E' scattata la riforma della prescrizione voluta dal Guardasigilli ma con un sistema giustizia sempre più lento e alle prese con vistose carenze di organico

di Emanuela Coronica - La nuova prescrizione è in vigore dal 1° gennaio. La misura, fortemente voluta dal Guardasigilli Bonafede e divenuta un elemento identitario della politica del M5S, è contenuta nella Legge Anticorruzione, meglio conosciuta come "Spazzacorrotti", approvata nel dicembre 2018.

Il governo di allora, composto da Lega e M5S, decise di rinviare di un anno l'entrata in vigore della nuova prescrizione per dare tempo ad un'intesa sulle misure per velocizzare i tempi dei processi e anche per dare concretezza ad investimenti ed assunzioni massicci. Nel frattempo, è trascorso un anno e certo non si può dire che siano stati fatti notevoli progressi.

La riforma della giustizia che si pone come obiettivo principale proprio quello di dimezzare i tempi della definizione dei processi è ancora in alto mare, fatta eccezione per l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri di un disegno di legge delega per la riforma del processo civile. Per quanto riguarda, quella del processo penale, invece, il confronto è ancora aperto.

La nuova prescrizione

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Resta, dunque, solo la nuova prescrizione che ha debuttato il 1° gennaio e che si candida ad essere una delle misure più contestate del 2020. Prima ancora che dalle forze politiche di maggioranza e opposizione, la nuova prescrizione, che prevede il blocco dei termini dopo la sentenza di primo grado, di assoluzione o condanna che sia, ha trovato dei fieri oppositori tra gli stessi operatori del diritto, a cominciare dai penalisti italiani che, con una delibera approvata dall'Unione Camere Penali Italiane il 31 dicembre, hanno proclamato lo stato di agitazione degli avvocati penalisti italiani contro una misura reputata dannosa per il sistema giudiziario italiano.

Per i magistrati, invece, il blocco della prescrizione consente di salvare il lavoro fatto dal giudice in primo grado ma è soltanto la tessera di un puzzle da inserire in una cornice più ampia, che necessita di essere accompagnata da ulteriori interventi, finalizzati ad accelerare lo svolgimento dei processi.

Quasi 1.600 giorni per la definizione dei processi

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Il pensiero va a tutti quegli uffici giudiziari che, con la riforma sulla prescrizione, saranno oberati di lavoro. Del resto, un processo per essere giusto deve essere anche calibrato nella sua durata.

Da uno studio condotto dal quotidiano "Il Sole 24 Ore", su dati del Ministero della Giustizia che si riferiscono al primo semestre del 2018 e a cui è stata applicata la formula utilizzata dalla Commissione europea per l'efficienza della giustizia (Cepej), emerge un quadro piuttosto sconfortante.

La durata media di un processo penale nei tre gradi giudizio è di 1.589 giorni, 323 per le procure, 375 per i tribunali, 759 per le corti d'appello e 132 per la Cassazione. Quasi 1.600 giorni per la definizione di un processo penale, dunque, a e farne le spese sono soprattutto le corti d'appello divenute, ormai, una sorta d'imbuto dove confluiscono tutti i ritardi e le inefficienze del nostro sistema giudiziario.

La più lenta è la Corte d'appello di Napoli che, per la definizione di una sentenza di secondo grado, impiega una media di 1.495 giorni, segue Roma con 1.128 giorni, Venezia con 1.017, Reggio Calabria con 1.013 e Bari con 1.002.

Questo è il quadro della giustizia italiana che, il 1° gennaio, ha accolto la nuova prescrizione.

Le inefficienze del nostro sistema giudiziario non risiedono soltanto in criticità di tipo strutturale. Prima ancora che discutere di riforme che riordinino l'assetto del sistema giudiziario italiano, è necessario riorganizzare il sistema giustizia partendo da risorse umane e mezzi.

Un ambizioso piano assunzionale

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Nel 2019, il Ministero della Giustizia, ha varato un ambizioso piano assunzionale che, per il triennio 2019/2021, conta di assumere 8.661 persone, con l'indizione di nuovi concorsi e lo scorrimento delle graduatorie e al quale bisognerebbe dare la precedenza prima di procedere con qualunque riforma di carattere strutturale.

Non è un caso, infatti, che proprio il Guardasigilli, abbia voluto che l'entrata in vigore della riforma sulla prescrizione fosse rinviata di un anno. Le assunzioni disposte dal piano assunzionale erano, sono e dovranno essere, condizione essenziale per avviare nuove riforme, da quella sulla prescrizione fino al nuovo processo civile e penale. Non solo.

Da più parti, presidenti di tribunali e corti d'appello, chiedono incessantemente di mettere mano alla rimodulazione delle piante organiche del personale amministrativo e giudiziario per porre rimedio anche agli effetti della riforma della geografia giudiziaria del 2012 che, oltre a determinare la chiusura di 31 tribunali, di tutte le sezioni distaccate di Tribunale e il drastico taglio degli Uffici dei Giudici di Pace, allo stesso tempo, ha creato ai tribunali rimasti notevoli disagi organizzativi incrementando i bacini di utenza senza che questi venissero controbilanciati da un ampliamento delle dotazioni organiche del personale.

La conseguenza è stata che il carico di lavoro e gli arretrati da smaltire sono aumentati mentre le risorse umane sono rimaste quelle e i tempi di definizione dei processi si sono allungati. Appare chiaro che il tema delle politiche assunzionali non è indifferente a quello del dimezzamento dei tempi dei processi ma non è chiaro a tutti.

Legge di bilancio e riduzione della vigenza delle graduatorie

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La legge di bilancio entrata in vigore il 1° gennaio, ai commi 147/148/149 dell'art.1, ha disposto la riduzione della vigenza delle graduatorie approvate dal 2012 al 2017, con grave danno soprattutto per queste ultime che, con la precedente manovra, erano state prorogate al 31 marzo 2021 mentre adesso la nuova scadenza è stata anticipata al 30 settembre 2020.

Tra queste c'è anche quella scaturita dal concorso ad 800 posti per il profilo di assistente giudiziario, finanziata, autorizzata e l'unica di cui dispone il Ministero. Ci sono 838 persone ancora da assumere per le quali tutte le forze politiche hanno presentato svariati ordini del giorno ed un emendamento con cui si chiede di effettuare, "anche in soprannumero, le assunzioni ordinarie relative al profilo di "assistente giudiziario". L'obiettivo è quello di ottenere quanto prima un provvedimento che ponga rimedio all'ennesima contraddizione che impedisce alla giustizia di ripartire.

Diventa fondamentale mettere al centro di qualunque riforma della giustizia il capitale umano con il suo bagaglio di professionalità ed esperienza. Questa è l'unica vera riforma che può rendere il sistema giustizia equo e più vicino ai cittadini.

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