Per la Corte integra il reato di estorsione minacciare di rivelare la relazione extraconiugale alla moglie dell'ex, chiedendo soldi per il silenzio

di Annamaria Villafrate - La Cassazione con la sentenza n. 9750/2020 (sotto allegata) dichiara inammissibile il ricorso dell'imputata, condannata per il reato di estorsione ai danni dell'ex, a cui ha chiesto 6000 euro, minacciando in caso di mancato pagamento, di rivelare alla moglie la loro relazione. Non regge la tesi del difensore secondo sulla inconsapevolezza dell'illegittimità di tale richiesta, perché considerata il ristoro dovuto per non aver potuto portare a termine una gravidanza.

Condanna per il reato di estorsione

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La Corte d'Appello conferma la sentenza di condanna di primo grado per il reato di estorsione. L'imputata è stata accusata di aver minacciato di rivelare la relazione extraconiugale che ha avuto in passato con la persona offesa, alla moglie di quest'ultimo, costringendolo a consegnarle prima 1000 euro e poi 5000.

Non c'è estorsione se il denaro è chiesto per compensare una sofferenza

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Il difensore dell'imputata ricorre in Cassazione facendo presente che dalle dichiarazioni della sua assistita è emersa l'inconsapevolezza dell'illegittimità della sua condotta. Nel giudicare la Corte d'Appello ha valutato solo l'aspetto materiale del comportamento, trascurando quello psicologico. La donna ha infatti dovuto affrontare una dolorosa interruzione di gravidanza durante la sua relazione con la persona offesa. Da qui la convinzione che il denaro promesso, ma poi versatole solo in parte, rappresentasse una sorta di "risarcimento" per le sofferenze subite.

I giudici non hanno filtrato adeguatamente le dichiarazioni dell'imputata, condizionate non solo dalle modalità in cui sono state rese, ma anche dalla scarsa capacità espressiva della donna dovuta alla non perfetta conoscenza della lingua e al suo livello di scolarizzazione.

Il difensore di parte civile chiarisce nella memoria che sia Tribunale che la Corte si sono già espressi ampiamente e negativamente sulla teoria del difensore dell'imputata, ritenendo sussistente l'elemento soggettivo del reato. Il ricorso quindi deve ritenersi inammissibile perché finalizzato a ottenere una lettura alternativa delle dichiarazioni dell'imputata.

Estorsione minacciare di rivelare la relazione extraconiugale

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La Cassazione, con sentenza n. 9750/2020 dichiara il ricorso inammissibile, chiarendo che in sede di legittimità non si può dedurre il travisamento del fatto, ma solo della prova. Non le è consentito sovrapporre la valutazione delle prove a quella già espletata dai giudici di merito.

Chiaro il tentativo del difensore di ottenere un'interpretazione diversa e più favorevole delle dichiarazioni rese dalla sua assistita. Il Tribunale e la Corte d'Appello però si sono già espressi negativamente sulla teoria in base alla quale la donna era convinta, al momento della richiesta del denaro, di avere diritto a quelle somme. La donna infatti non era titolare di alcuna pretesa tutelabile, in quanto mancava il presupposto per il riconoscimento di una somma per non aver portato a termine un gravidanza. Non regge neppure l'affermazione secondo cui l'imputata non aveva idea dell'illegittimità della sua condotta, in quanto il difensore non ha indicato da quale punto della dichiarazione è possibile trarre tali conclusioni. Il motivo quindi è infondato perché assolutamente generico.

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