La mozione contro il Guardasigilli, Alfonso Bonafede, ricompatta il centrodestra. La data potrebbe essere il prossimo 13 maggio. Vediamo cos'è la mozione di sfiducia

di Lucia Izzo - È di poche ore fa la notizia del deposito, al Senato, di una mozione di sfiducia nei confronti del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Lo ha confermato Matteo Salvini in conferenza stampa parlando di un "centrodestra unito" contro il guardasigilli. La mozione giunge a seguito delle accese polemiche dovute alla scarcerazione di alcuni esponenti della criminalità organizzata per ragioni sanitarie.

La mozione di sfiducia a Bonafede

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"Un ministero così importante deve garantire che i mafiosi vengano portati in galera non fuori dalla galera" ha commentato Salvini. "Non sta a me - ha soggiunto il leader della Lega - ricordare le rivolte nelle carceri, con morti e feriti, la scarcerazione, siamo arrivati a più di 400, fra mafiosi, assassini, delinquenti usciti dalle carceri nell'inattività, quantomeno, del ministero della giustizia".

Durante il question time al Senato, Bonafede ha spiegato che nel decreto Cura Italia "non c'è nessuna legge che porta alla scarcerazione di mafiosi e anzi i mafiosi sono preclusi dalla possibilità di accedere ai benefici penitenziari", e che "La Costituzione non lascia spazio ad ipotesi in cui la circolare di un direttore generale di un dipartimento di un ministero possa dettare la decisione di un magistrato".

Dal suo blog il M5S prende le difese del Guardasigilli: "I partiti del centrodestra vogliono sfiduciare Alfonso Bonafede, un ministro scomodo. Scomodo per tutto quello che ha fatto in due anni di governo e per quello che rappresenta".

La data per discutere della mozione di sfiducia potrebbe essere quella del prossimo 13 maggio. Ma cosa si prospetta davvero?

Cos'è la mozione di sfiducia?

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La mozione di sfiducia è un tipico atto che si rintraccia all'interno di alcune forme di Governo, tra cui quella parlamentare, attraverso il quale il Parlamento manifesta il venir meno del rapporto fiduciario che lo lega all'organo governativo.

La sua proposizione da parte dei membri del Parlamento avviene nel rispetto di alcune forme procedurali particolari, ad esempio richiedendo che la mozione sia sottoscritta da parte di un certo numero di proponenti.

Oltre che nei confronti di tutto il Governo, inoltre, è ben ammissibile una mozione rivolta individualmente nei confronti di un singolo ministro.

La mozione di sfiducia in Italia

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In Italia, la norma di riferimento per quanto riguarda la "fiducia" che lega il Governo e il Parlamento è l'art. 94 della Costituzione a norma del quale: "il Governo deve avere la fiducia delle due Camere". In particolare, la Costituzione precisa che entro 10 giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia.

Sempre la Carta fondamentale chiarisce che ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale: la mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.

Si ritiene che qualora la mozione vanga approvata, il Governo oppure il ministro contro il quale la medesima è stata proposta debbano dimettersi.

La sfiducia individuale

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La verifica del rapporto fiduciario, anziché riguardare il Governo nel suo complesso come previsto dall'art. 94 della Costituzione, può dunque interessare anche un singolo ministro. In tal caso, si parla di mozione di sfiducia "individuale".

Nel silenzio della Costituzione, si era dibattito in ordine alla possibilità di far valere la responsabilità politica dei singoli ministri attraverso una mozione che non fosse diretta nei confronti dell'interno esecutivo. Tale possibilità è stata confermata dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 7/1996 secondo cui "spetta spetta a ciascuna Camera approvare una mozione di sfiducia anche nei confronti di un singolo ministro".

Nel dettaglio, la Cassazione ritiene che la mozione, ivi compresa quella di sfiducia, sia "un atto politico e come tale insindacabile nel merito, anzi, irrilevante sotto qualsiasi profilo che non sia quello politico" e che tra i suoi effetti vi sia "l'obbligo del titolare dell'organo colpito da sfiducia di dimettersi".

Mozione di sfiducia e regolamenti parlamentari

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L'art. 115 del Regolamento della Camera precisa la disciplina che si applica sia alla sfiducia nei confronti del Governo sia alle mozioni con le quali si richiedono le dimissioni di un Ministro.

In particolare, la mozione di sfiducia deve essere motivata e sottoscritta da almeno un decimo dei componenti della Camera, non può essere discussa prima di tre giorni dalla presentazione ed è votata per appello nominale.

Anche il Regolamento del Senato, all'art. 161 precisa che la mozione di sfiducia al Governo debba essere motivata e sottoposta a votazione nominale con appello, nonché sottoscritta da almeno un decimo dei componenti del Senato. Ancora, tale mozione viene discussa nella seduta che il Senato stabilisce, sentito il Governo, e comunque non prima di tre giorni dalla sua presentazione. Su tale mozione non è consentita la presentazione di ordini del giorno né la votazione per parti separate.

La questione di fiducia

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Come noto, il Parlamento esercita una funzione di indirizzo politico nei confronti del Governo attraverso lo strumento della fiducia. L'esecutivo la ottiene prima di iniziare la sua attività, come previsto dall'art. 94 Cost., ma può richiederla anche nel corso dello svolgimento del suo operato per richiamare l'attenzione del Parlamento su una legge o su un emendamento a un disegno o progetto di legge ritenuto fondamentale per realizzare la propria azione politica.

Per approfondimenti: Questione di fiducia


Foto: giustizia.it
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