In vacanza mentre il cane resta solo a casa? Il proprietario, a seconda dei casi, rischia una salata multa, il sequestro dell'animale nonché una condanna per abbandono o maltrattamento di animali

di Lucia Izzo - Con l'arrivo dell'estate, complice la voglia di evadere e fuggire in vacanza, a farne le spese sono spesso gli animali, a cui proprietari poco coscienziosi antepongono egoisticamente le proprie necessità o pseudo tali.

Se l'abbandono sulle strade è un fenomeno tristemente noto e dalle conseguenze drammatiche sia per gli animali che per gli automobilisti, non si dimostrano essere proprietari migliori quelli che scelgono di andare vacanza e lasciare cani e gatti da soli negli appartamenti, ritenendo basti qualche ciotola di cibo e acqua al sostentamento dei pelosi.


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Quello che i proprietari dimenticano, obnubilati dalla voglia di evasione, è che simili comportamenti, commessi talvolta con superficialità, non sono esenti da conseguenze, anche particolarmente gravose, nei loro confronti. Lo dimostra la sempre maggiore giurisprudenza in argomento che dimostra la particolare attenzione riservata nei confronti degli animali e i pochi sconti concessi a chi si macchia di maltrattamento e abbandono.

Animale lasciato solo in appartamento? Ammenda fino a 10mila euro

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Alcuni anni fa, con un provvedimento del 19/6/2014, la sezione penale del Tribunale di Arezzo ha condannato la proprietaria di un cagnolino, lasciato solo per giorni nell'appartamento. I vicini di casa, allertati dai continui guaiti dell'animale, avevano segnalato il tutto ai carabinieri.


Gli agenti hanno ritrovato il cane in una stanza piena di escrementi e senza più nulla da mangiare o da bere. Le doglianze della donna, che sosteneva di aver assicurato al cane cibo e acqua a sufficienza, non sono bastate a evitarle una condanna ex art. 727 c.p. al pagamento di un'ammenda di 3mila euro oltre alle spese di giudizio. Infatti, per il reato in esame si rischia l'arresto fino ad un anno o l'ammenda da 1.000 a 10.000 euro.


Il magistrato fiorentino si è soffermato sulla nozione di abbandono ritenendo che questa non si esaurisca nella sola "precisa volontà di abbandonare (o lasciare) definitivamente l'animale", bensì anche nel "non prendersene più cura, ben consapevole della incapacità dell'animale di non poter più provvedere a sé stesso come quando era affidato alle cure del proprio padrone".

Abbandono di animali: condotta ad ampio raggio

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Una conclusione che ricalca la medesima espressa dalla Corte di Cassazione (cfr. sent. n. 18892/2011) secondo cui il concetto di abbandono di cui al primo comma dell'art. 727 c.p. postula una condotta ad ampio raggio che include anche la colpa intesa come indifferenza o inerzia nella ricerca immediata dell'animale.


Del resto, sia pure con connotati diversi, la Corte ha evidenziato come il concetto penalistico di abbandono sia ripreso anche dall'art. 591 c.p. in relazione alle persone incapaci. E anche in tali casi per abbandono va inteso, si legge nel provvedimento, non solo il mero distacco ma anche l'omesso adempimento da parte dell'agente, dei propri doveri di custodia e cura e la consapevolezza di lasciare il soggetto passivo in una situazione di incapacità di provvedere a sé stesso.


In sostanza, spiegano gli Ermellini, il concetto di abbandono non implica affatto l'incrudelimento verso l'animale o l'inflizione di sofferenze gratuite, ma molto più semplicemente quella trascuratezza o disinteresse che rappresentano una delle variabili possibili in aggiunta al distacco volontario vero e proprio.

In vacanza lasciando il cane solo a casa? Si rischiano reato e sequestro

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La Suprema Corte è tornata di recente sull'argomento, con la sentenza n. 29894/2018, confermando il sequestro preventivo di un cane rimasto da solo per 15 giorni durante il periodo estivo. A nulla sono valse le giustificazioni della proprietaria, che evidenziava di aver lasciato ciotole con acqua e cibo a disposizione del peloso. Per gli Ermellini, infatti, ciò non corrisponde affatto al prendersi cura degli amici a quattro zampe.


A far scattare le indagini per maltrattamento di animali nei confronti della proprietaria, ex art. 544-ter c.p., hanno contribuito le condizioni di salute in cui, durante i sopralluoghi, gli agenti della P.G. hanno trovato l'animale.


Il cane, infatti, era risultato affetto da leishmaniosi e in precarie condizioni di salute (es. emorragia dal naso, unghie delle zampe incrinate, onicogrifosi e linfoadenioregalia) accertate dal servizio veterinario locale. Si rammenta che per il delitto di maltrattamento di animali si rischia la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro.


Per gli Ermellini, nel caso in esame, l'analisi in ordine alla valutazione del "fumus commissi delicti", quale presupposto del sequestro preventivo, è risultata adeguata alle risultanze degli accertamenti di P.G. a cui i vicini avevano anche riferito che la donna, assieme alla propria famiglia e ad altro cane, si era allontanata da casa da due settimane, lasciando l'animale solo e incustodito all'interno del cortile. In condizioni di salute talmente precarie che i passanti, impietositi, avevano provveduto a fornirgli acqua e cibo attraverso le grate del cancello.


Oltre al sequestro dell'animale, la proprietaria si è vista condannare al pagamento delle spese processuali e al versamento di 2.000 euro in favore della Cassa delle Ammende.


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