscale o CCF - che dà diritto ad ottenere uno sconto sulle tasse dopo due anni dall'emissione e viene assegnato senza contropartite per sostenere redditi bassi e per ridurre il cuneo fiscale.

In più con i CCF si possono pagare investimenti, lavori e servizi pubblici.

In tal modo possiamo creare potere d'acquisto per finanziare la ripresa senza chiedere soldi in prestito sui mercati e guadagniamo due anni di tempo prima di avere un impatto sul bilancio pubblico.
Infatti l'operazione si regge sulla convinzione che in una fase di tracollo economico come quella attuale il moltiplicatore della spesa addizionale (resa possibile dall'emissione e diffusione del titolo) sarà sufficientemente elevato da garantire una crescita del reddito e quindi del gettito fiscale tale da compensare le minori entrate che deriveranno dall'uso degli sconti fiscali.

In altri termini la manovra con la Moneta Fiscale è in grado di autofinanziarsi e può aver luogo senza gravare sull'equilibrio dei conti esteri del Paese poiché migliora la competitività delle imprese.
In sintesi, gli euro li dobbiamo chiedere in prestito mentre la Moneta Fiscale ce la possiamo creare da soli.

Non è una differenza da poco.

La Moneta Fiscale anticipa gli euro e ha un valore stabile e garantito dalla possibilità di scontare le tasse e sappiamo bene che arriverà sempre il giorno in cui bisognerà pagare le tasse.

Dunque la MF non è un mezzo di pagamento di serie B ma è la cosa migliore che possiamo fare nella situazione in cui ci troviamo.

In più lo status inferiore dei CCF rispetto all'euro determinerebbe una velocità di circolazione molto più alta: la moneta "cattiva" sarebbe un toccasana per l'economia reale poiché tutti tenderebbero a sbarazzarsene rapidamente e cioè a spenderla. Alla scadenza chi avrà in tasca i CCF potrà usarli per pagare meno tasse al valore nominale dell'emissione.
Noi puntiamo su una manovra con la Moneta Fiscale che preveda assegnazioni stabili e prolungate nel tempo arrivando a immettere a regime 100 miliardi di euro (ricordiamo che le entrate annuali dello Stato ammontano a 800 miliardi di euro) e che duri per diversi anni e cioè fin quando l'economia italiana non riprende un percorso di crescita che sia in grado di autoalimentarsi.
Dunque la Moneta Fiscale rappresenta il modo per far circolare agevolazioni / detrazioni / crediti d'imposta e sconti fiscali vari.

Con la cedibilità illimitata si passa da una situazione statica ad un regime dinamico. È intuitivo.

I tempi sono maturi. Gli operatori economici sono pronti. Certamente bisogna coinvolgere le categorie economiche per capire quali sono i punti di forza e di debolezza della Moneta Fiscale al fine di farla funzionare nel modo più efficace. Nelle discussioni con i rappresentanti delle imprese è emersa la preoccupazione che lo sconto in banca sia elevato e cioè che le detrazioni fiscali non siano sufficientemente liquide il che ne può pregiudicare l'accettazione. Questo rischio esiste nel caso delle detrazioni attuali che sono spalmate fino a dieci anni ma non nel caso dei CCF che sono sconti fiscali esercitabili dopo due anni dall'emissione.
Per questo deve essere costruita un'infrastruttura di pagamento che mette in comunicazione i conti correnti fiscali ed è opportuno stipulare degli accordi con la grande distribuzione e con le imprese ancora partecipate dallo Stato come ENI, ENEL, Poste, Ferrovie che accettano di essere pagate con gli sconti fiscali accanto all'euro. In questo modo gli sconti fiscali possono funzionare come mezzo di pagamento diretto per pagare benzina, elettricità, biglietti del treno, ecc. e quindi possono iniziare a circolare nell'economia come successe all'epoca delle cambiali e degli assegni trasferibili e postdatati.
In conclusione il termine Moneta Fiscale è intuitivo e lo capiscono tutti.

Eppure tanti hanno paura ad usare il termine Moneta perché Bruxelles e la BCE potrebbero prenderla male: parlare di moneta è considerato un sacrilegio se non è l'euro.

Ma questa paura è infondata perché gli addetti ai lavori sanno benissimo di cosa si tratta: oggi sono detrazioni fiscali e domani potrebbero essere titoli di Stato che danno il diritto a scontare le tasse (CCF).

Tutto ad accettazione volontaria. Dunque l'operazione è a portata di mano: servono solo coraggio e determinazione.

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