L'Inps ha emanato chiarimenti sul blocco di pensioni, TFS, TFR, buonuscite e liquidazioni superiori a 5.000 euro per chi ha debiti con l'erario. Le novità in materia e cosa possono fare i pensionati per tutelarsi

di Annamaria Villafrate - A chi ha un debito con l'Erario e vive solo della sua pensione non si può togliere il necessario per vivere. Al pensionato infatti non si può pignorare più di 1/5 della sua pensione. Tuttavia, che sia una richiesta legittima o il frutto di un errore, il pensionato che risulta a debito con il Fisco, ha difficoltà a tutelarsi. Raramente ottiene soddisfazioni avviando la procedura di annullamento dell'atto illegittimo in autotutela. Quasi sempre è necessario rivolgersi al giudice.

A peggiorare la situazione dei pensionati è intervenuta le legge di bilancio 2018 e il messaggio Inps n. 1085/2018 sulla sospensione dei pagamenti per chi ha debiti con il fisco.

Facciamo il punto:


Dal 1° marzo 2018 pagamenti sospesi per i cittadini a debito

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A partire dal 1° marzo 2018 è previsto il blocco dei pagamenti per crediti superiori ai 5.000 euro che i cittadini vantano nei confronti della Pubblica Amministrazione, se risulta che costoro sono a debito per mancato pagamento di una o più cartelle esattoriali di qualsiasi importo.

Il blocco ha una durata massima di 60 giorni, per consentire all'Agenzia delle Entrate di pignorare le somme a credito del contribuente. Decorsi i 60 giorni previsti, se il pignoramento non è stato avviato, le somme spettano all'avente diritto.

Le modifiche della legge di bilancio 2018

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In un periodo in cui la crisi economica ancora strozza i cittadini, il Governo, con la legge di bilancio, penalizza, come sempre, le fasce più modeste della popolazione.

Le modifiche apportate dalla legge di bilancio infatti:

  • raddoppiano i tempi (da 30 a 60 giorni previsti dall'attuale legge di bilancio) previsti in favore dell'ente accertatore per eseguire i controlli;
  • raddoppiando di conseguenza i giorni che il cittadino deve attendere per ricevere le somme in suo favore dalla Pubblica Amministrazione, come se non dovesse già aspettare abbastanza!

Questo perché l'ente pubblico, a debito nei confronti del cittadino per somme superiori a 5.000 euro (in precedenza l'importo doveva superare i 10 mila euro), prima di pagare, deve verificare se il costui è in regola con il pagamento delle cartelle insolute, disponendo, se il debitore rimane inadempiente, la sospensione del pagamento in suo favore.

Insomma i crediti che la Pubblica Amministrazione vanta nei confronti del cittadino sono più importanti di quelli che costui vanta nei suoi.

Blocco pensioni: le istruzioni Inps

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Per quanta riguarda poi le pensioni, così come le indennità di fine servizio o di fine rapporto, l'Ente di Previdenza con il messaggio n. 1085/2018 del 12.03.2018 dispone che: "a partire dal 1° marzo 2018 è attivata la procedura di verifica in argomento su tutti i destinatari dei pagamenti a titolo di indennità di fine servizio o di fine rapporto il cui importo netto superi i 5.000 euro; qualora risulti l'inadempimento, la prestazione previdenziale andrà accantonata secondo la misura prevista dall'art. 545, III comma, c.p.c., ed il relativo pagamento sospeso per un massimo di 60 giorni".

Questo in sostanza il contenuto del messaggio:

  • dal 1° marzo 2018 la procedura di verifica dei debiti è applicata a lavoratori e pensionati in relazione ai pagamenti di trattamenti di fine servizio (T.F.S) di fine rapporto (T.F.R), buonuscite, liquidazioni e pensioni di importo netto superiore a 5.000 euro;
  • se dalla verifica risulta che il pensionato è a debito per il mancato pagamento di cartelle esattoriali, la prestazione previdenziale è accantonata nel limite di 1/5 sulla parte che eccede l'importo dell'assegno sociale aumentato della metà (considerato il minimo vitale) e il pagamento della pensione dovuta è sospeso per un tempo massimo di 60 giorni, per consentire all'Erario di avviare il pignoramento.

Prestazioni escluse dal procedimento di verifica

Il messaggio INPS n. 1085/2018 del 12.03.2018 esclude dalle verifiche:

  • le prestazioni assistenziali,
  • le rendite I.N.A.I.L,
  • gli assegni straordinari del credito, del credito cooperativo e dei dipendenti delle Ferrovie dello Stato versati per conto di soggetti diversi dall'Ente di previdenza (I.N.P.S).

Pensione bloccata: cosa si può fare?

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Il contribuente che si vede bloccare la pensione può tutelarsi avviando un ricorso in autotutela (decisamente sconsigliato) o facendo ricorso in Tribunale. In realtà per evitare di farsi pignorare la pensione se si hanno debiti con il Fisco c'è un'altra accortezza che si può adottare.

La legge prevede infatti che chi è a debito con il Fisco, se è titolare di una pensione che fa accreditare su un conto in cui contemporaneamente fa confluire altre somme (es: il canone di un appartamento concesso in locazione) può vedersi pignorare integralmente quel conto per effetto della "confusione" delle somme in esso presenti. C'è da dire però che la legge stabilisce dei limiti al pignoramento della pensione:

  • per le somme accreditare prima della notifica del pignoramento la Pubblica amministrazione creditrice può pignorare solo le somme che eccedono i 1.359 euro, pari al triplo dell'assegno sociale di 453 euro mensili;
  • avviato il pignoramento, l'importo della pensione pignorabile non può superare le seguenti misure:
  • 1/10 per pensioni fino 2.500 euro;
  • 1/7 per pensioni da 2.5001 a 5.000 euro;
  • 1/5 per pensioni oltre 5.001 euro.

Totalmente impignorabili sono infine le pensioni d'invalidità totale; gli assegni sociali e le indennità di accompagnamento.

Messaggio INPS 1085 del 12.03.2018

Foto: 123rf.com
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